Per combattere l’ageismo in modo permanente serve la cooperazione tra generazioni. E non solo

Pubblicato il 11 Dicembre 2021 in Letture Pensieri Ideas

Dalla CONFERENZA della Presidenza Slovena della UE (Semestre di presidenza Luglio-Dicembre 2021) e da Paola Bucciarelli (Senior Active per le competenze digitali- DG Connect- Commissione Europea) che l’ha seguita per noi

18 Novembre 2021

L’anno 2021 segna una svolta nella consapevolezza e nelle politiche relative all’invecchiamento della popolazione, fenomeno, questo, senza precedenti nella storia umana, al pari dei cambiamenti climatici e degli sviluppi tecnologici e che, come questi, colpisce ogni area della nostra vita e società, portando profonde trasformazioni, sfide e opportunità.

Due eventi, in particolare, hanno acceso i riflettori sull’invecchiamento: il primo, nel Gennaio 2021,  la pubblicazione del Libro verde sull’invecchiamento   con il quale la Commissione Europea ha fatto luce sulle principali questioni collegate all’invecchiamento demografico in Europa lanciando un segnale di impegno politico molto forte e di cui abbiamo già parlato in queste pagine..

Il secondo, nel marzo 2021, la pubblicazione da parte de l’OMS e l’ONU del  Primo rapporto mondiale sull’Ageismo  e, simultaneamente, del lancio della  Campagna Mondiale contro l’Ageismo[1] che chiama tutti – governi, associazioni, imprese, accademie, persone di ogni età –  e a tutti i livelli, ad agire localmente e unirsi in un grande movimento, una coalizione mondiale, per cambiare la narrativa sull’età e sull’invecchiamento e contribuire a creare un mondo per tutte le età. (#World4allAges).

Diversi Stati e organizzazioni hanno risposto  all’appello delle Nazioni Unite organizzando dibattiti ed eventi locali (si può seguire facilmente sul portale dell’OMS lo stato dell’arte del dibattito a livello mondiale).  L’UE ha risposto all’appello:  la Presidenza di turno (la  Slovenia)  insieme a  AGE Platform Europe e alla Federazione delle associazioni di pensionati sloveni,  ha organizzato, il 18 Novembre scorso,  la Conferenza internazionale “Diritti umani per tutte le età: promuovere una prospettiva permanente e una cooperazione intergenerazionale per affrontare l’ageismo”.

La Conferenza, che ha avuto accoglienza e seguito molto ampi (hanno partecipato 600 persone da 60 Paesi del mondo), ha avuto il merito di ripercorrere e  aggiornare  i tre assi principali del dibattito in corso – i diritti, il ciclo di vita e l’incontro delle generazioni –  fornendo approfondimenti e dando  visibilità a soluzioni già in atto.

Rispetto ai tre assi del dibattito, la Conferenza

  • ha ribadito   l’importanza dell’esercizio dei diritti da parte delle persone di ogni età, e quindi la necessità di concepire le politiche relative all’invecchiamento  non in termini di bisogni, problemi e fragilità, ma in termini di uguaglianza e diritti umani che devono essere garantiti a tutte le età, inclusa quella avanzata.

–    ha convalidato la prospettiva di “corso di vita” come approccio all’invecchiamento. Guardare, cioè, all’invecchiamento come a un processo continuo che comincia sin dalla nascita, che genera opportunità e ineguaglianze lungo il corso di tutta la vita (es: tipo di lavoro, grado di istruzione.)  che a loro volta, determinano le condizioni in cui si arriva alla vecchiaia.

–   ha confermato il contatto e la collaborazione intergenerazionale quale  efficace    strumento di lotta all’ageismo, apportando  utili riflessioni e una serie ampia di esempi da cui trarre ispirazione.

Le conclusioni della Conferenza saranno adottate dal Consiglio Europeo dei Ministri entro la fine di questo anno e immesse sulla piattaforma multilingue della Conferenza sul Futuro dell’Europa per esserne un contributo e trovare un seguito certo.

