CD ed altre musiche di ottobre, di Ferruccio Nuzzo

Pubblicato il 3 Ottobre 2022 in , da Ferruccio Nuzzo

Mel Bonis (Mélanie-Hélène Bonis) fu un personaggio singolare e una protagonista nel mondo musicale post-romantico della fine dell’800, a Parigi. Già il suo nome d’arte – Mel – indica i problemi che ella ebbe, sin dall’inizio dei suoi studi, nell’ambito del Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi che soltanto nel 1878 aprì le sue classi di armonia e composizione alle donne (e Mel fu una delle prime ad esservi ammessa, allieva, tra gli altri, di César Franck).

La sua musica, ben inscritta nella sua epoca e densa di riferimenti alle opere letterarie contemporanee, è molto variata, spaziando dal dramma all’umorismo, spesso vigorosa o sensuale, con divagazioni impressioniste o orientaliste, sempre di gran sensibilità e caratterizzata da una grande accuratezza di scrittura. 

«Découvrir, faire découvrir, jouer et défendre cette musique, si sensible et authentique, de Mel Bonis, est un honneur et surtout beaucoup de bonheur» (Scoprire, far scoprire, suonare e mettere in valore questa musica, così sensibile ed autentica, di Mel Bonis, è stato per me un onore e sopratutto tanta felicità) ha detto Myriam Barbaux-Cohen. (Mémoires d’une femme, appena uscito in Germania, arriverà in Italia tra qualche settimana).

Myriam è al suo secondo cd. Il primo, dedicato alle composizioni di Enrique Granados – «il più geniale, il più originale, il più delicatamente poeta» tra i compositori iberici suoi contemporanei, come affermava Pablo Casals -, uscito due anni or sono, è stato nominato per l’Opus Klassik 2020.

L’interpretazione che Myriam dà di queste composizioni è inebriante, va diretta e risuona a lungo nel cuore di chi ascolta. Una lettura intimista, sensibile e forte che schiude le porte del regno dei sogni.


Mel Bonis    

Mémoires d’une femme – Myriam Barbaux-Cohen: pianoforte – Ars Production (74’)


Enrique Granados   

Myriam Barbaux-Cohen: pianoforte – Ars Production (70’)



Un Bestiaire Fabuleux    

Faenza, Marco Horvat – Hortus (59’35)

Un safari musicale (e, sopratutto, senza alcun spargimento finale di sangue …) sulle piste dei più svariati animali nella musica francese, del ‘600 e ‘700. Pecorelle ed agnellini arcadici frequentano le arie pastorali, ma anche uccellini, cani – da caccia e da pastore -, asini, api e farfalle, topi e gatti, formiche e cavallette,  tutti i protagonisti delle favole di La Fontaine messi in musica da Marin Marais, Nicolas de Chédeville, François Couperin e altri meno noti contemporanei, o nel Manoscritto Boerez, Poésies spirituelles et morales.

Musica piena di ingenua gioia e di spontaneità, espressione di un mondo che vuole sopratutto divertirsi, distrarsi e festeggiare. L’ensemble Faenza, diretto da Marco Horvat, un pioniere del canto accompagnato – con tiorba, arciliuto, chitarra barocca e viella -, è il gioioso interprete di questa musica. Flauti, musetta e fagotto, spinetta e clavicembalo, viola da gamba, nacchere e colachon (si, il napoletanissimo colascione ha un suo fratello francese …) accompagnano le virtuosissime voci di Sarah Lefeuvre e Olga Pitarch (che danza al tempo stesso, ma, purtroppo, nel cd non si vede …) 


Vivaldi    

L’Âge d’Or – Le Concert Idéal, Marianne Piketty – Evidence Classic (70’)  

Un Vivaldi & Company in splendida forma, animato da un Concert Idéal che rivive e fa rivivere queste musiche con una gioia ed un’entusiasmo che Marianne Piketty riesce appena a domare.

«Dal virtuosismo febbricitante di Vivaldi alla solennità di Marc’Antonio Ziani, dagli affetti di Barbara Strozzi – celebre cantatrice e compositrice – alle danze di Francesco Turini, facendo omaggio ai maestosi slanci di Domenico Gallo, il Concert Idéal solleva il velo su una landa ove la ragione cede sovente il passo alla forza dell’immaginario».

