A proposito di libri e di Salone

Pubblicato il 15 Maggio 2019 in
Salone del libro

Il Salone del Libro di Torino. Per non  divagare come faccio di solito, questa volta mi sono data un titolo: Il Salone del Libro di Torino, così non sgarro.

A sgarrare, questa volta è il Salone stesso, con strascichi e proteste. Voci, canti, insulti… e il libro? Quando il Salone è nato, nel 1988 e per dieci anni sino al 1998, è stato il punto di incontro di Paesi, lingue e dialetti, civiltà più o meno sconosciute, opinioni. Intelligenza, qualche presunzione (che con la cultura non manca mai), poco divismo e tanta voglia di esserci, di capire, di ascoltare.

 

Io avevo già scritto e pubblicato qualcosa, mai degno del Salone del Libro. Non andavo al Salone per confrontarmi, ma per respirare quell’aria sana  di libri nella quale ero cresciuta. Ascoltare, vedere. Questo era il Salone del Libro che io ricordo. Mentre cresceva il Salone, crescevo anch’io e mi merito il progetto di ‘Adotta uno scrittore’ – e vado a chiacchierare di libri e di autori in una scuola tecnica maschile. Sembrava una scommessa perduta prima di iniziare, ma sul tracciato del famoso libro progetto di Umberto Eco (Sei passeggiate nel bosco della narrativa, le sue famose lezioni americane) è stata invece una splendida vittoria: i miei ragazzi, con Eco, Pavese, Calvino e molti di quelli che io avevo conosciuto e amato, mi hanno portata al Salone. Avevamo vinto!

Dopo, gli anni inesorabili che mi impediscono di raggiungere Torino e quasi contemporaneamente il Salone si spacca in due e una parte si ritrova, un po’ spaesata, a Milano. Sono cresciuta anch’io e ho la mia presentazione ufficiale per uno dei romanzi che pubblico con Salani, in un bel salone a Milano. Non capisco, ma mi adeguo. Mi rattrista la mancanza di libri. L’aria che si respira non è più quella di casa mia. E arriviamo a oggi: si apre il Salone del libro di Torino, aperto al Libro, quindi a tutti. Con qualche distinguo. Milano non c’è – guarda e aspetta come fa il gatto con il topo.

 

E il topo questa volta sbaglia: non ci parla di libri, di cultura, di scoperte culturali e intellettuali, ma di litigi da cortile, che hanno un odore che noi, grey panthers purtroppo conosciamo sin troppo bene. Sigle, per mettere in mostra scritti di terz’ordine. Opinioni e urla. Chi non partecipa alla bagarre e guarda e ascolta, ha capito una cosa che forse sfugge a questi nuovi rivoluzionari da cortile: non ci sono più libri per i quali valga la pena di un Salone. E allora cantiamo Bella ciao…

Elda Lanza

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