Da vedere in DVD: “Ritratto di famiglia con tempesta” di Hirokazu Kore-eda

Pubblicato il 25 Ottobre 2018 in Outdoor Cinema
Ritratto di famiglia con tempesta

sceneggiatura Kore-eda Hirokazu cast Hiroshi Abe (Ryota Shinoda) Kirin Kiki (Yoshiro Shinoda) Yoko Maki (Kyoko Shiraishi) Taiyo Yoshizawa (Shingo Shiraishi) Lily Franky (titolare agenzia) genere drammatico prod Giappone, 2016 durata 117 min.

Figlio spirituale di Yasujiro Ozu, il maestro del cinema minimalista Kore-eda compone qui forse il miglior film della sua trilogia sulla famiglia. Di gran lunga superiore a “Father and Son” (2013) e soprattutto al recente “Un affare di famiglia” (2018) sin troppo generosamente premiato a Cannes con la Palma d’Oro mentre questo era passato al Palais du Cinéma senza portare a casa nulla. Misteri festivalieri. Dunque, la famiglia postmoderna: con le sue fragilità, i suoi rancori, le tare, i ricordi, ma con in più, nel caso del regista nipponico, quel particolare senso dell’onore, della partecipazione, dell’ambizione tipici della cultura giapponese. Dove un individuo non è mai tale, ma sempre parte di un sistema più grande di lui che lo trascende, lo aiuta, lo stimola, ma spesso lo soffoca o lo annulla. Non per niente in questa storia c’è un convitato di pietra grosso come una casa: il defunto padre del protagonista che agisce ancora, anche dall’oltretomba, come un’emanazione del destino sui destini di moglie, figli e nipoti. Film quasi senza azione esterna, ma con una dinamica interna da orologio svizzero, una tensione progressiva e costante riversata in fitti dialoghi, densi e intensi, come è ormai raro vedere al cinema. Altro “plus”: la musica, usata Ritratto di famiglia con tempestaqui in stretto rapporto con l’immagine e il suo significato. Per tutti, il dialogo tra l’anziana madre e il figlio sul sottofondo di canzonette leggere trasmesse dalla radio che nella loro banalità poetica da quattro soldi rafforzano, per contrasto, i temi sviluppati nel colloquio. Un cenno al cast, composto da veri e propri attori-feticcio che ricorrono in gran parte nei tre film citati con particolare menzione per Lily Franky, qui nella defilata parte del titolare dell’agenzia investigativa in cui lavora il protagonista e Kirin Kiki, “nonnina” saggia, ma anche un po’ bizzarra, in tutti e tre i film. Omaggio doveroso all’attrice scomparsa di recente a 75 anni. E qui corre l’obbligo dell’ormai consueta nota finale sulle solite nefandezze del doppiaggio. Questa volta però cominciamo a fare nomi e cognomi. Particolarmente insopportabile (nell’insopportabilità generale) proprio la “voce nell’ombra” di Kirin Kiki: Graziella Polesinanti. Sempre lei a far danni, come in “Father and Son” e “Un affare di famiglia”, fresco di Palma d’Oro a Cannes e di uscita nelle sale italiane. Perché quel birignao melenso, la vocina in falsetto, le frasine biascicate quando invece l’originale (e sua coetanea) Kiki ha una voce piuttosto bassa e calda? Perché scegliere l’esatto contrario? Forse non si è abbastanza nonne se non si pargoleggia? Ma lasciamo perdere: per fortuna con i dvd si può fare giustizia di questo cancro tutto e solo italiano e godersi il film Come Dio Comanda: in originale con i sottotitoli. Tutta un’altra storia.

 

E allora perché vederlo?

Ma conosciamo davvero chi abbiamo sposato o chi ci dorme accanto?

Ritratto di famiglia con tempesta

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.