Combattiamo per primi noi stereotipi e pratiche “immutabili”

Pubblicato il 24 Novembre 2021 in Ideas Tempi d’oggi / Noi e Società
nonni e nonne

Nella nostra società l’ageismo si può manifestare su tre livelli:

  • il livello istituzionale
  • il livello interpersonale
  • il livello personale

A livello delle istituzioni si fa riferimento alle leggi, alle regole, alle norme sociali, alle politiche e alle pratiche che restringono le opportunità e che sistematicamente danneggiano le persone in base alla loro età. Spesso le persone non sono in grado di riconoscere l’ageismo istituzionale perché le regole, le norme e le pratiche sembrano immutabili e vengono ricondotte a rituali percepiti come normali. Si pensi alle politiche sanitarie che consentono meno cure in base all’età; alle politiche del lavoro dove, per esempio, si escludono corsi di formazione per adulti dopo i cinquant’anni e nei media, dove agiscono vecchi e nuovi stereotipi.

A livello interpersonale l’ageismo viene messo in atto nelle relazioni tra due o più persone. Agisce se si dividono vecchi e giovani in categorie generalizzanti senza prendere in considerazione il punto di vista personale, in particola modo quando si prendono decisioni. Ma si manifesta anche quando si usa un tono e forme di linguaggio che infantilizzano gli anziani, presupponendo che siano meno capaci e trattandoli senza rispetto e senza gentilezza. Infine arrivando agli insulti, gli anziani perché incapaci, i giovani perché irresponsabili. Queste forme di ageismo sono riscontrabili soprattutto nei Paesi a basso reddito e a basso livello di istruzione.

C’è un ageismo rivolto anche verso se stessi, quindi su un livello personale che spesso di manifesta sotto forma di disprezzo. Possono esserne esempio i ventenni che si ritengono troppo giovani per un lavoro e quindi esitano a cercarlo o il fatto che gli anziani pensino di non essere più in grado di imparare nuove competenze e siano quindi riluttanti a iscriversi a corsi o a imparare un nuovo hobby.

I tre livelli in cui si manifesta l’ageismo sono interconnessi e si rafforzano a vicenda.

L’ageismo si manifesta fin dalla prima infanzia: i bambini introiettano la cultura dominante e, su questa base, giudicano le persone che li circondano. Ad esempio, quando disegnano le fasi della vita di una persona, i due terzi dei bambini delle scuole dell’infanzia e delle scuole elementari disegnano gli anziani come incapaci di badare a se stessi e in generale passivi. Analogamente, quando gli anziani parlano di sé si ritraggono esattamente come i più giovani li descrivono.

L’ageismo si coniuga spesso con altri “ismi” quali il sessismo o il razzismo. Il termine “ageismo di genere” si riferisce alle differenze che comporta l’invecchiare come uomini o come donne. E all’aumento di diffidenza e ostilità quando si tratta di donne anziane. Questo spiega la differenza che esiste, per esempio, nel giudicare l’aspetto fisico di un uomo vecchio o di una donna vecchia. O per esempio le accuse, nell’Africa sub-sahariana, rivolte alle donne anziane di essere portatrici di malaugurio o, ancora, l’ostilità verso le vecchie vedove. La stretta interazione tra agesimo e sessismo si manifesta anche nella sanità, ad esempio negli Stati Uniti dove le donne anziane hanno un accesso più difficoltoso alle cure mediche rispetto ai coetanei maschi o anche nel lavoro quando, sin da giovani, le donne hanno più problemi, più ostacoli, più interruzioni del percorso che le porta poi ad avere pensioni più povere in vecchiaia.

Bisogna considerare anche l’interazione dell’ageismo con altri “ismi”. Benché le ricerche si siano concentrate quasi esclusivamente sull’interelazione con il sessimo, vi sono possibili relazioni con il razzismo, il classismo, l’eterosessismo, l’omofobia e la transfobia. Una intersezione che non è stata sufficientemente analizzata è con il razzismo, ma in questo campo le ricerche stanno aumentando. In Canada, ad esempio, appare confermato il fatto che le donne anziane nere abbiano meno facilità di accesso alle cure per la salute mentale. Analoghe difficoltà si rilevano per le donne anziane lesbiche o per gli uomini omosessuali.

Da questo punto di partenza si prospettano nuove ricerche sociologiche.

Le priorità di ricerca future sembrano essere:

  • Promuovere e diffondere l’uso della definizione di ageismo proposta nel Rapporto ONU
  • Promuovere la comprensione delle modalità con cui i diversi linguaggi e le diverse culture si riferiscono all’ageismo per capirne la trasferibilità
  • Accrescere la consapevolezza tra tutti gli attori sociali di come l’ageismo si manifesti soprattutto nei Paesi a basso-medio reddito
  • Condurre ulteriori ricerche sulle possibili interazioni con altri “ismi”.

 

di Marina Piazza

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