L’altra faccia dell’America/10: Cinema in serie tra fumetto e televisione

Pubblicato il 31 Gennaio 2019 in Humaniter Cinema
fumetto e televisione

A partire dalla metà degli anni Settanta del ‘900, all’interno dell’industria culturale americana è avvenuta una profonda modificazione del rapporto tra il cinema e le altre forme della comunicazione. Televisione e fumetto hanno definitivamente soppiantato letteratura e teatro come referenti e fonte d’ispirazione del prodotto cinematografico, sia sul piano dei contenuti, sia sul piano formale. Dall’ideazione del soggetto alla strutturazione del linguaggio filmico. La prima conseguenza di questo nuovo approccio è stato l’aumento esponenziale delle “serie” cinematografiche, ossia lo sviluppo di un unico racconto attraverso la successione di diversi film. Va peraltro detto che i serial non sono una novità nella storia del cinema e serie di grande fortuna popolare esistettero sin dall’epoca del muto, negli Stati Uniti e in Europa (per es. i francesi Fantomas e Les Vampires e l’italiano I topi grigi di Emilio Ghione, 1916-18), ma è proprio nel periodo cui ci siamo riferiti che il fenomeno assume proporzioni sino a quel momento sconosciute e una rilevanza essenziale nel sistema economico dell’industria cinematografica americana.

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Un contesto già familiare

Le principali ragioni che hanno determinato l’insorgere di tale fenomeno sono due, strettamente legate l’una all’altra: il rendimento economico garantito e la facilità semantica dell’opera. Nella massima parte dei casi, infatti, il sequel assicura il ritorno di almeno il 50% di incassi rispetto al prototipo e il pubblico di massa, che al cinema ricerca essenzialmente gratificazione e rassicurazione psicologica, trova il terreno spianato grazie alla presenza sullo schermo di personaggi (e attori) conosciuti e amati e a un contesto narrativo che gli è già familiare. Per queste ragioni il serial ha pervaso tutti i generi cinematografici: la commedia (Una pallottola spuntata, Senti chi parla, Scuola di polizia), il fantastico (Ghostbuster, Ritorno al futuro), il drammatico (Rocky), l’horror (La casa, Nightmare, Venerdì 13), la fantascienza (Star Trek, Guerre stellari, Terminator, Alien, Mad Max, Batman, Superman) l’avventura (Lo squalo, Indiana Jones, King Kong, La mummia-Il Re Scorpione), lo spionistico (Mission: Impossible), il poliziesco (Arma Letale), il bellico (Rambo, Rombo di tuono), il catastrofico (Twister, Airport), il fantasy (Conan), l’erotico (Orchidea selvaggia) e persino la parodia (Balle spaziali, L’aereo più pazzo del mondo). Sequel si sono avuti persino nel cartone animato (Bianca e Bernie, Fievel) ossia in un genere in cui il rapido rinnovarsi generazionale del pubblico rende il prodotto sempre competitivo. Altro aspetto rilevante dal punto di vista commerciale è che alcuni sequel non hanno avuto una distribuzione nelle sale, ma sono passati direttamente allo sfruttamento televisivo o nei formati dell’home entertainment.

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Travasi tra media

Parecchie serie citate rappresentano altrettanti casi emblematici di quel mutato rapporto tra cinema e altri media cui abbiamo accennato. Molto spesso i film (in serie o in esemplari unici) sono desunti da fortunati fumetti (Batman, Superman, Flash Gordon, Dick Tracy e tutta la serie riconducibile ai supereroi Marvel) o da cartoni animati (I dominatori dell’universo, Tartarughe ninja, Transformers) mentre in altre occasioni è avvenuto il passaggio contrario, ossia dal cinema al cartone (Scuola di polizia, Ghostbuster). Analoghi i travasi dal cinema alla televisione (Indiana Jones e Il giovane Indiana Jones) dalla televisione al cinema (La famiglia Addams, Star Trek, Mission: Impossible), dal fumetto fumetto e televisionealla televisione (Flash). Sempre più di frequente al film si sono accompagnati giocattoli, gadget, videogiochi e quant’altro consente lo sfruttamento commerciale intensivo e su vasta scala del soggetto o dei personaggi creati.

 

Stile da videoclip

La situazione descritta ha influenzato anche il linguaggio cinematografico che si è modificato notevolmente. I registi delle nuove generazioni arrivano molto spesso alla direzione di film dopo aver fatto la gavetta girando spot pubblicitari o videoclip (per es. David Lynch e David Fincher) e questo si riflette nel loro stile. L’elemento più significativo della mutata sintassi cinematografica è il montaggio. L’uso insistito del dettaglio ripreso in macro, scene brevissime o, al contrario, lunghissimi pianisequenza realizzati mediante steadycam, ellissi o dilatazioni temporali estremamente accentuate, ralenti esasperati (caso classico: l’impatto di una pallottola sul bersaglio), l’abolizione dei piani intermedi tra un’inquadratura in macro e un campo totale ovvero il passaggio dall’una all’altra senza soluzione di continuità grazie alle tecnologie digitali sono solo alcune tra le caratteristiche del cinema popolare americano così come si è andato configurando da una quarantina d’anni a questa parte.

 

Adeguati al gusto delle masse

Come sempre l’industria ha seguito l’evolversi del gusto delle masse, assecondandolo e, a volte, condizionandolo con le proprie scelte estetiche e formali. La svolta del secolo scorso è avvenuta anche in seguito a un nuovo tipo di rapporto che si instaurato tra il cinema e il pubblico di massa. La creazione di circuiti televisivi tematici, l’introduzione del satellite e di programmi dedicati, la pay-tv con relativa offerta a larghissimo spettro hanno contribuito a creare un pubblico nuovo e un un diverso approccio al cinema in sala. Da un lato, la massa premia (come sempre) le scelte meno innovative e più rassicuranti (come nel caso della serialità) mentre dall’altro esige stimoli emotivi sempre più estremi. A questa seconda esigenza l’industria dello spettacolo ha risposto rafforzando e affinando le tecniche degli effetti speciali grazie essenzialmente al contributo della tecnologia digitale e della computergrafica. Il risultato è un prodotto (film) il cui soggetto riflette una cultura “bassa”, fortemente influenzata dai nuovi media dove l’ex-stasis (ossia “l’uscita da se stessi”, come la definiva Ejzenstejn per intendere il rapporto spettatore-schermo) è indotta artificiosamente attraverso meccanismi-base di natura puramente emozionale anziché suscitata da stimoli di natura  psicologica.

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