Andy Warhol, il Raffaello della società di massa americana degli anni ’50

Pubblicato il 12 Novembre 2022 in , , da Laura Bolgeri

Andy Warhol è un artista americano ritenuto il massimo esponente di quella che è stata definita la Pop-Art, un movimento artistico che si è sviluppato negli Stati Uniti d’America, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, e ha avuto una notevole influenza nella storia dell’ arte moderna, anche in Europa.
La Pop-Art, abbreviazione di Popular -Art, è una forma di creazione artistica che non ha raffigurato personaggi illustri, imperatori, santi, o personaggi storici legati ad avvenimenti del passato, come è sempre avvenuto nella storia dell’arte europea, ma ha rappresentato semplicemente gli attori di Hollywood, personaggi della cronaca mondana, spesso  ritratti di donna e persino prodotti commerciali del supermercato. E molte volte i soggetti e gli oggetti, rappresentati figurativamente nelle serigrafie e nei manifesti della Pop- Art, sono soggetti e oggetti suggeriti dalla pubblicità.

Le prime opere di Warhol risalgono alla fine degli anni Cinquanta e agli inizi degli anni Sessanta, e l’artista è ricordato da molti critici come il vero fondatore e ispiratore di questa nuova forma d’arte, che ha in parte rivoluzionato la storia dell’arte moderna.
Andy Warhol è ancora oggi molto celebrato anche in Europa e in Italia. E anche il Comune di Milano recentemente ha organizzato una mostra con trecento opere alla Fabbrica del Vapore, in via Procaccini 4, che rimarrà aperta fino al 26 marzo 2023 Il titolo è “Andy Warhol. La pubblicità della forma.” Le opere di Andy Warhol hanno ancor oggi valutazioni consistenti, ma cerchiamo di sapere e di capire chi era e cosa faceva questo artista.

Andy Warhol è nato a Pittsburg nel 1928, in una modesta famiglia operaia profondamente religiosa, immigrata dall’attuale Slovacchia. Ed era l’ultimo figlio, il più piccolo della famiglia, e l’unico che era nato negli Stati Uniti.
Stabilitosi molto giovane a New York, è stato il primo a creare quella arte libera nella scelta dei soggetti, che fu poi definita “Pop Art “. E infatti, nelle sue tante opere realizzate, Warhol si è ispirato spesso alla comunicazione di massa e ai personaggi che comparivano nella pubblicità, o erano sulle copertine di importanti riviste americane.
Tra le sue opere più famose si ricordano spesso le serigrafie che ci presentano l ‘immagine di Marilyn Monroe con il suo bel volto molto truccato ed enfatizzato. Ma soprattutto la serie di riproduzioni delle lattine della Campbell’s_Soup, che allora in America erano spesso esposte negli scaffali dei supermercati, perché era una sorta di zuppa condensata, consumata abbondantemente nella cucina popolare degli americani di quegli anni. E anche le comuni bottiglie di Coca -Cola . Ma la bravura di Warhol nel rappresentare i vari soggetti e oggetti comuni, ha una storia.

Da bambino Andy Warhol, che aveva un fisico gracile, era soggetto in modo particolare alle malattie infantili e adolescenziali e spesso si ammalava per lunghi periodi. Con il suggerimento della madre Julia Justina, e da lei incoraggiato, rimaneva a letto per lunghi periodi perché così si sentiva più tranquillo. E anche la madre, mentre lui passava tutto il suo tempo disegnando e dipingendo, non aveva preoccupazioni. Anzi era contenta e lo incoraggiava. Andy aveva una fantasia molto ricca e libera, e adoperava matite e gessi colorati e ogni altro strumento grafico che riusciva a trovare in casa o a inventare, per disegnare e dipingere.


Uscito da quella serie di malattie, e cresciuto, scelse di sua volontà di iscriversi a una scuola di genere artistico e studiò per cinque anni arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology di Pittsburg. E alla fine si laureò con buoni voti, dimostrando alla madre, e a chi lo incoraggiava, di avere acquisito le qualità di un abile illustratore e disegnatore, capace di disegnare e dipingere le immagini più diverse.

Trasferitosi a New York all’inizio degli anni Cinquanta ( nei primi tempi con la madre al fianco), trovò lavoro come grafico pubblicitario per famose riviste, come “Vogue “, “Glamour” ,”Harper ’Bazar “. E alla fine era anche pagato molto bene.