 Vivere più a lungo, preservando la propria autonomia, dignità e indipendenza

Il punto di partenza della discussione è che gli Europei vivono più a lungo di quanto sia mai accaduto in passato. Si stima che entro il 2060 l’aspettativa di vita media aumenterà di 8,5 anni per gli uomini (passando a 84,5 anni) e di 6,9 anni per le donne (passando a 89 anni).  Le persone anziane sono la fascia di età in più rapida crescita nell’Unione europea, una fascia molto eterogenea a causa di differenti situazioni e percorsi di vita individuali.

La questione generale che anima il dibattito mondiale sull’invecchiamento è come preservare l’autonomia di questa ampia fascia di popolazione e come garantire loro il diritto di  vivere in dignità e indipendenza e di partecipare attivamente alla società.

Il problema è che il contributo degli anziani rispetto a tutti gli aspetti della società e dell’economia,   in quanto imprenditori (produttori) o consumatori, in quanto volontari, prestatori di assistenza, aiuti familiari, sostegno economico a figli-nipoti,  o promotori dell’apprendimento intergenerazionale grazie a tutte le loro conoscenze ed esperienze accumulate,  non è riconosciuto dalla società. Gli atteggiamenti nei confronti dell’invecchiamento e delle persone anziane sono per lo più negativi, e le persone anziane viste come incompetenti, ostili e, generalmente, un peso per la società. Tali atteggiamenti  negativi – identificati col termine Ageismo –  sono comuni nelle società e raramente vengono messi in discussione. Secondo un rapporto Eurobarometri 2019[2], la discriminazione basata sull’età, insieme alla discriminazione di genere, è quella più frequente nella UE.

L’Ageismo è creato dal linguaggio che usiamo sull’età e sull’invecchiamento ed è praticato a livello istituzionale, interpersonale e anche auto-inflitto.

L’Ageismo a  livello istituzionale  si manifesta  nelle politiche dell’impiego, finanziarie, housing, pensioni, formazione, assistenza sanitaria allorché’ queste discriminano in base all’eta’.  Per esempio, le opportunità di formazione sono precluse agli anziani, l’ età determina chi riceve certi trattamenti (chirurgia, dialisi), gli anziani sono esclusi  dai programmi di testing clinici e dai programmi di  ricerca malgrado essi rappresentino  il target di tali trattamenti, gli anziani non possono diventare donatori di sangue dopo i 60 anni.

 A livello interpersonale , l’Ageismo si manifesta nei luoghi di lavoro, svago, in famiglia, con  la marginalizzazione, l’isolamento, accessi negati, lavori negati, cure mediche non offerte, derisione, tono condiscendente, infantilizzazione del linguaggio, mancanza di rispetto. La discriminazione di genere e di età è sistematicamente praticata anche dai media

L’Ageismo auto-inflitto è l’accettazione di pregiudizi e dei comportamenti negativi della comunità che ci circonda e che induce  sentimenti di inadeguatezza e insicurezza sulle proprie capacità. Si interseca con altre discriminazioni come la disabilità, il sessismo e il razzismo generando il “doppio rischio” della discriminazione (essere disabile e anziano, essere donna e anziana, essere omosessuale e anziano).

Durante la pandemia, l’ageismo si è manifestato con brutalità. Il COVID-19 ha colpito in modo sproporzionato la salute fisica e mentale di molti anziani, mostrando l’insufficienza dei nostri servizi, aggravando la violazione dei diritti e l’isolamento sociale.  Le persone anziane che vivono da sole hanno affrontato difficoltà a causa dei blocchi e di altre misure. Sanità digitale e cure ambulatoriali sono state disponibili in misura limitata. Molte persone anziane spesso non hanno accesso e non partecipano alla comunicazione digitale e hanno quindi dovuto affrontare ulteriori restrizioni in termini di interazione e partecipazione sociale.  Anche se la tecnologia ha contribuito a raggiungere gli anziani durante la crisi COVID-19, il divario digitale tra le generazioni resta significativo e aumenta con l’età.

Questo fenomeno affligge il singolo, ma ha ricadute e costi reali su tutta la comunità.  Riduce la solidarietà tra generazioni, contribuisce alla povertà.  Mancanza di autostima, solitudine, depressione, declino mentale, isolamento sociale, ospedalizzazione sono fenomeni mutuamente legati e consequenziali. La salute e il benessere psichico e fisico degli anziani possono costare molto alla società’ oppure, al contrario, possono contribuire a creare una società prosperosa.

