Brasile: Bolsonaro contro (quasi) tutti

Pubblicato il 16 Aprile 2020 in Wellness Denaro Salute Business
Recessione e “Fase 2”. Mentre il Fondo Monetario Internazionale annuncia che quest’anno il PIL globale calerà del 3% facendo entrare in recessione l’economia mondiale (la peggiore dalla Grande depressione: ai tempi di Lehman Brothers il calo fu dello 0,6%), in Europa si discute dell’avvio della cosiddetta “fase 2”, con l’allentamento delle misure di lockdown in programma in diversi paesi, dall’Italia alla Spagna, oltre a Repubblica Ceca, Austria, Danimarca. Ma il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha messo in guardia dal rischio di assumere decisioni premature. Le misure di contenimento, ha sottolineato Ghebreyesus, dovrebbero essere tolte lentamente, tenendo conto dei pericoli per la salute e del livello di conoscenza tuttora limitato del virus. Le raccomandazioni dell’OMS pubblicate oggi, recano l’indicazione di sei criteri che i governi saranno chiamati a rispettare qualora intendano adottare provvedimenti di apertura: diffusione del contagio sotto controllo; capacità del sistema di rilevare, testare, isolare e trattare ogni caso di contagio, ricostruendo la catena di contatti; rischi ridotti al minimo in contesti critici (strutture sanitarie, case di cura); misure di prevenzione sui luoghi di lavoro e nelle scuole; rischi di importazione gestibili; comunità disposte ad adattarsi alle condizioni.
USA. Dopo le polemiche sollevate dal “retweet” della richiesta di un ex candidato repubblicano di licenziare il dottor Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, colpevole di aver dichiarato pubblicamente che molte vite sarebbero state salvate se la decisione di “chiudere” il paese fosse stata assunta in anticipo, il presidente Trump continua a far parlare di sé. Ha, infatti, rivendicato il potere “totale” di decidere la rimozione delle misure di lockdown generale negli Stati Uniti, nonostante un eventuale parere contrario da parte dei governatori. L’annuncio, controverso, ha attirato numerose critiche da parte di esperti legali, secondo cui tale decisione non spetterebbe al presidente federale. L’Amministrazione Trump avrebbe indicato il 1° maggio come data potenzialmente utile a decidere l’alleggerimento delle restrizioni nel paese.
FRANCIA. Nel discorso alla nazione tenuto ieri, il quarto in un mese, il Presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’estensione del lockdown totale all’11 maggio, data dopo la quale sarà prevista la progressiva ripresa delle attività, inclusa la riapertura delle scuole e degli uffici, con un piano che sarà reso pubblico alla fine di aprile. Con l’allentamento del lockdown, ha detto Macron, il governo e le amministrazioni locali metteranno a disposizione di tutti i cittadini e dei lavoratori mascherine anti-contagio, l’utilizzo delle quali nei mezzi pubblici o in altri luoghi ad altro rischio potrebbe diventare “sistematico”. Le frontiere con i paesi non-Europei rimarranno per il momento chiuse.
CINA & RUSSIA. Aumenta il numero di casi nella provincia cinese dello Heilongjiang, al confine tra Cina e Russia. In Russia, i casi giornalierisono in forte crescita: circa 2,550 solo nella giornata di ieri. Il totale dei casi nel paese supera i 18,000, e 18 persone sono morte nella notte tra lunedì e martedì portando il numero totale dei decessi nel paese a 148. In una conferenza stampa, lunedì scorso, Putin ha detto che le prossime settimane si dimostreranno decisive per il paese e che il popolo deve prepararsi a una crisi “straordinaria”.
INDIA. Mentre il premier indiano Narendra Modi annuncia l’estensione del lockdown nazionale fino al 3 maggio, la quarantena sta mettendo in seria difficoltà gli esportatori del paese: con la logistica fuori uso, i trasporti sono bloccati, e gli acquirenti citano cause di forza maggiore per annullare gli ordini o chiedere sconti. Nonostante il blocco nazionale imposto dal governo, il primo ministro Modi non ha ancora previsto alcun aiuto alle aziende. Al contrario, il governo indiano ha lasciato che fossero le aziende stesse, da sole, a far fronte alla crisi: ha imposto il pagamento di salari pieni ai lavoratori, completamente a carico aziendale, e avvertito di provvedimenti in caso di licenziamenti.
Quaranta milioni. È il numero di persone che in Brasile vive negli slums, o dovremmo dire favelas. Baraccopoli con scarso o nullo accesso ai servizi essenziali: elettricità, acqua potabile, sistemi fognari. Luoghi che possono agire da moltiplicatori del contagio da SARS-CoV-2 e in cui, anche a causa dello strapotere delle organizzazioni criminali, le autorità sanitarie non hanno grande accesso. È questa la sfida del Brasile: un paese che ha sì un gran numero di abitanti giovani (il 50% della sua popolazione ha meno di 32 anni), in cui la COVID-19 tende a presentarsi in forma meno grave. Ma non giovani quanto gli abitanti dei paesi dell’Africa subsahariana (meno di 20 anni), o dell’India (28). Al commento del Direttore, infine, va aggiunto un altro 20%: quello dei brasiliani che vive in povertà relativa, guadagnando meno di 5,5 dollari al giorno. Il triplo degli argentini. Anche questo, purtroppo, rischia di essere un moltiplicatore del contagio. (Elaborazione dati: Matteo Villa, ISPI)

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