CD e altre musiche di marzo, di F. Nuzzo

Pubblicato il 8 Marzo 2017 in , da Ferruccio Nuzzo

Doveva accadere. L’appassionato virtuosismo di Fahmi Alqhai, che è oggi della viola da gamba il più evidente se non il più geniale ambasciatore, e la sua sfrenata devozione allo strumento, lo hanno condotto al di là dei confini del pur vastissimo repertorio che per circa due secolo gli è stato dedicato.

 

Di Johann Sebastian Bach, Fahmi aveva già registrato le tre Sonate, capolavori che il Kantor aveva dedicato alla viola da gamba. Prive come esse sono dei riferimenti stilistici e delle caratteristiche d’ornamentazione della viola da gamba francese, quasi sicuramente si tratta di trascrizioni di composizioni scritte per altri strumenti (in particolare quella in sol maggiore BWV 1027, originariamente per due flauti e basso continuo). Fahmi si è quindi autorizzato in questo cd, anch’esso dedicato a Bach, ad aggiungere al repertorio del suo strumento due capolavori inizialmente concepito per il violino ed il violoncello – la Sonata n° 2 per violino solo BWV 1003 e la Suite per violoncello n°4 BWV 1010 – più la Partita per flauto solo BWV 1013.

Il coinvolgente entusiasmo dell’interprete rende vano e, comunque, superfluo qualsiasi discorso filologico: gli argomenti non mancano in tutti i sensi, dallo scandalizzato rifiuto alla cauta legittimazione. Bach è là, illuminante e benedicente, e quel che importa è che Fahmi ci crede, e la sua fede nella viola da gamba rende veridico – o, comunque, credibile – il suo «racconto».

Conclude il programma del cd – quasi inevitabilmente, è il caso di dirlo – la Ciaccona dalla Partita n°2 in re minore per violino solo. A questo punto siamo anestetizzati, pronti ad accettare tutto, fluttuiamo in un altra dimensione, in un empireo nel quale anche gli uccellini cantano con voci da viola da gamba, e ci lasciamo andare a quest’estrema delizia, a quest’ultima prova di onnipotenza di un Verbo che può tutto pretendere e tutto esprimere.

Riusciremo a tornare ad un quotidiano fatto di pifferi e pianoforti? O anche Chopin, Brahms e Wagner dovranno chinar la testa e convertirsi alla «gamba»?

Alqhai FThe Bach Album   

Fahmi Alqhai: viola da gamba – Glossa (75’06)

images   The Bach Album


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Venezia 1700 – Les Accents, Thibault Noally: violon – Aparté (68’38)

Tre anni or sono Thibault Noally ci dava – con il suo cd À violino solo – una lezione di eleganza e rigore, illustrando l’anima del barocco tedesco attraverso l’evoluzione durante il Sei ed il Settecento della musica per il suo strumento principe: il violino, appunto.

È ora la volta di Venezia, dei trionfi musicali che nel ‘700 segnarono con i loro fuochi d’artificio il declino politico e culturale della Serenissima. I Concerti di Vivaldi che da Venezia  invasero l’Europa, velarono con l’abbacinante splendore della loro invenzione le tante altre composizioni del genere che la scuola veneziana produsse in quel glorioso periodo. Ed è, appunto, alle Sonate dei contemporanei di Vivaldi – Torelli, Bonporti, Caldara, Albinoni, Dall’Abaco – che è dedicato il programma di questo splendido cd (che di Vivaldi, comunque, per scrupolo di completezza, presenta anche due Sonate, tra le quali la famosissima Follia). L’ensemble Les Accents in formazione ridotta (questo ensemble è soprattutto noto per le sue interpretazioni e registrazioni del repertorio vocale sacro – ma anche lirico – dell’epoca barocca) accompagna con appassionata attenzione il violino virtuoso di Thibault Noally che dà di questa musica, brillante ma spesso priva di spessore, un’interpretazione intensa ma disinvolta senza essere superficiale, immergendola nella luce che più le conviene.