Nonostante la sua natura pervasiva e i suoi effetti dannosi, l’Ageismo manca ancora di una solida base di conoscenze di ricerca dedicata, informazioni precise, dati disaggregati e analisi sistematica delle tendenze. Tuttavia, combattere (e sconfiggere) il fenomeno è un prerequisito per il successo di tutte le altre politiche in favore dell’invecchiamento. Esso richiede un cambiamento di prospettiva che, quantunque necessario e dovuto, è ancora lontanissimo: percepire l’invecchiamento non come un problema ma come un valore aggiunto per la società. Serve per questo un salto di mentalità, un pensiero senza età,   una nuova Greta che ispiri e guidi il cambiamento…

Il dibattito internazionale in cerca di soluzioni

La Conferenza ha richiamato le principali linee strategiche già maturate nel dibattito internazionale e articolato  la discussione intorno a tre assi principali  i diritti umani, la prospettiva del corso di vita e l’approccio intergenerazionale,  fornendo aggiornamenti ed esempi che sono sintetizzati nel seguito.

Asse 1: una questione di eguaglianza

 Proteggere il diritto delle persone anziane a vivere in dignità e indipendenza e a partecipare alla società è una questione di uguaglianza. I diritti umani sono inalienabili e il loro godimento deve essere garantito indipendentemente dall’età. La tutela dei diritti umani è un valore fondamentale della Unione Europea e un prerequisito per la sostenibilità e crescita inclusiva e il funzionamento delle nostre democrazie. Il loro pieno godimento è una delle chiavi indicatori di società libere, aperte e giuste. Questo principio fondante dell’Unione Europea resta vero durante l’attuale pandemia di COVID-19.

La UE dispone di un consolidato quadro giuridico di riferimento che obbliga e incoraggia la comunità a garantire il pieno godimento di tutti i diritti umani a tutti e diritti sociali, indipendentemente da età o diversità.  I riferimenti principali che includono tutti i cittadini (ma fanno anche localmente esplicito riferimento agli anziani) sono la

I diritti sociali includono il diritto all’istruzione, formazione e apprendimento permanente, il diritto in età avanzata a risorse che assicurano una vita dignitosa, il diritto di accesso a servizi sanitari economici e di buona qualità,  il diritto a prezzi abbordabili , servizi di assistenza a lungo termine di buona qualità, in particolare servizi di assistenza domiciliare e di comunità  nonché l’accesso ai servizi essenziali, compreso i servizi digitali. A proposito di questi ultimi, le  conclusioni del Consiglio (summenzionate) invitano gli Stati membri a garantire che la digitalizzazione, in particolare nei servizi sanitari, sociali e di assistenza a lungo termine, faciliti l’accesso ai servizi e il loro utilizzo, mantenendo nel contempo i servizi non digitali.

Quali soluzioni?

Emergono tre piste :

  • Politiche e leggi (per proteggere i Diritti Umani e ridurre l’Ageismo,
  • Educazione e istruzione (formale e informale, sin da piccoli; aumentare l’empatia)
  • Interventi intergenerazionali (risultati promettenti)

Per  esercitare i diritti occorrono  leggirobuste che affrontino il problema della discriminazione basata sull’età e in differenti aree della vita e le qualifichino come un reato.  Ma per applicare le leggi servono risorse per gestire le infrazioni a tali leggi e serve un efficace sistema di monitoraggio.

Per esercitare i diritti  occorrono dati su Ageismo, che misurino la sua incidenza su fisico, mente,  salute e benessere. Il fabbisogno di DATI e’ emerso fortissimo durante la Conferenza: abbiamo  veramente bisogno di dati in generale, ma anche di dati disaggregati per decade oltre i 65 anni per verificare se l’Ageismo e la violazione dei diritti umani aumenta col crescere dell’età.  Un aiuto ci viene dall’AGENZIA EUROPEA per i DIRITTI FONDAMENTALI (FRA) che  scende  in campo contro l’Ageismo  e annuncia di includere l’Invecchiamento come nuova area di ricerca.  Questo significa disaggregare per età i dati già in loro possesso (es: quelli pubblicati nella  Relazione sui Diritti Fondamentali 2021).  In particolare, per il 2022 annuncia una ricerca su “Invecchiare nella società digitale” in cui sarà misurata l’accessibilità dei sistemi della PA negli Stati Membri (accesso che  in alcuni di essi e’ ormai possibile solo online) .

