Quando la cura può essere peggio della malattia

Pubblicato il 6 Aprile 2020 in Wellness Denaro Salute Business

UE. Passo indietro della Commissione europea di Ursula von der Leyen che, dopo aver escluso l’ipotesi “coronabond”, derubricati a slogan, fa ammenda, chiedendo scusa per le posizioni eccessivamente rigide emerse nei confronti dell’Italia da parte di altri stati membri – Olanda e Germania su tutti – presentando un piano straordinario per il sostegno al lavoro, “Sure”, per consentire alle aziende di sopravvivere a fronte del calo della domanda e ai lavoratori di non perdere la propria occupazione. Un fondo europeo mobiliterà risorse fino a cento miliardi di euro, garantite da tutti gli stati membri, sotto forma di presiti per finanziare iniziative destinate a favorire la reintegrazione occupazionale di lavoratori in cassa integrazione attraverso la riduzione degli orari di lavoro – short-time work – e programmi di formazione.

OMS. Mentre il numero di contagi globali sfiora quota 1 milione, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha espresso forte preoccupazione per la diffusione globale del covid-19, sottolineando in particolare le difficoltà di risposta all’emergenza da parte di alcuni stati meno attrezzati ad affrontare la pandemia e le sue profonde conseguenze economiche e sociali. Ghebreyesus ha auspicato la riduzione del debito nei confronti degli stati in via di sviluppo, misura sostenuta dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, per consentire l’adozione di programmi di assistenza sociale altrimenti difficili da predisporre, ed evitarne il collasso economico.

USA. Negli Stati Uniti le vittime da coronavirus sono ormai più di 5000, superando quelle cinesi. Donald Trump, ieri, ha avvertito che le prossime saranno “due settimane molto, molto dolorose”, mentre gli scienziati USA hanno detto che la malattia potrebbe uccidere tra i 100mila e i 240mila americani, anche se le misure di distanziamento sociale sembrano sortire i primi effetti. A oggi, i contagiati nel Paese sono 216mila, il numero più alto al mondo. 884 le vittime nelle ultime 24 ore: tra queste, un neonato. Intanto, media ed esperti denunciano che le riserve di equipaggiamento protettivo e di altri dispositivi medici sono in via di esaurimento, innescando anche una competizione per queste risorse tra singoli Stati e governo federale.

POLONIA. Nonostante le preoccupazioni per la diffusione del contagio nel paese (più di 2.500 casi confermati), il governo polacco ha confermato la decisione di tenere regolarmente le elezioni presidenziali il prossimo 10 maggio, nonostante il 77% della popolazione sembri favorevole a posticipare lo svolgimento delle presidenziali di un anno, secondo un recente sondaggio. Se solo pochi giorni fa il presidente in carica, Andrzej Duda, favorito alla rielezione, esprimeva cautela, sostenendo che lo svolgimento delle elezioni avrebbe potuto rivelarsi insostenibile se l’epidemia avesse continuato a diffondersi rendendo necessario prorogare le restrizioni in vigore, e precisando tuttavia che le attuali condizioni non richiedono l’adozione dello stato di emergenza o dello stato di disastro nazionale, che imporrebbero il rinvio delle elezioni. La principale oppositrice di Duda, Malgorzata Kidawa-Blonska, espressione della Piattaforma civica (PO), ha sospeso la campagna elettorale (pur non annunciando il ritiro) e invitato gli elettori polacchi al boicottaggio, chiedendo il rinvio delle consultazioni presidenziali per concentrare gli sforzi del governo sulla risposta all’emergenza economico-sociale. Intanto, il partito di governo PiS (Diritto e giustizia), ha proposto l’estensione del voto per corrispondenza a tutti gli elettori polacchi.

Diverse regioni del mondo, diverse priorità? È naturale che l’avanzata del coronavirus faccia paura a tutti. Ma in Africa, nel Sudest asiatico e nelle Americhe tre malattie endemiche, da sole, uccidono 2 milioni e mezzo di persone l’anno. Certo, anche il numero di morti globali da COVID-19 è tristemente destinato ad aumentare. Ma è probabile che il pericolo del virus – almeno quello sanitario – resterà più alto per quella parte di mondo (come l’Europa o gli Stati Uniti) in cui oggi l’aspettativa di vita è superiore. (Elaborazione dati: Matteo Villa, ISPI)

 

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