“I Sette Palazzi Celesti” e I Capolavori d’Arte di Milano

Pubblicato il 2 Maggio 2017 in , , da Laura Bolgeri

I Sette Palazzi Celesti, le monumentali torri di cemento armato, create dall’artista tedesco Anselm Kiefer nel 2004, e destinate come installazione permanente ai grandi spazi dell’Hangar Pirelli alla Bicocca, fanno ora ufficialmente parte dei capolavori d’arte di Milano.

E’ quanto è emerso in un recente incontro dedicato alla presentazione dei capolavori d’arte della città, che fa parte della serie “ Conversazioni d’ Arte”. 

Le conferenze  sono condotte da esperti, con un appuntamento ogni mese. Gli incontri si terranno fino al 2 agosto a Palazzo Reale. La storica dell’arte Gabi Scardi, esperta di arte contemporanea, ha inaugurato il ciclo di incontri di questa stagione, dedicando una particolare e suggestiva lezione alla installazione dei “Sette Palazzi Celesti” di Anselm Kiefer. Un’opera veramente di grandi dimensioni, con un susseguirsi di torri alte fino a diciotto metri, che dominano i grandi spazi dell’ Hangar (15mila metri quadrati in gran parte oscuri)  e pone diversi interrogativi al visitatore .

 Prima precisazione: Il  titolo dell’installazione di Kiefer “ Sette Palazzi Celesti”, che può sorprendere e incuriosire il visitatore dell’hangar, deriva dal nome dei palazzi, o meglio santuari, descritti in un trattato ebraico del  quarto-quinto secolo dopo Cristo. Nel libro si narra, in termini simbolici, secondo la mistica ebraica, il cammino di iniziazione spirituale di chi vuole ascendere al cospetto di Dio. E in effetti la tensione verso il cielo è un elemento centrale dell’ispirazione dell’opera.

Dunque già il nome delle torri , “ Palazzi Celesti” , che Anselm Kiefer ha voluto dare alla sua opera, ha un significato altamente simbolico che può essere interpretato in senso etico e storico.

Anselm  Kiefer è nato nel marzo 1945 a Donaueschingen, una popolosa cittadina tedesca, pochi mesi prima della caduta della Germania, ed è cresciuto letteralmente fra le tante rovine del paese, dove da bambino andava a giocare – ha precisato Gabi Scardi-  Ha vissuto e sentito così, da molto vicino, che la sua storia era quella tedesca recente: quella della caduta del terzo Reich e della fine del nazismo. Ma, crescendo ha poi accolto in sé ogni altro aspetto della cultura tedesca, consapevole non solo della sua grandezza, ma anche del fatto che la tragedia della  Germania non si poteva rimuovere dai ricordi.

In effetti ai primi esordi, alla fine degli anni Sessanta, Kiefer aveva chiaramente messo in berlina il nazismo e si era fotografato raffigurandosi con ironia nei panni di suo padre in divisa, con il braccio alzato e teso nel saluto nazista.

Negli anni Kiefer si è rivelato un artista molto impegnato e ha costruito e dipinto opere di vario genere, fra cui tele di grande formato e straordinari disegni e xilografie con paesaggi, ricostruzioni delle città e dei complessi industriali visitati, la rappresentazione rielaborata delle piramidi di Giza, di alcuni storici monumenti in rovina nell’America centrale, fino alla periferia della città di Gerusalemme. Ma molti temi, particolarmente cari al suo percorso artistico, sono rimasti  legati alle rovine dell’Occidente, alla riflessione sulla memoria e all’elaborazione di una storia che riguarda se stesso e l’intera umanità.

Oggi Anselm Kiefer è considerato uno dei grandi artisti europei contemporanei. Ha fatto diverse mostre, e’ stato invitato alla Biennale di Venezia già nel 1980, ed è venuto spesso in Italia. Nel 1997 è stato invitato al museo Correr di Venezia, nel 1999 al GAM di Bologna con una enorme personale. Fra le ultime mostre di rilievo : nel 2011 alla LIV Biennale di Venezia con una mostra intitolata “ Il sale della Terra” e contemporaneamente la  personale alla Fondazione Vedova di Venezia, nel 2014 a Londra alla Royal Academy of Arts, nel 2016 al Museo Guggenheim di Bilbao.

 I Sette Palazzi Celesti  rappresentano in sintesi il percorso artistico di Anselm Kiefer nel corso degli anni. Le torri sono realizzate in cemento armato, moduli di container e molti elementi in piombo, un materiale particolarmente caro all’artista perché, nella tradizione ebraica, è la materia della melanconia. E poi lastre di vetro e carta ed elementi diversi, inseriti tra i vari piani di ciascuna torrre, o sparsi a terra, tutt’intorno sui pavimenti. Sono frammenti di vetro, cenere, materie organiche, arbusti e fiori appassiti. E anche materiali terrosi essicati, striscie di ferro o di zinco con incisi numeri o nomi- che sono un chiaro rimando alle cifre tatuate sulle braccia dei deportati nei campi di concentramento – stralci di vesti, bobine cinematografiche, grandi libri bruciati. Molti elementi sono inseriti nelle crepe, o tra un piano e l’altro delle torri. La riflessione su ebraismo e Shoah sembra dunque  inevitabile nell’opera di Kiefer.