Asse 2: Il “corso di vita” , una visione olistica dell’invecchiamento

 L’età avanzata è il risultato di un lungo processo di vita che influenza le condizioni di arrivo.  Le condizioni di vita delle persone anziane sono diverse e dipendono da molte situazioni che si sono create lungo il percorso di vita,  per esempio il loro reddito, lo stato di salute, livello di istruzione e integrazione in famiglia e social network, ma anche il  genere, l’ orientamento sessuale o un’esperienza difficile come migrazione o fuga.

La prospettiva del corso di vita vede  l’invecchiamento come un processo che interessa tutto il corso della vita e coinvolge tutta la società.  Riconosce che le esperienze passate e presenti sono modellate sia dalle nostre scelte ma anche da più ampie condizioni sociali ed economiche, compreso l’Ageismo, che ostacola il pari godimento di tutti i diritti umani a ogni età.

La prospettiva del corso di vita rafforza la consapevolezza della pluralità di condizioni che esistono all’interno della popolazione anziana (quindi non si può generalizzare) e, al tempo stesso, sviluppa la responsabilità individuale rispetto alle condizioni in vecchiaia che , in buona  misura, dipendono anche dalle abitudini virtuose (alimentazione, sport, apprendimento continuo..) che abbiamo tenuto nel corso della vita[3].

Dal momento in cui l’ età non è una categoria distinta, ma una dimensione che si coltiva sin dalla nascita, non si deve più pensare a  “politiche per l’invecchiamento” ma l’invecchiamento deve “impregnare” tutte le nostre politiche a cominciare dall’istruzione.

L’integrazione (“mainstreaming ”) dell’invecchiamento consiste in una strategia multidimensionale che integra in tutti i settori d’intervento e a tutti i livelli decisionali i temi dell’invecchiamento attivo e della longevità, nonché aspetti dell’equità intergenerazionale.

Esso comporta la disintegrazione del modello tradizionale di corso di vita (Istruzione-lavoro-pensione) in favore di politiche di apprendimento continuo, di invecchiamento attivo e in salute, di conciliazione tra vita e lavoro, di misure di supporto economico, che consentano di facilitare lungo il corso della vita, l’alternarsi di cicli  di formazione-lavoro -pausa  indipendentemente dall’età   e ripetutamente  nel corso della vita.

Le Conclusioni del Consiglio dell’UE sull’ integrazione dell’invecchiamento nelle politiche pubbliche (12 Marzo 2021)   sancisce l’impegno degli stati della UE  ad adottare  un approccio “integrato”, che riconosca l’età avanzata come parte di un corso di vita più ampio, focalizzando l’impatto delle politiche dell’UE sulle diverse fasce di età e in intersezione con altri motivi di discriminazione.

Asse 3: Solidarietà e cooperazione intergenerazionale 

La solidarietà tra le generazioni è tra i valori fondanti dell’UE e il suo enunciato è nell’articolo 3.3 del Trattato di Lisbona. Nelle società moderne, tuttavia, ci sono meno contatti intergenerazionali e la cooperazione intergenerazionale è in pericolo. Per ridurre l’Ageismo e aumentare la solidarietà nella società è importante promuovere la cooperazione intergenerazionale e interventi educativi che promuovano i valori dell’incontro tra generazioni e il mutuo apprezzamento.

La solidarietà fra le generazioni è spesso minata dal linguaggio e dalla narrativa anche ai livelli politici più alti. Questi favoriscono il confronto tra generazioni spostando (inconsapevolmente?) il focus della discussione su fattori non determinanti. Alcuni esempi:

  • Recente conferenza di Glasgow su Climate Change: dal dibattito emergeva la tensione intergenerazionale tra chi ha creato il problema e chi ne paga le conseguenze. Ma era questo il punto?
  • Dibattito sul Digital divide:  emerge il confronto tra junior e senior (tra nativi digitali e immigranti nel mondo digitale).  Il divide esiste, ma l’età non è il fattore determinante!
  • COVID – stigmatizzazione delle generazioni (anziani fragili vs giovani insensibili) e uso dell’hashtag #Boomerremover

Il linguaggio politico dovrebbe essere neutro e rispettoso di tutte le età.   Identificare la gente come gruppo limita la comprensione delle intersezioni e rinforza gli stereotipi.