Esemplare la registrazione.

images Venezia 1700


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Sonatas by Schubert, Reinecke & Franck – Noémi Györi: flauto, Katalin Csillagh: pianoforte – Hungaroton (71’)

Sono ormai tanti anni che, sedotto dalle sonorità del flauto barocco, avevo ripudiato il flauto moderno pur tanto amato quand’esso si parava delle sonorità lussureggianti e voluttuose di Jean-Pierre Rampal. Col suo mediterraneo entusiasmo Rampal rendeva plausibile anche un Bach (Johann Sebastian) che qualche anno dopo non avrei potuto riconoscere se non attraverso le austere – se non ascetiche – sonorità degli strumenti originali (per non parlare del nostro Gazzelloni nazionale, che, lui, col suo modernissimo flauto d’oro, strombettava, deliziandoci, tutto il repertorio, da quello classico alle numerosissime composizioni che l’avanguardia gli aveva dedicato).

Ed ecco che una giovane virtuosa ungherese – Noémi Györi – da poco apparsa sulle nostre scene discografiche ma già da tempo attivissima, sopratutto in Germania ed in Inghilterra, come concertista e didatta, e sovraccarica di riconoscimenti internazionali – mi fa di nuovo cambiare idea. E non soltanto grazie all’impeccabile maestria della sua tecnica, illuminata da sonorità limpide e policrome, poiché il programma presentato in questo cd è fantasioso ed interessantissimo. Una sonata delle più romantiche nel repertorio flautistico  – «Undine», del compositore tedesco Carl Reinecke, circondata dagli adattamenti di due capolavori: la Sonata «Arpeggione», D.821 di Franz Schubert – nota sopratutto nella sua versione per violoncello, qui nella trascrizione del grande flautista irlandese James Galway – e la Sonata in la maggiore per violino e pianoforte di César Franck (trascritta da un altro gran flautista, lo svizzero Peter-Lucas Graf).

Noémi ha tutta la sensibilità e la fantasia per dare una nuova vita a queste notissime e amatissime musiche, ed il suo aureo strumento percorre, agile e seducente, sentieri già noti facendoli vibrare di nuovi sentimenti.

Complice ideale, Katalin Csillagh l’accompagna al pianoforte

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Les Cris de Paris – Francesco Filidei, Marco Stroppa, Luca Francesconi, Mauro Lanza – Geoffroy Jourdain, Christophe Desjardins: viola – NoMadMusic (62’43 + 22’08)

Les Cris de Paris, più che un ensemble vocale, è un’idea di spettacolo nel quale la musica – in particolare vocale e polifonica – crea spazi ed itinerari nuovi, nutrendosi dell’apporto di registi, attori, coreografi e artisti figurativi. Nato dalla passione visionaria di Geoffroy Jourdain, che lo dirige, lo conoscevo, sino ad oggi, sopratutto attraverso le sue interpretazioni dedicate al barocco italiano: un cd Vivaldi registrato al Festival di Ambronay ed un altro, pubblicato da Aparté con un affascinante programma, strutturato sulle composizioni di Claudio Monteverdi e Luigi Rossi su un soggetto «di moda» alla fine del XVI ed all’inizio del XVII secolo, e cioè la coscienza della fragilità terrestre e della brevità della vita attraverso l’immaginario collettivo suscitato nelle grandi occasioni religiose, come il tempo di Quaresima e la Settimana Santa, nella tradizione moralizzatrice del XVII secolo.

Ben diverso, anche se di pari intensità ed impegno, il programma di questi due interessanti cd di NoMadMusic. Musiche di autori italiani contemporanei dense di significati sociali e politici: Dormo molto amore, a sei voci, di Francesco Filidei, ispirato dalla storia del giovane anarchico ucciso dalla polizia all’inizio degli anni ’70; i graffiti di Roma e Torino riuniti in Perché non riusciamo a vederla? di Marco Stroppa (qui le voci sono accompagnate dalla viola di Christophe Desjardins); Let me bleed di Luca Francesconi sulla tragica morte di Carlo Giuliano nelle manifestazioni contro il G8 a Genova, nel 2001 e Ludus de morte regis per coro misto ed elettronica di Mauro Lanza ispirato da un altro anarchico, Gaetano Bresci, che un secolo prima aveva attentato alla vita di Umberto 1°.

Non è certo un programma di frivola distrazione, ma le durezze musicali vengono sublimate dall’intensità di un’interpretazione sensibile e coinvolgente.

ps: queste composizioni erano già state presentate in concerto a Venezia, al Teatro alle Tese, nel quadro della Biennale Musica, ad eccezione di Dormo molto amore di Filidei.

images Les Cris de Paris