USA, what’s up?

Pubblicato il 25 Maggio 2020 in Wellness Lavoro Denaro Salute Business
Gli Stati Uniti potrebbero rompere le relazioni con la Cina in seguito “al peggior attacco che l’America abbia mai subito”. È un Donald Trump senza freni quello apparso ieri in un’intervista a Fox business in cui ha affermato di essere “estremamente deluso” da Pechino, e aggiungendo “anche se abbiamo un ottimo rapporto, ora di non voglio parlare con il presidente Xi Jinping. “Potremmo troncare del tutto le relazioni. Cosa succederebbe? – si è chiesto, ipotizzando di far saltare l’accordo commerciale faticosamente raggiunto dai due paesi a gennaio – ve lo dico io: risparmieremmo 500 miliardi di dollari. E non vale solo per la Cina, ci sono altri paesi che ci fregano i soldi”. Un riferimento all’Europa e agli alleati Nato che, ha aggiunto Trump, “noi paghiamo per difendere dal nulla”. Secondo il Global Times, organo di stampa del governo di Pechino, quella messa in campo dal tycoon è “un’assurda strategia elettorale”, volta a distrarre l’opinione pubblica americana “dai ritardi e dall’inadeguatezza con cui l’amministrazione americana ha risposto all’emergenza causata dalla pandemia”.
L’escalation retorica tra le due superpotenze arriva all’indomani di altre dichiarazioni pesanti come macigni: sono quelle del governatore della Fed, Jerome Powell per cui gli Stati Uniti sono di fronte a una crisi “senza precedenti nella storia moderna” che potrebbe danneggiare in modo permanente l’economia del paese. Powell ha esortato il Congresso americano a varare nuove forme di sostegno per gli oltre 36 milioni di americani rimasti senza lavoro, molti dei quali non lo recupereranno nel breve periodo. Nonostante i decessi negli Stati Uniti siano quasi a quota 86mila, diversi stati procedono a vele spiegate verso l’apertura. “È troppo presto” ha dichiarato il direttore dell’istituto nazionale delle allergie e delle malattie infettive Anthony Fauci che in un’audizione al senato ha messo in guardia da un allentamento prematuro del lockdown, avvertendo: “L’epidemia non è ancora sotto controllo”. Intanto il vaccino contro il Covid-19 ancora non c’è ma già si litiga su chi lo avrà per primo. Il gigante francese della farmaceutica, Sanofi è stato investito da una bufera di critiche per aver lasciato intendere che gli Stati Uniti avrebbero avuto la priorità sul vaccino quando sarà sviluppato perché hanno contribuito con più fondi alla ricerca. È intervenuto dall’Eliseo il presidente Emmanuel Macron per ribadire che il vaccino è un bene pubblico che “dovrà essere lasciato fuori dalle logiche di mercato”. Ma la vicenda in sé e i precedenti con la Germania, lasciano molti interrogativi sospesi.
A tenere banco, sui giornali e nelle news di questa settimana, è stata inoltre la polemica tra il presidente e il suo predecessore Barack Obama che in una conversazione con un gruppo di studenti, il cui audio è diventato virale, ha definito “un disastro assoluto” la risposta dell’attuale amministrazione all’emergenza del coronavirus. Non si è fatta attendere la replica di Trump che ha accusato Obama di aver ordito il Russiagate, l’inchiesta sulle connessioni tra il tycoon e il Cremlino, costato a Trump un procedimento per impeachment.

 

Quello che il presidente ha ribattezzato “Obamagate” – ma che la stampa concorda nel definire un insieme di accuse più o meno vaghe e prive di dettagli – meriterebbe, secondo lui, che l’ex presidente fosse chiamato a risponderne in Senato. Un atto clamoroso, al punto che anche all’interno partito repubblicano in molti frenano. Ma anche questa, secondo il New York Times, sarebbe una “strategia diversiva” per distogliere l’attenzione dalla gestione della pandemia. Che il presidente, che i sondaggi danno in calo nelle intenzioni di voto in vista delle elezioni di novembre, si senta già con le spalle al muro?

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