A spasso con il mio libro, continuando a parlare di vecchiaia

Pubblicato il 11 Ottobre 2019 in , , da redazione grey-panthers

Il tema della vecchiaia è all’ordine del giorno, se ne allude spesso, parlando di invecchiamento attivo, di necessità di prevenzione per allontanare le grandi malattie degenerative in agguato. Lo fa spesso persino la pubblicità, con un occhio attento ai possibili consumatori anziani, puntando sul giovanilismo  da recuperare, come se la vecchiaia fosse solo interpretabile come l’assenza della giovinezza. Lo sottolinea bene Betty Friedan: “Come l’oscurità viene talvolta definita come l’assenza della luce, così la vecchiaia è definita come assenza di giovinezza. La vecchiaia non è dunque valutata per quello che è, piuttosto per quello che non è” .

E’ ovvio che il tema esista, non si può tacere perché siamo tanti e soprattutto tante. E viviamo a lungo. Ma in questo parlare di vecchiaia, si può rintracciare anche un sottile senso di colpevolizzazione: se tutto va male nel nostro Paese, se non nascono più bambini, se i giovani se ne vanno a lavorare all’estero, se l’economia non decolla, qualche responsabilità ce l’hanno anche i vecchi che sono troppi, che non muoiono mai.

Se ne parla, ma in realtà le politiche pubbliche si concentrano soprattutto sulla grande vecchiaia, sulla non autosufficienza, sulle case di riposo. E ne parlano anche piuttosto male, con scarsissima attenzione verso i punti di incipiente fragilità che segnano il lungo periodo di avvicinamento alla vecchiaia.

Il libro che ho scritto (“La vita lunga delle donne”) si sofferma piuttosto sulla soggettività dell’invecchiare, attraverso l’intreccio dei fili della mia esperienza e di quella di altre donne. Negli incontri  ho conosciuto persone che sono sia “ordinarie” nella misura in cui le loro esperienze incarnano le esperienze di moltissime altre donne, sia fuori del comune: intelligenti, appassionate, introspettive, in grado di raccontare efficacemente la loro storia. Nel libro ci sono pochi accenni statistici e poche riflessioni strettamente sociologiche. C’è un rovesciamento dello sguardo, un osservare la vecchiaia delle donne dall’interno, sulla base delle loro esperienze e dell’interpretazione che loro stesse ne danno.

Ma ora che il libro c’è e che io sono impegnata nel tour delle presentazioni, voglio che anche questi incontri non siano solo la promozione del libro, ma contribuiscano a continuare e approfondire il tema della vecchiaia. E quindi condividerò con voi i temi che hanno più appassionato e coinvolto chi ha presentato il libro e chi è intervenuto nel dibattito.

Mese dopo mese ve li proporrò, sperando che anche voi  interveniate. E se poi qualcuno si chiedesse perché un libro sulle donne e non anche sugli uomini, risponderei che la ragione va cercata nel fatto che mi sono sempre occupata delle donne e scrivo solo di quello che so e di cui ho esperienza diretta, poi perché le donne sono tante, molto di più degli uomini (7 milioni dopo i 65 anni, un quinto della popolazione femminile, quasi quattro quelle con più di 75 anni)), perché le aspettative di vita si sono allungate soprattutto per le donne, perché nell’ultima fase della loro vita devono affrontare situazione di solitudine (sono sole il 46% vs. il 14% dei maschi) e spesso di aumentata povertà, infine perché le donne sanno pensare insieme. E da ultimo, perché come diceva Grace Paley “scrivere di donne è un atto politico”.

 

Per incontrare Marina Piazza (a Milano) e parlare con lei di vecchiaia, e non solo:

17 ottobre alla Libreria Linea d’ombra

28 ottobre all’Unione Femminile

30 ottobre alla libreria Feltrinelli di Piazza Duomo