CD e altre musiche di giugno, di Ferruccio Nuzzo

Pubblicato il 2 Giugno 2021 in , da Ferruccio Nuzzo

Due cd dedicati – più o meno direttamente – a Johann Sebastian Bach, un autore che da qualche tempo avevo in qualche modo trascurato, dedicando questa pagina ad edizioni di un repertorio più esotico o, comunque, meno frequentato. Ed il primo, di questi cd, sembra già dal titolo, risentire di questa assenza: En attendant J. Sebastian Bach, cioè «Aspettando J. Sebastian Bach». 

La mia prima reazione, al ricevere l’elegante volumetto che racchiude il cd, è stata: perché J. Sebastian e non Johann Sebastian o J.S., come siamo abituati a leggere? «Ho preferito mettere in evidenza il nome che, d’abitudine, Bach adoperava, cioè Sebastian – mi ha detto Odile Edouard – aggiungendo J. per evitare di confonderlo con un eventuale altro membro della numerosissima dinastia … . A Weimar, sulla targa commemorativa del luogo ove visse, è scritto “qui visse la famiglia Bach e nacquero Friedemann et Emmanuel“ e non Johann Sebastian, Wilhelm Friedemann e Carl Philip Emmanuel, come oggi siamo abituati a identificarli».

Avendo risolto l’enigma della copertina, passiamo al programma del cd ed al contenuto del prezioso volumetto che lo racchiude e lo arricchisce di un interessantissimo testo illustrativo. Odile Edouard, l’intensa, rigorosa ed appassionata interprete che da anni seguo in questa pagina, ha tracciato un itinerario di composizioni per violino solo, opera di compositori-violinisti virtuosi – tedeschi per la maggior parte, ma anche italiani – che nella prima metà del XVII secolo hanno animato dei loro differenti stili le Corti di un’Europa che si definisce attraverso le mutevoli alleanze dei suoi Principi.

Dal misterioso, iniziatico Biber all’estroverso Telemann, passando per Matteis, Pisendel ed altri che, molto probabilmente, in queste opere hanno fissato in una forma definitiva il frutto delle loro improvvisazioni. La fantasia di Odile, nutrita e guidata da anni di un’illuminata frequentazione di questo repertorio, anima i misteriosi legami che collegano tra di loro queste composizioni, segrete radici di quella splendida, miracolosa creazione che è la Ciaccona dalla Partita n°2 in re minore BWV 1004 per violino solo che conclude il programma. 

Questo affascinante cd è in vendita esclusivamente su internet, sul sito de Les éditions de la matrice.m (https://www.assemblage-m.com/eboutique/livre-disque-odile-edouard).

En attendant J. Sebastian Bach     

Quatre cordes en vibration – Odile Edouard: violino – Les éditions de la matrice.m (72’)


Bach    

Complete Toccatas – Laurent Cabasso: pianoforte – Paraty (67’42)

Una di quelle – rare – registrazioni che fa veramente bene scoprire, che respirano un vento di freschezza e di rinnovamento, pur senza pretendere di rivelare codici e segreti sino ad ora sconosciuti. E come se Johann Sebastian Bach – o, piuttosto, il suo fantasma – avesse per un momento sollevato gli occhi dalla tastiera, guardando un orizzonte lontano, rivelato da una luce diversa, miracolosa, come quelle che ci sorprendono quando, di mattina, ci si sveglia ad un’ora inabituale.  

Queste Toccate, opera maggiore composta da J.S. Bach non ancora venticinquenne, inedite ai tempi del loro autore – e raramente registrate in disco -, hanno conservato – quasi nascoste all’ombra delle più rappresentate Partite e delle Suites (Inglesi e Francesi) – la loro freschezza viva e contrastata, dagli episodi lirici e meditativi alle brusche variazioni di stile e di ritmo che evocano l’improvvisazione. Che Laurent Cabasso ci rivela, con la complicità del suo pianoforte « Opus 102 » di Stephen Paulello splendidamente registrato.            


Melancholy Grace    

Jean Rondeau: clavicembalo – Erato (80’)

Penso che Jean Rondeau sia, con Benjamin Alard, uno dei più grandi clavicembalisti di questi tempi. E se in Benjamin Alard la geniale follia è domata dalla saggezza, per Jean Rondeau il rigore ed il perfetto controllo dello strumento nelle sue molteplici possibilità espressive sono animati dalla sua follia geniale e da una singolare indipendenza spirituale.

Ho già diverse volte presentato le registrazioni di Jean Rondeau in queste pagine; questo nuovo cd aggiunge una nuova faccetta al suo straordinario talento di dar vita a capolavori insoliti o dimenticati. «Ho esplorato, in questo cd, musiche che mi sono particolarmente care e che suono sin dagli anni della mia infanzia. Ma ho voluto attendere prima di registrare queste opere completamente folli, che navigano tra la seconda metà del XVI secolo la fine del XVII su un mare di malinconia». 

