Difendere la Natura: i ragazzi del mondo, in piazza, chiedono anche che tornino le rondini

Pubblicato il 21 Marzo 2019 in , da Margherita Corti

Lo scorso venerdì (15 marzo ’19) milioni di ragazzi provenienti da più di 100 stati di tutto il mondo si sono mobilitati scendendo in piazza contro le politiche governative in una delle più grandi manifestazioni degli ultimi anni, la Friday for future. Ciò che si richiedeva a gran voce era di mettere in atto azioni più incisive e concrete nei confronti dei cambiamenti climatici e ambientali e del riscaldamento globale. L’idea di questa protesta, che ha coinvolto principalmente gli studenti di tutto il pianeta, è partita su iniziativa della sedicenne svedese Greta Thunberg, divenuta simbolo del più grande movimento ambientalista studentesco di sempre. Greta ha iniziato la sua protesta lo scorso agosto, quando ha iniziato ad andare tutti i giorni sotto il Parlamento svedese durante le elezioni politiche chiedendo a quelli che sarebbero diventati i suoi rappresentati di occuparsi in maniera più seria del clima e delle problematiche ad esso connesse. E così ha continuato a fare tutti i venerdì, riuscendo a coinvolgere sempre più persone. In molti hanno iniziato a organizzarsi seguendo l’esempio di Greta in gran parte delle città italiane ed europee, e sono facilmente rintracciabili sul web qualora si desiderasse partecipare in maniera più attiva. Il futuro ormai è diventato presente e non possiamo più ignorare ciò a cui stiamo andando incontro.

 

Come abbiamo approfondito in una delle scorse puntate della nostra rubrica , i cambiamenti climatici a cui stiamo andando incontro hanno molteplici effetti sulla salute dell’uomo e non solo. Anche piante e animali stanno, infatti, risentendo degli effetti del cambiamento climatico globale a diverse intensità. Il 21 di marzo è iniziata la primavera ed essa sarebbe dovuta essere annunciata dal cinguettio degli uccelli migratori, i grandi viaggiatori del nostro pianeta. Durante la primavera essi si spostano da sud verso nord al fine di trovare zone idonee alla riproduzione.

L’Italia, per la sua conformazione e posizione geografica strategica, è sia punto di arrivo sia pit-stop, ovvero punto di passaggio, di molte rotte migratorie dirette più a nord in Europa. Molti esemplari volano sopra le nostre case alla ricerca del luogo più adatto per nidificare ma, purtroppo, negli ultimi anni il loro numero sta fortemente diminuendo. Dati recenti mostrano che negli ultimi anni sono circa 200 le specie di uccelli migratori classificate come minacciate a livello globale, e questo numero è destinato ad aumentare. Difatti, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change condotto su più di 800 specie che nidificano a Nord del Tropico del Cancro tra cui rondini, gru e usignoli, mostra come nel 2050 quasi l’80% delle specie di uccelli migratori sarà soggetto a effetti dovuti ai cambiamenti ambientali legati al riscaldamento globale in primis, ma anche all’inquinamento e allo sfruttamento del suolo. È stato dimostrato infatti che a causa di questi fattori circa il 10% delle popolazioni migratrici sta allungando la propria rotta. Un aumento di rotta significa maggior tempo passato in volo e quindi una maggior esposizione a pericoli, tra cui predatori e bracconieri, e un aumento della fatica fisica.

Non tutte le specie di uccelli sembrano però risentire negativamente dei cambiamenti ambientali per quanto riguarda il comportamento migratorio. In uno studio condotto nel Regno Unito è stato osservato che alcune specie trovando un clima favorevole in inverno preferiscono non migrare (o lo fanno spostandosi poco). Non spostandosi, o modificando ad esempio le date di deposizione delle uova, questi uccelli mostrano dunque modifiche nel loro comportamento.

Tra le specie che stanno maggiormente risentendo dei cambiamenti ambientali ci sono anche le rondini, la specie simbolo per eccellenza della primavera. Se ne vediamo volare di meno di quanto ci aspettiamo è perché solo negli ultimi anni in Europa questa specie è diminuita del 40% (fonte: Lipu). La causa è determinata principalmente da un cambiamento nelle pratiche agricole: un aumento dell’agricoltura intensiva e dell’uso dei pesticidi che riducono la presenza di insetti, base della loro dieta.

Cosa possiamo fare noi per aiutarli?

Chi possiede un giardino, può far trovare loro un abbeveratoio o un nido, come ad esempio una casetta di legno facilmente reperibile. Questo può essere un bel modo per dar loro il benvenuto! Ne esistono di diversi tipi, ma cerchiamo sempre di installarli in luoghi più isolati e riparati da sole e intemperie, in modo tale da non disturbare la loro sosta.

Di notte spegniamo le luci di case ed uffici, anche quelle ornamentali. Oltre a ridurre le emissioni di anidride carbonica, aiuteremo anche molte specie che migrano volando di notte a non andare a scontrarsi contro i vetri degli edifici, attirate dalla luce. Se questo non è possibile cerchiamo di applicare sulle vetrate dei nostri uffici adesivi anticollisione a forma di volatile, che spesso si trovano anche lungo le autostrade, . Andremo così a salvare la vita di molti uccelli che potrebbero impattarci contro.

Cerchiamo di acquistare da produttori agricoli che coltivano e allevano non intensivamente e con un ridotto uso di sostanze chimiche e pesticidi. In questo modo favoriremo la presenza di specie di insetti e strutture agricole come le vecchie stalle, noti siti di nidificazione sia per le nostre amate rondini che per specie suggestive come il barbagianni.

Cerchiamo di non invadere i loro spazi, anche quando ci ritroviamo a passeggiare nella natura. Infine, ma non meno importante, qualora trovassimo individui in difficoltà o in pericolo contattiamo i centri di recupero presenti su tutto il territorio nazionale che ospitano gratuitamente uccelli in pericolo, curandoli prima di reintrodurli in natura.