“La farfalla pavone”, nella casa del corbezzolo

Pubblicato il 23 Settembre 2019 in

Si può sorprendere una signora matura, che conosce bene il mondo, che ne ha viste davvero tante e che, soprattutto, grazie alla sua  sensibilità, è ferratissima sui sentimenti delle persone e sulle regole che governano il mondo? Si può sorprendere una signora come Elda Lanza, insomma? Ci proviamo noi, qui, cari amici.

Questa volta, invece di attendere le riflessioni di ottobre di Elda Lanza (nostra seguitissima collaboratrice) che sarebbero arrivate puntuali come sempre, abbiamo pensato di farla parlare attraverso il suo libro più recente, che sappiamo già nelle mani di molti, ma non di tutti ancora. Lasciamo, dunque, che a parlare sia la storia che lei stessa ha pensato e scritto.

Elda Lanza

La farfalla pavone. I romanzi della black list

Illustratore: Cristiano Catalini
Editore: Liscianigiochi
Anno edizione: 2019
Pagine: 128 p., ill.
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La farfalla pavone è una farfalla piuttosto rara, di discrete dimensioni, con ali rosse a grandi globi neri. Ma non è per il suo aspetto, pur coerente alla storia narrata, che e’ stata scelta come simbolo di questo romanzo, intessuto di vanità, pregiudizi, delitti e follia. La farfalla pavone è una donna, certamente speciale, che insegue un sogno a costo della propria coscienza e della propria vita: da sguattera a regina internazionale dei fornelli. In un locale simbolo, di puro stile francese e nella più improbabile, nebbiosa periferia milanese. Un volo ardito, irresistibile, per le sue fragili ali rosse a punti neri.  La farfalla pavone lo realizzerà a un prezzo molto alto. Con il profumo delle cose buone, in un ultimo gesto d’amore.

Così scrivono di lei:

“Leggere Elda Lanza è precipitare in una rapida. Pochi scrittori riescono a eguagliarla, nell’asciutta, efficace, narrazione dell’indicibile. Ma quanti scorci di delicata poesia, nelle sue pagine! Come le allusioni all’albero del corbezzolo, muto testimone degli eventi simboleggiati dalla disordinata fioritura. Se un giorno avrò un giardino, ne pianterò uno. Questo è il desiderio che mi ha istillato la farfalla pavone. E solo un grande romanzo sa essere foriero di sogni”

“Nel suo nuovo romanzo si riconferma maestra nello scoperchiare la realtà, scavando nell’apparenza con una penna acuminata capace di sondare le pulsioni, gli affetti viscerali, gli sviluppi indistricabili che sommuovono le faglie più oscure della psiche. Una attitudine potenziata dalla prosa efficace, diretta, scarna e letteraria in cui irrompono a tratti immagini altamente poetiche come la descrizione del corbezzolo. Davvero un romanzo imperdibile” (Caterina Falconi)

Così scrive del corbezzolo l’autrice  :
…Si era infilato il soprabito e si chinò leggermente mentre le stringeva la mano. ‹‹La ringrazio, una cena deliziosa…›› ‹‹Ringrazi lui, io non ho fatto niente.››
‹‹A lui i complimenti, ottimo cuoco. Grazie davvero.›› ‹‹E quando vuole, noi siamo sempre qui. Al corbezzolo… l’ha visto? Siamo quasi a novembre ed è ancora fiorito… Noi abbiamo comperato questa casa per quella pianta, ma l’ha vista?››

…. Avrebbe avuto un ottimo salario, un camion nuovo e un impegno quotidiano dalle sei e mezzo del mattino alle cinque del pomeriggio, pasto compreso. Le propose di sposarlo, perché non sarebbero più riusciti a incontrarsi. ‹‹Vendono una villetta ai prati, verso il ponte del cavalcavia, dove c’erano i ferrovieri. Andiamo a vedere.›› ‹‹Ma tu i soldi ce li hai?››
‹‹Ce li facciamo dare dalla banca, lavoriamo tutte e due.›› La villetta era quella dove abitavano ancora. Un solo piano, soggiorno-anticamera, cucina, una camera da letto e un bagno. Invece del tetto, uno sgabuzzino per riparare le piante in inverno, e una terrazza con la balaustra in finto marmo che si affacciava nel vuoto. Davanti, oltre un piccolo prato senza fiori perché era di passaggio, la strada che conduceva alla fermata della metropolitana. Dietro la casa, verso la strada che raggiungeva altre case, alcuni negozi e la banca sotto il portico, un pezzo di terra, un prato che forse era stato un orto, con un unico albero, un corbezzolo, chissà come finito in quell’angolo disabitato. Fioriva, quel fiore quasi rosa, malinconico, stupito e disorientato, sotto un cielo amniotico. Unico. Per quella pianta e per quel fiore, Renata disse di sì……

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