Film in DVD: “Sarà il mio tipo?”, di Lucas Delvaux

Pubblicato il 24 Ottobre 2016 in

regia e sceneggiatura Lucas Belvaux cast Emilie Dequenne (Jennifer) Loïc Corbery (Clément) Sandra Nkaké (Cathy) Charlotte Talpaert (Nolwenn) Anne Coesens (Hélène) Didier Sandre (padre di Clément) Martine Chevallier (madre di Clément) genere commedia durata 107′

In amore, si sa, gli opposti si attraggono. E cosa c’è più agli antipodi di un intellettuale parigino e una coiffeuse del “profondo nord” francese? Lei, Jennifer, mamma single, lavora in un negozio di parrucchiera e quando può, con due amiche-colleghe passa le serate al karaoke cantando successi pop. È biondo platino, legge riviste di gossip e si veste in maniera dozzinale, a volte persino un po’ pacchiana. Lui, Clément, abito stazzonato, camicia senza cravatta, bel morettino dall’aria perennemente imbronciata, è professore di filosofia e autore di ponderosi saggi sulla materia, legge Dostojevskj e cita Kant. Terreno d’incontro della “strana coppia” la cittadina di Arras, quasi al confine col Belgio nonché piccola patria di un certo Maximilian Robespierre.

Clément è stato temporaneamente assegnato al liceo locale e considera la nomina come una specie di limbo in attesa di fare ritorno nella Ville Lumière, alla consueta cerchia di amici intellettuali e, forse, di qualche vecchia fiamma un po’ spenta. Lei sogna lidi lontani, ma si limita a vacanze low cost con le amiche del cuore. Un taglio di capelli galeotto e, fatale, arriva il coup de foudre, in seguito al quale i due condividono per qualche ora il miniappartamento di lei e alcuni libri di lui. Pas son genre, recita il titolo originale: non è il suo tipo. Però lui va al karaoke e lei lo segue in biblioteca, ma le barriere definitive cadono solo in branda, nella nudità spirituale, più che fisica, di due solitudini in debito con la vita. Tanto che neppure il chiassoso carnevale, con i suoi cortei di maschere, la musica e i lazzi scioglie del tutto il gelo che separa comunque le loro esistenze. Un finale amarognolo, che lascia le cose in sospeso, ci risparmia l’happy end, anche se resta un pertugio per chi proprio vuole essere ottimista.

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E allora perché vederlo?

Per capire se davvero l’amore è cieco (e magari anche un po’ sordo)

 

 

 

 

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