Riflessioni sul cambiamento: “La coperta è corta”

Pubblicato il 28 Aprile 2022 in , da Giovanna Gabetta

La sostenibilità e la transizione energetica non sono una realtà semplice e occorre soprattutto essere disposti a fare qualche passo indietro, proprio perché “la coperta è corta” e diventa sempre più corta man mano che il numero degli abitanti della Terra aumenta, e aumentano le loro esigenze, mentre le risorse a  disposizione non sono in grado di continuare ad aumentare con gli stessi ritmi. Lo ha sostenuto di recente Andrea Zatti, Delegato dell’Università di Pavia nella Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) durante il workshop”AMBIENTE, SOSTENIBILITÀ, ECOLOGIA” (Variabili, dati e determinanti delle politiche pubbliche per le future generazioni).

A mio parere il contributo degli economisti sarebbe essenziale, ma sono di fronte a un vero dilemma. Non credo di poter intervenire con competenza su queste tematiche; ma tuttavia qualcosa non mi convince. È come se l’economia si occupasse principalmente di finanza, di capitali e di investimenti; come se si potesse continuare a credere nella possibilità di una crescita infinita.

A chi si destreggia tra queste tematiche con un po’ di competenza, consiglierei di leggere qulacosa sull’economia “Biofisica”, come ad esempio questo articolo liberamente scaricabile sulla rete “Researchgate

In questo articolo si fa un paragone tra i modelli economici tradizionali e la necessità di tenere conto anche delle materie prime e della produzione di rifiuti. A quanto sembra, questi aspetti della teoria economica non sono particolarmente considerati dagli esperti. Invece si diffonde sempre di più la cosiddetta “Finanza Etica” (vediamo per esempio le proposte di alcuni  siti  . Non mi sembra che la finanza etica proponga – almeno per ora – un reale cambiamento. È vero che in questi siti vengono pubblicizzati gli investimenti definiti “green”, che rispondono a criteri basati sulla sostenibilità – e questo è sicuramente positivo –, ma  comincio a pensare che un po’ tutto il meccanismo della finanza attualmente sia poco sostenibile. Faccio riferimento alla definizione che di sostenibilità  ha dato a suo tempo Brundtland[2]:«Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri». Una definizione che non mi sembra proprio compatibile con l’attuale tendenza verso l’aumento dei debiti e il continuo “stampare moneta”, pensando che l’aumento dei consumi sia sufficiente a tenere in piedi il sistema.

Si parla di sostenibilità perché ci si crede veramente, e si punta a realizzare un cambiamento, oppure si ritiene che sia un utile schermo per continuare con quello che Donella Meadows chiamava BAU – Business As Usual[3]? È interessante per noi che abbiamo i capelli grigi  ricordare che negli anni 1970, l’occasione della crisi petrolifera ci aveva spinto a tentare di risparmiare: le domeniche a piedi, il limite di velocità in autostrada… oggi sembra, invece ,che tutti siano solo in attesa di contributi dallo Stato, senza prendere in considerazione la possibilità di rinunciare a qualcosa.

Come ricorda Gail Tverberg nel suo blog “Our Finite world”[4]che ho spesso citato, attualmente l’economia si trova ad affrontare molti limiti contemporaneamente: troppe persone, troppo inquinamento, troppo pochi pesci nell’oceano, più difficile estrarre combustibili fossili e metalli... e molti altri problemi sono all’orizzonte come conseguenza di questi limiti (notiamo che l’articolo a cui faccio riferimento è stato scritto il 18 gennaio 2022, prima che si cominciasse a parlare di guerra in Ucraina).  E in effetti, il modo in cui questi limiti si manifestano sembra stia seguendo il modello matematico utilizzato nel libro del Club di Roma  “I limiti della crescita”, pubblicato nel 1972, di cui abbiamo già avuto occasione di parlare in questa rubrica.

D’altro canto, sembra anche che i politici non vogliano capire quale enorme problema  si presenta all’orizzonte, o meglio preferiscano credere (e farci credere) che una soluzione facile sia alla portata. Ad esempio, l’idea di sostituire i combustibili fossili con le energie rinnovabili è proposta come una soluzione sia del fenomeno chiamato “Peak Oil”, sia del cambiamento climatico. Di solito chi usa i modelli matematici scompone un problema in piccole parti e presume che ogni parte del problema possa essere risolta indipendentemente. Con questo approccio, coloro che sono preoccupati per  l’esaurimento del petrolio, ritengono importante trovare sostituti. Coloro che sono preoccupati per il cambiamento climatico, sono convinti che restino enormi quantità di combustibili fossili da estrarre, ma ritengono necessario trovare sostituti perché i combustibili fossili – sempre secondo loro – potrebbero avere un effetto deleterio sul cambiamento climatico.

Secondo Gail Tverberg, i politici si comportano come se le possibilità di crescita economica fossero eterne, e come se le soluzioni ai problemi energetici fossero già note e facili. L’economia può sempre crescere; saranno sempre disponibili combustibili fossili e altre risorse in quantità sufficienti. I governi sembrano essere in grado di stampare denaro, questo è vero. Ma sembra più difficile trasformare questo denaro “virtuale”  in beni e servizi fisici. Uno dei maggiori problemi che attualmente ci troviamo ad affrontare è la minore fornitura di energia, dovuta non solo a minore produzione, ma anche all’aumento della popolazione e al miglioramento del benessere. Ci vuole energia perché si verifichi qualsiasi attività che contribuisca al Prodotto Interno Lordo di uno Stato. Non dovremmo sorprenderci se siamo sull’orlo di una recessione, e se non riusciremo a risolvere i nostri problemi energetici, questa recessione potrebbe essere molto lunga.

 

[1]           https://www.researchgate.net/publication/285206026_Energy_and_the_Wealth_of_Nations_Understanding_the_Biophysical_Economy

[2]          Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo, rapporto «Our common future», 1987.

[3]            Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows; Jørgen Randers; William W. Behrens III, The Limits to Growth, 1972 .

[4]    https://ourfiniteworld.com/2022/01/18/2022-energy-limits-are-likely-to-push-the-world-economy-into-recession/

 

Per seguire il tema ecco un link a Pavia 1 Tv, dove l’Ing. Gabetta interviene ogni sabato sera in diretta: