Il laboratorio di Wuahn che divide Usa e Cina. What’s next?

Pubblicato il 6 Maggio 2020 in Wellness Terme Lavoro Denaro Salute Business

Europa. È la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ad aprire oggi la campagna di fundraising dell’Unione Europea per la ricerca contro Covid-19 questo pomeriggio. L’obiettivo è di raccogliere 7.5 miliardi di euro per “testare, trattare e prevenire” il coronavirus. I leader dell’Unione hanno affermato la volontà di contribuire allo sviluppo di un vaccino contro il virus che sia un vero e proprio “bene pubblico”, impegnandosi affinché rimanga accessibile, disponibile e acquistabile da tutti. L’enfasi sull’ideale del vaccino come “bene pubblico” si può ricondurre a esperienze passate di “corsa al vaccino” (per esempio quello di H1N1) in cui la competizione interstatale era stata particolarmente aspra, soprattutto in UE.

RUSSIA. Durante una video-conferenza stampa di alcuni gironi fa, il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha annunciato di essere positivo al coronavirus. Mishustin, in carica da gennaio, aveva svolto un ruolo di primo piano nella gestione dell’epidemia nel paese. È ora in quarantena in ospedale a Mosca e il presidente Vladimir Putin ha già firmato un decreto per nominare Andrei Belousov come primo ministro ad interim. Tutti coloro che nelle ultime settimane sono entrati in contatto con Mishustin saranno ora messe in quarantena e sottoposte a test per coronavirus. Un inizio settimana difficile per il paese che, oltre al contagio di Mishustin, ha registrato ieri il più alto numero di nuovi casi giornalieri dall’inizio della pandemia, toccando 10.633 nuovi casi in un unico giorno. Crescono intanto le critiche al governo di Mosca per l’insufficienza delle misure messe in campo a favore del mondo economico, e in particolare delle piccole e medie imprese del paese, benché si ritenga probabile che grazie alle riserve di liquidità accumulate nel periodo in cui i prezzi del petrolio erano più alti la Russia possa avere maggiori chance ci altri di far fronte all’impatto economico della pandemia.

 

 

FRANCIA. Un caso di infezione da coronavirus si sarebbe registrato nel paese già a fine dicembre 2019, dunque prima che l’allarme dell’epidemia fosse lanciato dalla Cina. La Francia era stato il primo paese europeo a dichiarare il ricovero di pazienti affetti da Covid 19 il 24 gennaio scorso. A dare la notizia che riscriverebbe la cronologia del contagio nel Vecchio continente, è il dottor Yves Cohen, a capo dei servizi di rianimazione di due ospedali nella regione di Parigi. In una intervista all’emittente Bfmt, il medico spiega che il dato sarebbe stato ricavato dopo aver riesaminato tutti i test Pcr effettuati su persone con polmoniti sospette a dicembre e gennaio. E, su 24 pazienti, un uomo è risultato positivo al Covid-19: era stato ricoverato il 27 dicembre. Successivamente, anche i due figli sono risultati positivi al virus, ma oggi risulterebbero tutti guariti.

IRAN. Mentre diversi stati europei – tra cui l’Italia – danno inizio alla cosiddetta ‘fase 2’, il parziale alleggerimento delle restrizioni continua anche in Iran. Il presidente Hassan Rouhani ha annunciato, durante un intervento televisivo, la riapertura di moschee a partire da oggi in un terzo del paese, nelle regioni meno colpite dal contagio, pur sollecitando i cittadini a continuare a osservare le misure di distanziamento sociale per la sicurezza di tutti. Precedentemente, le autorità di Teheran avevano già rimosso il divieto di spostamenti tra le città e disposto la riapertura di grandi centri commerciali. Le scuole dovrebbero, secondo i piani del governo, riaprire a partire dal 16 maggio, ma la situazione continuerà a essere monitorata. Le attività più a rischio, come barbieri e parrucchieri o palestre, dovranno per ora rimanere chiuse, mentre eventi sportivi e culturali restano vietati. Il bilancio della pandemia in Iran è di quasi 100.000 contagi e oltre 6.000 morti, secondo le stime ufficiali.

CINA. Mentre crescono le tensioni con gli USA, in Cina è ripartito il turismo interno durante queste vacanze per la Festa dei Lavoratori. Diversi siti turistici nazionali, infatti, hanno ripreso le “normali” attività, pur mantenendo le dovute precauzioni: l’utilizzo di mascherine e misure di distanziamento sociale hanno accompagnato i visitatori in tutta la Cina. Solo a Shanghai, per esempio, la capienza dei siti turistici è stata limitata al 30%. A Pechino, invece, è stato limitato il numero di biglietti vendibili per visitare la Città Proibita. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua, i viaggiatori durante questo weekend di festa sono stati circa 50 milioni: nonostante questo numero sia indicativo di un primo rilancio dell’economia del paese, si prevede già che al termine di queste vacanze (finiranno martedì) il totale di turisti sarà ben inferiore rispetto al 2019, quando ben 200 milioni di cinesi avevano deciso di spostarsi.

GIAPPONE. È stato approvato il piano del governo di Tokyo per estendere lo stato di emergenza nazionale nel paese – che abilita le autorità regionali a disporre la chiusura della attività commerciali e misure di lockdown, dal 6 maggio (termine inizialmente previsto) al 31 maggio. Lo stato di emergenza è in vigore dallo scorso 16 aprile nelle città di Tokyo e Osaka, e nelle prefetture di Kanagawa, Saitama, Chiba, Hyogo e Fukuoka; alla scorsa settimana risale invece la decisione di estenderlo all’intero territorio nazionale. Il prolungamento dellle misure restrittive da parte del primo ministro Shinzo Abe è coerente con le indicazioni degli esperti, che hanno raccomandato al governo l’adozione di cautele particolari per limitare la diffusione del contagio. Per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia nel paese, il governo ha promesso di assistere ogni cittadino giapponese con un contributo di 100.000 yen.

Tutti i problemi di Trump si condensano nelle risposte degli americani a questi due sondaggi: il presidente ha agito con eccessivo ritardo, e il peggio deve ancora venire. È evidente che Trump sia ancora alle strette. Forse in modo un po’ incosciente sperava di essere già fuori dall’emergenza, e ogni giorno che trascorre senza sostanziali passi avanti verso una soluzione (un rilassamento degli ordini di stay at home, risultati confortanti dai test sierologici, protocolli di cura che sembrino dare risultati incoraggianti, men che meno un vaccino) sembra rendere il presidente americano più frenetico. Il più che disponibile Anthony Fauci, capo della task force USA contro il coronavirus, è in bilico e già girano accuse di “imbavagliamento”, dal momento che la Casa Bianca ha deciso di porre il veto alla sua apparizione alla Camera di mercoledì prossimo. In questo clima è inevitabile che Trump cerchi un capro espiatorio. Pare averlo trovato in una formula per lui classica e di comprovato successo: cavalcare accuse complottistiche e lasciare che la stampa si azzuffi su quelle, anziché sulla gestione stentata e spezzettata dell’emergenza. (Elaborazione dati: Matteo Villa, ISPI)

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