In questo viaggio, abitato da nostalgica poesia, in compagnia di grandi compositori italiani, inglesi, tedeschi ed olandesi, Frescobaldi, Bull, Sweelinck, Gibbons (e gli altri) risuonano su un virginale poligonale fiorentino, costruito da uno sconosciuto fattore attorno al 1575, e su un’imponente clavicembalo di stile italiano di fattura moderna.

Resta da aggiungere che, se il suono del clavicembalo di Benjamin sembra discendere dagli empirei abitati dall’anima beata di Johann Sebastian, ascoltando Jean si ha l’impressione di aver l’orecchio a quasi contatto con la tavola armonica degli strumenti, in vibrazione simpatica con le loro corde. E questo grazie ad una splendida registrazione.

 


Haydn – Mozart    

Flute Quartets – Noémi Gyóri: flauto, Katalin Kokas: violino, Péter Bársony: viola, Dóra Kokas: violoncello – Hungaroton (68’28)

Sembra che Wolfgang Amadeus Mozart detestasse il flauto (quel che è certo è che gli preferiva, e di gran lunga, il clarinetto). Ne è testimonianza quel che egli scrive in una lettera del 14 febbraio 1778, indirizzata al padre, riferendosi appunto al flauto: «divento abbastanza impotente quando sono obbligato a scrivere per uno strumento che detesto». 

È sicuro, ciononostante, che l’insieme delle opere scritte – tutte, se ben ricordo, su commissione – per il detestato strumento contiene capolavori e caratterizzazioni geniali (così come funzionale ed efficace, anche da un punto di vista tecnico, appare il frequente utilizzo dello strumento nelle compagini orchestrali mozartiane). Tra questi capolavori – di malavoglia, si potrebbe dire – i due Quartetti qui registrati, il K.285 (il più noto) ed il K. Anh. 171/285b, animati da un’energia esuberante, ricchi in colori variegati e pieni di fantastiche trovate musicali.

Completano il programma due Quartetti di Joseph Haydn – l’op.76 n.2, Hob. III:76 e l’op.76 n.5, Hob. III:79 – nei quali la bravissima flautista Noémi Gyóri ha lei stessa trascritto per il suo strumento la voce principale. Interpretazione elegante, entusiastica ed anti-retorica e registrazione all’altezza dell’impresa.


Isaac Albeniz    

Iberia, book I e II, Mompou, De Falla – Axel Trolese: pianoforte – Da Vinci Classics (71’)

Un cd di immediata, evidente seduzione. Il fascino di una musica tradizionale, spontaneamente generata in luoghi e momenti diversi, poi sublimata dall’adattamento per il pianoforte, opera di compositori appassionati per i suoni, i ritmi ed i rituali della loro terra. Axel Trolese ci propone in questo bel cd i due libri di Iberia di Isaac Albenìz, poi le Danze del catalano Mompou – un compositore che, ai suoi tempi, ci fece scoprire Arturo Benedetti-Michelangeli – e la Fantasia Baetica di De Falla, esplicitamente dedicata all’Andalusìa e particolarmente amata da Artur Rubinstein.

La lettura di Axel privilegia una poetica elegante, quasi astratta, senza cedimenti verso la seduzione di un facile folclorismo; la Spagna è presente, in tela di fondo, ma i colori sono quelli di un’evocazione fantastica, quasi in un sogno, piuttosto che quelli di un’accecante mezzogiorno festivo.

 


Célia Oneto Bensaid    

Metamorphosis – Glass, Ravel, Pepin – Célia Oneto Bensaid: pianoforte – NoMadMusic (73’41)

Metamorphosis è il primo cd che Célia Oneto Bensaid, uno degli astri più luminosi della nuova generazione pianistica, registra in solitario per NoMadMusic (per lo stesso label Célia ha già partecipato alla registrazione di un premiatissimo cd di musica da camera di Camille Pépin)

«Cercando di provocare nell’ascoltatore una sensazione di abbandono, ho fatto la scelta di interrompere i cicli, alternando i brani (dei diversi compositori) per indurre un ascolto “differente“ di questo repertorio: una dissolvenza incrociata in disco, insomma … Noi (gli interpreti)  passiamo il nostro tempo a creare un nostro suono, una nostra “pasta sonora“, ma esso ci sfugge, si metamorfosa già al momento in cui l’interprete posa le dita sullo strumento. Per estensione, qui ogni brano si metamorfosa per divenire il seguente».

Sono quindi le cinque Métamorphoses di Philip Glass, pontefice dei minimalisti americani, che si alternano ai cinque Miroirs di Maurice Ravel. E Number 1, un omaggio a Jackson Pollock scritto da Camille Pépin – che a Célia ha dedicato numerose composizioni -, completa il programma del cd, alle frontiere d’un trance ipnotico.