E intorno agli anni Sessanta ha cominciato a realizzare i primi dipinti che si ispiravano spesso a immagini pubblicitarie, a dei fumetti o a oggetti comuni. E ha disegnato anche tante scene con immagini di personaggi transessuali, che frequentavano i locali notturni nel centro di New York. Nei suoi lavori sono comparse immagini che a volte mostravano anche i lati meno conosciuti della città di New York e dei nuovi movimenti artistici molto liberi, che aveva scoperto. Ha composto anche pannelli pubblicitari di vario genere, e con vari mezzi, tele, serigrafie su seta o cotone, e anche disegni e fotografie su carta.

A un certo punto della sua vita, ha creato un centro di produzione artistica chiamato la “Factory “ che era una ex fabbrica situata nel cuore di Manhattan, che diventò uno spazio creativo di artisti emergenti a lui legati nella ricerca. Una sorta di tempio dell’arte che non era solo uno studio, ma che fu anche un rifugio di diversi personaggi creativi, spesso tormentati e in cerca di un nuovo modo di esprimersi. E il giovane Andy Warhol era un bel esempio di creatività. Alcuni giovani personaggi della Factory facevano fra l’altro una rivista sull’editoria della moda e del cinema.

Andy Warhol agli inizi degli anni Sessanta cominciò anche ad adoperare una telecamera e a fare film sperimentali e muti. Una attività che lo appassionerà durante diversi anni e lo porterà a produrre film muti come “Sleep” su un poeta che dorme per sei ore (1963) , o “Chelsea Girls” , un filmato del 1966 che analizza alcuni casi di transessualità. Ed anche in questi casi ha suscitato un vero interesse fra i critici, e alla fine ha ottenuto anche un buon successo commerciale.
La sua attività cinematografica lo porta a fare diversi film sperimentali, forse perché aveva scoperto un nuovo modo di rappresentare, in modo più dettagliato personaggi ed emozioni .

Come personaggio umano – con il suo volto da buon ragazzo, spesso incorniciato da un parrucchino argento, che gli dava un certo tono e complicava l’espressione, rendendolo più esotico, Andy Warhol ha lavorato con le immagini che più lo interessavano e a volte lo tormentavano, spesso scovate nell’ambiente in cui viveva. Un ambiente quello della Factory abbastanza diverso dai soliti studi d’arte, anche se fatto di persone che lavoravano o cercavano di inventare e realizzare opere nuove, lontane dalle forme tradizionali, o di moda fra gli artisti americani. Warhol era un personaggio noto e stimato e ha avuto molti amici e compagni di lavoro, ma è stato anche avversato. Una femminista lesbica, che aveva fondato una associazione contro i maschi, gli sparò un colpo di pistola che lo colpì nell’addome. La donna cercava persino di ucciderlo perché, pare, Warhol non aveva preso in considerazione un suo lavoro. Le conseguenze furono inaspettate e tragiche per Andy Warhol, con diverse ferite che lo tormentarono per lungo tempo. Ma la sua capacità di convivere con il male lo fece vivere ancora per diversi anni.

Andy Warhol, è morto a New York nel 1987 – non aveva ancora compiuto sessant’anni -a causa di una complicazione delle sue ferite e di un intervento chirurgico importante. Ma anche malato e sofferente aveva sempre continuato a lavorare. Nella sua vita ha prodotto e poi venduto tantissime opere della Pop-Art, con vari soggetti, opere che erano sempre apprezzate e ricercate. E fra queste anche un insolito ritratto di Lenin, forse in ricordo delle lotte operaie che nella sua famiglia di immigrati, di origine cecoslovacca, avevano vissuto.
Secondo lo storico dell’arte Bonito Oliva, esperto della Pop-Art e curatore della mostra di Milano, con il critico Edoardo Falcioni, alla Fabbrica del Vapore , Andy Warhol era “ Il Raffaello della società di massa americana “ che dava superficie ad ogni profondità delle immagini, rendendole in tal modo immediatamente fruibili, e che così erano pronte al consumo, come ogni prodotto che affolla il nostro vivere quotidiano.
Certo una concezione nuova e diversa delle immagini artistiche da quella che avevano gli artisti classici ed europei. Ma anche la scoperta di una nuova “ realtà” da prendere in considerazione. Del resto il mondo, non solo quello dell’arte, stava cambiando e ampliando gli orizzonti del paesaggio umano e reale.

Le fotografie qui pubblicate sono di Giovanni Daniotti.