Una “collana” di pneumatici usati spegnerà gli uragani

Pubblicato il 15 Novembre 2012 in da redazione grey-panthers

Devastanti uragani della portata di Sandy potrebbero essere indeboliti grazie a un sistema semplice e poco costoso che si avvale di vecchi pneumatici usati. Stephen Salter, un ingegnere marino britannico docente all’università di Edimburgo, ha brevettato insieme a Bill Gates e Nathan Myhvrold un sistema che utilizza migliaia di gomme legate insieme il cui obiettivo è mantenere la temperatura degli oceani al di sotto di 26,5 gradi centigradi, la temperatura in cui si formano gli uragani.
Il brevetto di Salter – un pioniere della ricerca sull’energia ricavata dalle onde – prevede che la catena di pneumatici sostenga tubi giganti di plastica a cento metri di profondità.
L’azione delle onde sulla superficie degli oceani forzerebbe l’acqua più calda in profondità mescolando così le acque e facendo scendere la temperatura di superficie a meno di 26,5 gradi. Il sistema verrebbe installato lungo il corridoio dell’Atlantico dove i peggiori uragani hanno origine. Lo scienziato è ora a caccia di fondi e collaborazioni per quanto riguarda il lato oceanografico e climatico delle ricerche.
“Se riusciamo a raffreddare la superficie marina, possiamo calmare gli uragani. La mia stima è che ci sarebbe bisogno di 150 o addirittura 450 di queste strutture – spiega Salter. – Galleggerebbero inviando segnali radio, in modo che nessuno ci si possa scontrare”. L’idea di quello che ormai è noto come il “Salter Sink” era stata presentata per la prima volta negli Usa a un incontro sugli uragani organizzato dopo Katrina. A raccoglierla era stata Intellectual Ventures, una società di Seattle gestita da Myhrvold e finanziata da Gates, che compra e ottiene la licenza di diversi brevetti e invenzioni. In un suo comunicato la società ha affermato: “Il concetto del Salter Sink è semplice e gigantesco allo stesso tempo. Ha catturato la nostra immaginazione. Abbiamo fatto alcuni esperimenti e calcoli per validare l’idea, ma ulteriori ricerche sono necessarie da parte di esperti nel campo dei cambiamenti climatici e dell’oceanografia; per questo abbiamo bisogno di nuovi partner nel progetto”.