Musiche rare – e molte sino ad oggi inedite – per celebrare in un rutilante mosaico sonoro la gloria musicale della Venezia barocca e della Scuola Veneziana del Seicento e del Settecento, dalle chiese ai palazzi, passando per calli, teatri e canali, gondole giardini. Esaltata dallo specchiarsi di orchestre e cori attorno al pubblico, da lontane gallerie, dall’ombra di veli compiacenti o in controluce, tra alberi lontani e vicine fontane.

L’Âge d’Or è stato nominato agli International Classical Music Awards 2022.


Alan Hovhaness    

Oeuvres pour pianoforte – François Mardirossian: pianoforte – Ad Vitam Records (61’)

«Musiche semplici per le vendemmie dell’anima …». 

«La mia intenzione è di creare della musica, non per gli snobs ma per tutti, una musica che sia bella e consolante. Tentare di ritrovare nella melodia e nelle sonorità quel che i pittori cinesi di un lontano passato chiamavano “risonanza spirituale”».

Universalmente considerato come uno dei più grandi melodisti del XX secolo, Alan H. Chakmakjian (poi semplificato in Hovhaness), nacque nel 1911 nel Massachusetts, figlio d’una scozzese e d’un armeno. Soprannominato il «Sibelius americano», la sua opera prolifica fu apprezzata da Serge Rachmaninov (che sovente la suonò) a John Cage e da Ravi Shankar a Ornette Coleman. Dall’apparenza leggera, anche se mai frivola, le sue composizioni per pianoforte fanno, appunto, pensare a quei leggeri acquerelli, dipinti come da un sospiro, ma al tempo stesso densi di allusioni, di evocazioni.

Un po’ armeno anche lui, François Mardirossian – recentemente apprezzato per la sua integrale degli Études pour pianoforte di Philip Glass (ancora un ammiratore di Alan Hovhaness …) è l’interprete appassionato di questa musica che concilia tradizione e modernità, singolarità ed universalità.


Paris – Europe    

Frédéric Chatoux: flauto, Lutxi Nesprias: pianoforte – NoMadMusic (65’28)

Nella più vivace tradizione del flauto virtuoso – non dimentichiamo che la Francia è la patria dei super-solisti di questo strumento, da Jean-Pierre Rampal in poi -, questo gradevolissimo cd ed il suo programma-omaggio a Parigi, la ville-lumière che ha saputo attirare à sé, in particolare modo nella prima metà del secolo scorso, tra le due guerre, i movimenti culturali di tutta un’Europa in fermento. 

Il marsigliese (come Rampal) Frédéric Chatoux e la pianista basca Lutxi Nesprias hanno concepito il programma, che in un susseguirsi di trascrizioni – da Bellini e Mozart a Bela Bartók e Francis Poulenc (nel video l’Allegretto malinconico dalla sua Flute Sonata, FP 164) – illustra con agile e virtuosa disinvoltura il fremente intrecciarsi delle più svariate ispirazioni cosmopolite. 


SAMÄ-Ï    

Alep la cosmopolite – Canticum Novum, Emmanuel Bardon – Ambronay (73’16)

Un altro cosmopolitismo, più esotico ed orientale, sopratutto. Quello di Aleppo, una delle più antiche città del mondo di cui la storia e le tradizioni orali ci hanno trasmesso la memoria. 

Canticum Novum ed Emmanuel Bardon continuano con Ambronay questa affascinate avventura multiculturelle, il dialogo tra Oriente ed Occidente, tra musica dotta e tradizione orale, guidandoci, con questo cd – il sesto della serie – alle porte di Alep la Cosmopolita, sin dal Medioevo un crogiolo ove convergono e si fondono le più differenti culture, singolarmente aperto alle più lontane influenze.

Non è difficile identificare nell’inebriante incrociarsi delle atmosfere spagnoleggianti e dei voluttuosamente ondeggianti temi più tipicamente siriani, le peripezie delle popolazioni arabo-andaluse che, dopo la caduta de Granata, scelsero di ritornare nella terra dei loro antenati.

L’ensemble è, come sempre, singolare per la sua spontaneità, integrando a meraviglia la partecipazione dell’ospite d’onore, l’oudiste e cantante siriano Bayan Rida.