Nell’orto, erbe, fiori e frutti della memoria

Pubblicato il 29 Giugno 2008 in , da Vitalba Paesano

“Su di un lato il terreno saliva leggermente, culminando in una piccola pietraia. Quel punto non aveva mai conosciuto intervento umano, da secoli. Era pieno di cardi, felci, rucola, cicorielle, rosmarino, frammisti a piante a me sconosciute. L’anziana contadina di Melendugno raccolse una pianta a metà fra un cardo e una cicoriella “questa è la carcondrìscena” e cominciò a togliere via via le foglie, lasciando solo il gambo centrale. Un lavoro di rarefatta sapienza e pazienza, per ricavare un piattino di “cicoria”. Che però, una volta gustata, ebbe l’effetto di un viaggio a ritroso nel tempo.Tanto i sapori possono uguagliare il potere evocativo delle  parole.
“Carcondrìscena”,”ulussiu”,”paparine”,”cantarinula”. Marasciuoli, zanguni, sanàpi, lampascioni e tante altre…
Sono le piante selvatiche, commestibili, che la gente dei campi sapeva riconoscere e raccoglieva abitualmente. C’è ancora qualcuno che va perlustrando i prati nelle periferie delle città, in certe mattine domenicali, in certi pomeriggi d’inverno così miti, con borsa o panierino, per raccogliere di queste erbe del passato. Figure insolite: niente tute, niente eskimo, look rassicurante, da “avant le dèluge”, sagome lente, innocenti, circondate da bimbi, da cani, che sciamano all’intorno, felici. Nell’epoca dei veleni
delle esalazioni di piombo,di anidride carbonica, dell’uranio impoverito, della mucca pazza, che sia questa la strada da percorrere, in grado di restituire all’uomo il piacere della tavola, il piacere della vita?”
Queste sono parole di una nota scrittrice pugliese di Lecce, Rina Durante, che si occupa anche di ricerca antropologica e storia del cibo.
E voi, amici grey-panthers, avete erbe della memoria che rischiano di essere dimenticate? Se volete, possiamo parlarne del forum dedicato al Gardening.