Storia del cinema italiano a Milano/9: Una nuova generazione di cineasti

Pubblicato il 24 Novembre 2015 in

È il 22 dicembre 1961. Milano come ogni anno si appresta a celebrare il Natale con le sue scintillanti luci stradali, con il panettone e i regali. È una Milano caratterizzata dal suo impetuoso sviluppo demografico e industriale incentivato da una forte immigrazione dal sud che sta letteralmente cambiando il volto della città.

Anche la cultura e il cinema sono in fermento. Proprio in questo periodo di grande sviluppo economico alcuni giovani registi tra i quali Ermanno Olmi, Luigi Turolla e Giuseppe Fina ritengono che anche per il capoluogo lombardo sia giunto il momento di intraprendere un’attività produttiva in campo cinematografico utilizzando a pieno gli stabilimenti Icet diretti da Francesco Corti alla Barona in via Pestalozzi comprendenti due teatri di posa, dove già dal dopoguerra si sono girati diversi lungometraggi (Lo svitato, 1955, di Carlo Lizzani con Dario Fo e Gli sbandati, 1955, esordio alla regia di Francesco Maselli), spot pubblicitari e documentari, molti diretti dal dinamico Guido Guerrasio.

Un Posto tutto naturale

Tra il 1960 e il 1965 nasce a Cologno Monzese Cinelandia nuova struttura nella quale si sposta tutta la produzione filmica dopo la chiusura degli ormai insufficienti studi della Barona.

09 Il posto-OlmiNel frattempo sugli schermi cittadini sono già usciti film del calibro di La notte di Michelangelo Antonioni, Il disordine di Franco Brusati entrambi ambientati a Milano e anche una pellicola girata a basso costo con attori non professionisti, Il posto di Ermanno Olmi che avrà un ruolo importante nella storia del cinema milanese, girato con luci naturali (direttore della fotografia Lamberto Caimi) e con voci dialettali in una città in forte trasformazione anche urbanistica in parte realizzato proprio negli uffici della Edison Volta finanziatrice della pellicola, dove lo stesso Olmi aveva lavorato come impiegato prima di iniziare l’attività artistica.

Il film premiato alla Mostra del Cinema di Venezia incoraggia il cineasta che pensa alla costituzione di una società produttrice in grado nel fare del cinema non commerciale più vicino ai temi sociali di quel periodo, una sorta di laboratorio cinematografico.

I fidanzati di Olmi

È così che il 22 dicembre 1961 nasce, con sede in piazza 6 Novembre, ma in collaborazione con la Galatea Film di Roma di Lionello Santi, questa società costituita dal 51% di capitale della Edison e dal 49% dei soci fondatori Ermanno Olmi, Tullio Kezich (anche in funzione di direttore artistico), Alberto Soffientini e Filippo Meda. La scelta dei soggetti varia dalla storia al costume alla psicologia evitando in ogni caso l’esercizio di stile fine a se stesso.

Film d’esordio nel 1962 è Una storia milanese di Eriprando Visconti, nipote di Luchino, complicato rapporto sentimentale tra due giovani borghesi della Milano che conta.

L’opera, benché apprezzata dai critici, non ottiene buoni incassi al botteghino.

Del 1963 è I fidanzati ancora di Ermanno Olmi, storia di Giovanni, un operaio milanese trasferito in Sicilia a Priolo dopo essere stato promosso specializzato, che lascia a Milano la fidanzata Liliana con la quale ha da diversi anni un rapporto sentimentale ormai logoro.

Estraneo a una realtà socioculturale, quella della Sicilia, così lontana dal suo vissuto, il protagonista attraverso le lettere e le telefonate interurbane con Liliana scopre di amarla ancora.

Le esigenze di mercato

Dopo I ragazzi che si amano (1963), film-inchiesta di Alberto Caldana, tocca a La rimpatriata di Damiano Damiani con Walter Chiari, toccante vicenda di un gruppo di ex amici che si incontrano a Milano nel tentativo di ritrovare la spensieratezza della gioventù.

Del 1964 è “I basilischi” di Lina Wertmüller, ritratto efficace di alcuni giovani benestanti di una cittadina di provincia tra la Puglia e la Basilicata che cercano di andarsene dalle pigre abitudini locali per affrontare la realtà più emancipata della grande città.

Dello stesso anno è Il terrorista di Gianfranco De Bosio interpretato da un superbo Gian Maria Volontà e dedicato al tema della Resistenza al nazifascismo a Venezia nel 1943.

Attraverso queste esperienze cinematografiche si forma una nuova generazione di cineasti capaci di scambiarsi i ruoli e di intervenire in tutte le fasi della produzione rafforzando così la loro professionalità soprattutto in campo tecnico.

Nonostante la tenacia e la determinazione degli organizzatori, dopo la chiusura della Galatea Film e in seguito ai modesti incassi ottenuti dalle pellicole, la 22 Dicembre entra in crisi e viene assorbita dalla Titanus a sua volta integrata dalla Edison nel 1965.

Olmi, amareggiato, vede finire malinconicamente questo esperimento culturale-produttivo che rimarrà comunque nella storia del cinema milanese e italiano come un coraggioso tentativo di coniugare la cultura con le esigenze di mercato.

 

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