CD ed altre musiche di agosto, di Ferruccio Nuzzo

Pubblicato il 1 Agosto 2023 in , da Ferruccio Nuzzo

Ci sono dei dischi che ti mettono dentro una voglia, uno spasimo già leggendo l’annuncio della loro prossima uscita. Per il programma e per l’interprete. Uno spasimo che non si calma sino a quando il cd non lo ricevi, ed allora te lo tieni davanti un po’ di tempo, deliziosamente prolunghi il tormento dell’attesa, aspettando il momento quando potrai essere sicuro che nulla verrà ad interrompere l’emozione del primo ascolto. 

Diceva Glenn Gould (cito a memoria) che quel che suscita l’ascolto della musica registrata – e l’emozione che ne deriva – nascono dal confronto con l’idea, la memoria – soprattutto la memoria «affettiva» – che di questa musica conserviamo nell’antro misterioso dei nostri ricordi. È il caso di queste Lachrimae, che nel mio Pantheon musicale occupa uno dei vertici. 

Liutista e compositore itinerante, l’irlandese (o inglese?) John Dowland scrisse queste Lachrimæ, or Seven Teares per cinque viole ed un liuto quando – tra il 1598 ed il 1606 – era alla corte del re Christian IV di Danimarca, dedicandole alla futura regina d’Inghilterra, Anna di Danimarca. Malgrado i titoli – Lachrimæ Antiquae, Lachrimæ Gementes, Lachrimæ Tristes, Lachrimæ Coactae (Lagrime Forzate …), Lachrimæ Amantis, Lachrimæ Vere – non c’è nulla di … lacrimoso in queste affascinanti composizioni, che sono piuttosto delle riflessioni, delle meditazioni, sentimentali e filosofiche al tempo stesso, impregnate di quella malinconia che è il sentimento predominante nelle musiche di Dowland. 

Alberto Rasi e la sua Accademia Strumentale Italiana sono intensi, eleganti e raffinati senza cedere all’esaurimento, alla scomparsa di ogni sostanza terrena, nell’intima comunione del consort delle viole che, riunito attorno al consolante liuto di Jadran Duncumb – in una prossimità fisica che ben conviene al carattere ed alle atmosfera evocate da queste musiche sublimi -, lo accompagna in un dialogo che interroga e consola, in una narrazione che sembra prolungarsi nell’infinito rinnovarsi di forme e colori.  

A completare il programma, alle Lachrimæ – che sono delle Pavane – si alternano altre composizioni, dall’emblematica Semper Dowland semper Dolens (sempre Dowland sempre Dolente) ad un certo numero di Galiards (la Gagliarda è una danza atletica, caratterizzata da salti, saltelli e altre figure simili che di solito veniva eseguita subito dopo la Pavana, lenta e dall’andamento austero, che apriva le danze).

John Dowland    

Lachrimae – Jadran Duncumb: liuto, Accademia Strumentale Italiana, Alberto Rasi – Challenge Classic (66’)

 

 

 

 

 

 


Bach    

Les Variation Goldberg – Jean-Luc Ho: clavicembalo – L’Encelade (43’+ 45’) 

Jean-Luc Ho e le Variazioni Goldberg, un programma che fa – è il caso di dirlo – drizzare le orecchie – ed un cd che si riceve (si accoglie) con avida curiosità. E la prima reazione, di banale stupore, è che di cd ce ne sono due. L’idea che le Variazioni Goldberg, questo magico continuum, vertiginosa ascensione di una montagna dai molteplici versanti, incredibile svilupparsi di una narrazione che sembra, nel suo evolvere, trasformare l’interprete (e chi le ascolta, al tempo stesso) sino al ripetersi, alla fine, dell’Aria iniziale che ci riconduce, ohimè, su terra, l’idea, dicevo, che le Variazioni possano essere tagliate in due non riusciva ad entrarmi nella testa. Ma questa interruzione per il cambio del cd, che si cercherà di rendere il più rapida possibile (a meno di non ricorrere alla registrazione su un file informatico che permetta un ascolto ininterrotto) è il prezzo da pagare per un’edizione veramente completissima de capolavoro che Jean-Luc Ho interpreta magistralmente con tutte le riprese (e devo aggiungere che la XV Variazione ben si presta all’interruzione, come la XVI alla ripresa della «narrazione»). 

Nell’interessante presentazione della sua impresa, Jean-Luc Ho ci parla, tra l’altro, della sua lunga e laboriosa ricerca per trovare «IL» clavicembalo per Bach. Per, alla fine, scegliere uno strumento francese a due tastiere di Émile Jobin (1983) su un modello del ‘700 di Jean-Claude Goujon. «Il est d’esthétique française et jamais Bach n’a entendu ni touché tel instrument. Mais ce clavecin est l’œuvre d’un facteur d’aujourd’hui qui a en tête l’orgue et le souci de la polyphonie. Un Français pas comme les autres, peut-on dire» (È di estetica francese e mai Bach ha inteso o toccato un tale strumento. Ma questo clavicembalo è l’opera di un fattore di oggi che ha in testa l’organo e si preoccupa della polifonia. Un francese non come gli altri, si può affermare). 

