Da vedere in DVD: “Due sotto il burqa” di Sou Abadi

Pubblicato il 17 Dicembre 2018 in Outdoor Cinema
Due sotto il burqa

Sceneggiatura Sou Abadi Cast Félix Mohati (Armand) William Lebghil (Mahmoud) Camélia Jordana (Leila) Anne Alvaro (Mitra) Miki Manojlovic (Darius) Carl Malapa (Sinna) Laurent Delbecque (Nicolas) Oscar Copp (Fabrice-Farid) Oussama Kheddam (Mustafa) Walid Ben Mabrouk (Ahmed) Mostafa Habibi (Alì) Hanidreza Javdan (padre di Sheherazade) Grégory Montel (poliziotto) genere commedia produzione Francia 2017 durata 110 min

 

Nella pochade i francesi erano e restano imbattibili. Ciò che cambia è il soggetto. Che un tempo pescava nelle ridanciane malefatte della piccola e media borghesia locale mentre oggi, mutatis mutandis, si rivolge per forza di cose al melting pot della società postmoderna, alle colonie di migranti stabilite nei confini nazionali dell’Esagono, al “piccolo mondo” che ruota attorno al Corano, preferibilmente nelle affollate banlieu che sembrano altrettanti quartieri di Tunisi o Beirut. Con notevoli differenze interne, per esempio, tra sciiti e sunniti. Ossia tra iraniani e arabi. I primi, magari, emigrati per sfuggire alla repubblica islamica, i secondi, magari, nati e cresciuti sotto il tricolore, a cercare radici ancestrali nei santuari del radicalismo. È su questo quadro che si innesta appunto la pochade. Con due giovani, Armand e Leila, entrambi studenti Due sotto il burqauniversitari, che si amano e progettano un futuro comune. Il primo figlio di iraniani antikhomeinisti, l’altra orfana di entrambi i genitori, originari del Maghreb. A complicare le cose arriva appunto Mahmoud, fratello maggiore di Leila, che dopo un viaggio in Yemen decide di applicare la sharia in casa propria impedendo a Leila di mettere il naso fuori dalla porta. Per rivedere l’amata, Armand non trova di meglio che infilarsi in un velo integrale e spacciarsi per Sherazade, docente di Corano a domicilio per Sinna, il fratello minore di Mahmoud e Leila. Tra le caratteristiche sempiterne della pochade c’è quella di portare all’ennesima potenza il piccolo spunto comico che ha dato il via all’azione e infatti qui va a finire che Mahmoud si innamora perdutamente della misteriosa Sherazade. Per carità di patria ci fermiamo qui con lo spoiler della trama, ma basta poca fantasia per indovinare l’epilogo. D’altra parte non è la fine che interessa, ma il modo di arrivarci e va dato atto al regista di saperci fare, anche con la giusta dose di psicologia spicciola dei vari personaggi, con relative pillole di saggezza da cui estraiamo un piccolo florilegio: «Non è sempre meglio dire la verità? – Ci sono giorni in cui la verità non deve mostrare il suo volto» Armand a un amico. «Anch’io credo in Dio, ma non così» (Sinna riguardo al fratello). «Non hai mai dubbi? – Il dubbio è per gli infedeli – No! È una dimostrazione d’intelligenza. Sai chi non ha dubbi? Gli animali, gli imbecilli, i dittatori e gli jihadisti» (Leila a Mahmoud). Carine anche le citazioni da classici della letteratura islamica come il Cantico degli uccelli, poema persiano del 1177 di Farid al-Din Attar, o il Masnavi, del poeta sufi Rumi scritto nel 1258. segno che il buon Abadi, anche se gira pochade, ha fatto le scuole grandi. Proprio come i suoi predecessori, francesi doc, Duvivier, Boyer, Sauvajon e via dilettando.

 

E allora perché vederlo?

Perché la paura (del diverso) si vince prima di tutto con l’ironia.

Due sotto il burqa

 

 

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.