 “Le dimensioni delle torri schiacciano il visitatore verso il basso e lo fanno apparire piccolo”- ha spiegato Il critico d’arte Gabi Scardi- “Ma nello stesso tempo, lo sguardo è attratto verso l’alto, e il silenzio invita alla meditazione. E’ un viaggio sia reale sia interiore, non privo di ambiguità. Lo sguardo è rivolto verso l’alto, ma anche in basso, verso se stessi. I  Sette Palazzi Celesti sono insieme elevazione e caduta “.

Ma- aggiungiamo noi – la tensione verso l’alto è forse quella che prevale, se lo spettatore si attarda nella contemplazione dei grandi “Palazzi Celesti”. Anselm Kiefer con questa opera, e in generale con le sue opere, ha  sempre tenuto conto dell’ambivalenza dell’uomo :“della sua tendenza distruttiva e della sua possibilità di rinascita, dell’inalienabile aspirazione all’ascesa che, ad onta di qualsiasi barbarie, lo ha sempre animato”. E’  questa la conclusione del critico.

Ed è un percorso artistico che ci affascina anche umanamente.

L’iniziativa  di questi  incontri e approfondimenti sulle opere d’arte, che appassionano molti milanesi, è dell’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno e di Marco Carminati, curatore del progetto, ed è volta a far conoscere, tramite studiosi competenti, le caratteristiche e le origini dei capolavori d’arte che Milano possiede, sia quegli antichi sia quelli moderni, spesso trascurati. E non sono pochi. L’elenco è  precisato con dei dati e delle foto in una piccola  pubblicazione ,  intitolata  “Capolavori d’arte di Milano “, sostenuta da Pirelli e distribuita dal Comune .

 Attraverso la conoscenza di questi capolavori si percorrono sette secoli di storia, fino ad arrivare a cogliere il linguaggio dell’arte contemporanea, spesso più enigmatico e poco conosciuto, ma ricco di elementi da decifrare, come abbiamo visto con i Sette Palazzi Celesti.

Tra le opere storiche, più antiche considerate  “ Capolavori d’arte di Milano”  viene  presa in considerazione la “Pala Montefeltro” di Piero della Francesca, conservata nella Pinacoteca di Brera. E’un’opera, per certi versi, ancora oggi avvolta dal mistero per i significati di alcuni elementi che caratterizzano il dipinto.  Come  l’uovo appeso alla conchiglia della semi-cupola sullo sfondo. O come il ciondolo di corallo intorno al collo del  Bambino adagiato sul davanti, o le figure geometriche del tappeto realizzate nei minimi dettagli.

Un altro capolavoro storico, databile attorno al 1485 è il  “Ritratto di Musico” di Leonardo  da Vinci . E’ un dipinto a olio su tavola di piccole dimensioni, con un ritratto molto intenso che raffigura un maestro di cappella del Duomo, alla corte degli Sforza. Da notare gli occhi e lo sguardo del personaggio che testimoniano molto bene gli studi anatomici  condotti da Leonardo e le sue indagini sui “moti mentali” e l’espressività.  Il ritratto è conservato nella Pinacoteca Ambrosiana. Il critico Fernando Mazzocca ne parlerà il 17 maggio a Palazzo Reale.

La  seicentesca “camera delle meraviglie” di Manfredo  Settala, rappresentante di una illustre famiglia milanese, conservata al MUDEC, Museo delle Culture di via Tortona ci stupisce ancora oggi con la collezione di oggetti esotici  proveniente da luoghi allora inaccessibili . Se ne parlerà il 17 maggio con Alessandro Morandotti a Palazzo Reale.

Tra le opere  considerate “capolavori d’arte di Milano” si evidenziano anche la bella statua del Canova intitolata  “Ebe”,la figlia di Era e Zeus. I gesti aggraziati della fanciulla, la classicità delle forme del suo corpo,  trasmettono l’idea di una bellezza senza tempo  e di una eterna giovinezza. La statua è esposta  alla Galleria d’arte Moderna di Milano, il GAM . Se ne parlerà il 14 giugno a Palazzo Reale con  lo storico dell’arte  Fernardo Mazzocca
Fra le opere  più recenti , considerate  parte dei capolavori della città,  vengono segnalati  anche  ” I Bagni Misteriosi”, un’opera monumentale su progetto di Giorgio De Chirico che è stata realizzata nel giardino della Triennale nel 1973, e poi per anni trascurata. Oggi la grande vasca colorata, con i busti di due nuotatori, un cigno, una palla, un trampolino e una fonte, è stata restaurata  e si presenta come un’opera gioiosa tra il verde del prato circostante.  Ne parlerà in modo dettagliato in una “Conversazione sull’Arte” la  giornalista e critico d’arte Ada Masoero, il 5 luglio a Palazzo Reale .

Tutti gli incontri sono a ingresso libero e iniziano alle 21. E’ possibile riservare il proprio posto sul sito www.seiconversazioni.it