Da vedere in DVD: “Black Panther” di Ryan Coogler

Pubblicato il 7 Marzo 2019 in Outdoor Cinema
Black Panther

Sceneggiatura Ryan Coogler, Joe Robert Cole Cast Chadwick Boseman (T’Challa/Re Pantera) Michael B. Jordan (Erik Killmonger) Lupita Niong’o (Nakia) Danai Gurira (Okoye) Martin Freeman (Everet Ross) Daniel Kaluuya (W’Kabi) Letitia Wright (Suri) Winston Duke (M’Baku) Angela Bassett (Ramonda) Forest Whitaker (Zuri) Andy Serkis (Ulysses Klaue) genere fantasy produzione Usa 2018 durata 120 min.

 

La domanda che sorge spontanea di fronte a film come questo è la seguente: perché andare al cinema se si vuole leggere un fumetto o giocare a videogame? Ma la questione può anche essere ribaltata. Perché starsene a casa a leggere un fumetto o giocare a videogame quando si può fare lo stesso andando al cinema? Ed ecco il punto: nel momento in cui il cinema scimmiotta altri media abdica al suo ruolo di narrazione e interpretazione del mondo dando ragione a chi ormai lo dà per spacciato. Per altro verso, film come questo confermano alla nausea che dagli anni ’80 del secolo scorso sugli schermi c’è stato un esponenziale progresso tecnologico senza che in parallelo sia avvenuto un equivalente sviluppo artistico e formale. Dopo di che, ciò che si materializza sul lenzuolo bianco in fondo alla sala può anche divertire.

Black Panther

Tanto più quanto più lo spettatore abdica alle sue prerogative più nobili: la dialettica tra occhio e cervello e l’analisi critica. Naturalmente si può anche andare al cinema per sentirsi raccontare delle fiabe. Oppure per sognare, magari perfino per dormire, ma anche il più innocuo dei passatempi dovrebbe avere una qualche valenza cognitiva o, almeno, pedagogica. Come, appunto, le fiabe di una volta. E invece… Puntuali come altrettanti esattori delle tasse, ecco le scazzottate omeriche da far impallidire lo spettro di Bud Spencer, le sparatorie altrettanto omeriche, gli inseguimenti d’auto, le battaglie campali tra scenografie alla Gardaland e pacchianate hollywoodiane assortite. E alla fine? “Wakanda Forever!”, come starnazza Nakia in quello che dovrebbe essere il climax narrativo del racconto. Tanto che alla domanda iniziale ne segue inevitabilmente un’altra. Quella che chiude ogni scheda di questa rubrica:

 

E allora perché vederlo?

Già, perché disegnare un fumetto al computer o programmare un videogame e chiamarlo film?

 

Black Panther


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