FILM IN DVD: “La pazza gioia”,di Paolo Virzì

Pubblicato il 6 Marzo 2017 in

Sceneggiatura Francesca Archibugi, Paolo Virzì cast Valeria Bruni Tedeschi (Beatrice) Micaela Ramazzotti (Donatella) Valentina Carnelutti (Fiamma) Marco Messeri (Floriano) Anna Galiena (Luciana) Tommaso Ragno (Giorgio) Marisa Borini (madre di Beatrice) Sergio Abelli (Torrigiani) genere commedia durata 118′

“Thelma e Louise de noaltri”, è stato detto di questo film, ma la somiglianza è solo esteriore. Due donne in fuga on the road, con la differenza, fondamentale, che alla fine della storia Gena Davis e Susan Sarandon si buttano nel baratro mentre qui le due fuggiasche tornano all’ovile. E proprio la scena della figliola prodiga che ribussa al portone della casa-famiglia mentre l’amica la sta aspettando a una finestra è il punto più basso di un film sbagliato e ambiguo nonostante il grande successo di pubblico. O forse proprio per questo. Anche gli elogi spesi per Valeria Bruni Tedeschi ci sembrano eccessivi. Non per la qualità dell’attrice, indiscutibile e comprovata da molti altri film, ma proprio per la debolezza del personaggio che è chiamata a interpretare. Un ruolo e tante situazioni ai limiti del grottesco, frutto di una sceneggiatura sbagliata proprio perché alla costante ricerca del colpo di scena, della situazione-limite, ma senza un vero e proprio tessuto drammaturgico. Certo si può trovare di che sorridere anche nel dramma, nelle storie border line di Beatrice e Donatella, affidate a una comunità di recupero per chi ha subito condanne penali. Eppure la debolezza del film è proprio li: nel trasformare la tragedia non in commedia, ma in farsa pigiando sul pedale del grottesco. Emblematico, appunto, il personaggio di Beatrice cui neppure un’interprete come la Bruni Tedeschi sa dare lo spessore che avrebbe meritato se Archibugi e Virzì non l’avessero trasformata in una marionetta. Quanto a Donatella-Ramazzotti il discorso cambia poco. Lei dovrebbe essere l’antifrasi di Beatrice (bruna-bionda, umbratile-solare, taciturna-logorroica, povera-ricca e via contrapponendo) mentre finisce solo con l’essere l’altra faccia della stessa medaglia. Qua e là si ride. Più per riflesso condizionato che per autentica dinamica narrativa. E non è un caso che si rida di più quando sono in scena i comprimari e non le protagoniste. Il che significa che il film manca il colpo anche quando punta al bersaglio grosso.

 

E allora perché vederlo?

Per capire il lavoro di chi manda avanti le comunità di recupero

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