I diversi interventi nella Conferenza hanno confermato che la cooperazione intergenerazionale ha un grande potenziale per prevenire attitudini discriminatorie e sviluppare comunità age-friendly. I giovani hanno dinamismo, coraggio, nuove idee. Gli anziani hanno capacità di giudizio e possono evitare disastri. La cooperazione, il coworking, l’apprendimento misto tra generazioni combatte la segregazione, apre all’ascolto, alla scoperta, al rispetto dell’altro.  Esperimenti e misure provano che l’incontrarsi di persona e in maniera ripetitiva (es: una volta alla settimana, non online e non occasionalmente) gioca un ruolo importante nel connettere generazioni diverse. Il COVID ha confermato che il digitale non rimpiazza il contatto in persona.

Gli ESEMPI DI BUONE PRATICHE per connettere le generazioni portano tutti sul modello: Live-Stay-Work (vivi-abita-lavora) fianco a fianco, condividendo bisogni, emozioni e pratiche.

Progetti ed esperimenti  in corso in tutto il mondo sono moltissimi e i risultati incoraggiano a lasciarsi ispirare e ripetere le buone pratiche . Alcuni esempi:

  • Creare ambienti di lavoro misti e promuovere la mentorship intergenerazionale . Le imprese ne gioverebbero molto, ma per il momento questo potenziale è largamente sotto sfruttato dal mondo dell’impresa.
  • Educare i più giovani alla diversità, creare opportunità per incontri tra generazioni a scuola
  • Affiancare alle competenze tecniche ed esporre nei CV le competenze “sociali” (capacità di ascolto, dialogo..) nonché le virtù tali che rispetto, tolleranza, solidarietà, gentilezza.
  • Costruire residence per senior e studenti con facilitazioni di alloggio. Un bell’esempio è stato realizzato in Olanda di una casa di riposo dove studenti possono alloggiare gratuitamente in cambio di un certo numero di ore settimanali di servizi prestati agli anziani
  • Creare città e comunità age-friendly (es. progetto VIVAGORA IT)
  • Coinvolgere gli anziani e i giovani nei processi decisionali
  • Promuovere l’alfabetizzazione digitale di tutti (non solo degli anziani)

 In conclusione, la Conferenza ha ripercorso e confermato i termini del dibattito, le linee politiche/strategiche verso le soluzioni e le azioni già in corso. Ha evidenziato che c’è molto attivismo sul territorio e grande sensibilità a livello di organizzazioni internazionali, ma poca determinazione, coscienza e azione a livello politico/amministrativo  intermedio (stati membri, regioni, municipalità). La Conferenza ha evidenziato che tanta strada rimane da fare e abbiamo TUTTI un ruolo da svolgere ed un’azione possibile all’interno delle nostre comunità di riferimento: governi, accademia, società civile, scuole,  business e settore privato, famiglie e individui (e non  dimentichiamo di coinvolgere i giovani!) Serve costruire insieme un largo movimento per creare una società giusta e prospera per tutte le età, inclusa la vecchiaia. Promuoviamo e rilanciamo nella nostra comunità la Campagna dell’ONU contro l’Ageismo   #world4allAges 2021-2030

 

Paola Bucciarelli
Senior Active per le competenze digitali- DG Connect- Commissione Europea


[1] Guide, risorse, strumenti, un toolkit   per organizzare eventi e campagne in tutto il mondo sono a disposizione sul sito dell’OMS

[2]

[3] A proposito del corso di vita,  un delegato  ha citato un estratto dal De senectude di Cicerone che, più di 2000 anni fa, diceva esattamente la stessa cosa “indubbiamente, la più adatta difesa della vecchiaia sono il principio e la pratica delle virtù che se coltivate in ogni periodo della vita portano frutti meravigliosi al termine di una lunga e operosa carriera perché non ti lasceranno mai,  nemmeno alla fine della vita

 

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