Héroïnes    

Cantates françaises – Camille Delaforge, Ensemble il Caravaggio – Versailles (58’02)

Dopo Madonna della Grazia, un cd veramente «caravaggesco», viaggio appassionante tra il popolare ed il raffinato, il sacro ed il profano, attraverso musiche italiane del ‘600 dedicate alla Donna, cantata in tutte le sue bellezze, l’Ensemble il Caravaggio ritorna ad illustrarci, questa volta, le Eroine che popolano la tragedia lirica e la cantata nella Francia musicale barocca, da Lully à Montéclair sino alla canzone popolare. 

Ma, anche qui, l’Italia non è lontana, dall’aria Nos esprits libres et contents dedicata alla fiorentina Maria Medici, sposa di Henri IV, a Lully, fiorentino anche lui, con il suo Ballet des amours déguisées. Alcune arie – dedicate a virtuose italiane – sono nella nostra lingua, o altre, come Le tombeau de Clorinde, sono tratte da capolavori della nostra letteratura come la Gerusalemme liberata.

Il programma di questo esaltante cd è sopratutto vocale, con qualche eccezione – una bellissima Ouverture del pressoché sconosciuto Jean-Baptiste Morin e due danze estratte da Cefalo et Procris di d’Elisabeth Jacquet de la Guerre – che permettono di apprezzare pienamente, e senza … distrazioni vocali – il virtuosismo strumentale dell’ensemble, nuovo venuto, ma già solidamente affermato protagonista in un’operazione di rinnovamento del panorama musicale barocco.

Cesar Franck   

Complete Chamber Music – Ensemble des Equilibres – Klarthe Records (4 CD)

Interessante e completissima raccolta delle composizioni da camera di Cesar Franck, un genere nel quale il grande compositore romantico, belga di nascita poi francese di adozione, ha operato, una grandissima influenza rinnovatrice. Anche se, ai suoi tempi e malgrado la sua ormai affermatissima reputazione, le accoglienze – sopratutto da parte dei suoi colleghi – furono notevolmente discordanti mentre il pubblico continuò ad ammirarlo sopratutto come grande virtuoso, all’organo ed al pianoforte.

Il Quintetto in fa minore per pianoforte ed archi FWV7, per esempio, pur lodato da Claude Debussy che, nelle sue vesti di critico, ci vide «della vera musica», fu sdegnosamente (o, piuttosto, gelosamente?) rifiutato dal suo dedicatario, Camille Saint-Saëns, che la sera de concerto abbandonò la sala prima della fine e la partitura manoscritta sul leggio. O Ambroise Thomas, al quale, tuttavia, Emmanuel Chabrier rispose che «paragonata al Quintetto la loro musica non era che della sotto-merda».

Come questo Quintetto, tutta la musica da camera di Franck è l’illustrazione della sua illimitata ispirazione. Poco frequentata in concerto e non abbastanza in disco, ad eccezione, forse, della Sonata per violino e pianoforte in La maggiore, essa trova ora, nell’impresa dell’Ensemble des Equilibres un interpretazione impegnata ed illuminante, sopratutto nel rivelarci composizione praticamente sconosciute, come la Melancolie en Mi mineur, l’Andantino quietoso en Mi bémol majeur, Op.6 o l’originale Solo de piano avec accompagnement de quintette à cordes en Mi majeur.

Quatuor Zaïde   

Invisible – Fanny & Felix Mendelssohn, Clara & Robert Schumann – NoMadMusic (60’44)     

Forse veramente «Invisibili» non erano – sopratutto Clara Schumann (la geniale Fanny fu, invece, del tutto ed inesorabilmente sacrificata, e non soltanto alla sua condizione femminile, ma sopratutto in quanto sorella di Felix) – tuttavia l’iniziativa è, di questi tempi, alla moda, ed il Quartetto Zaïde aggiunge, questa volta, una punta di originalità giustapponendo la musica di due compositrici donne a quella dei loro ben più evidenti omonimi maschili. 

Il Quartetto il Mi bem. maggiore di Fanny, dunque, accanto al Capriccio op.81 di Felix e le Variazioni su un tema di Robert Schumann di Clara che introducono il Quartetto in Fa magg. op.41 di Robert mettono in luce i legami invisibili che legano queste opere a un’immaginario comune nato e sviluppato sulla base di un intenso legame sentimentale e familiare. 

Il Quartetto Zaïde è un ensemble, ovviamente, esclusivamente femminile e non smentisce, con questa sua  intensa ed appassionata interpretazione (il settimo cd registrato per NoMadMusic) il suo impegno a mettere in luce, al di là di ogni retorica e luogo comune, il ruolo della donna nel mondo della musica.

Eric Mouret ha realizzato la trascrizione delle variazioni di Clara Schumann.

«M’arrêter ici …»   

Esquisses d’Asie Mineure – Ourania Lampropoulou: santur, Dominique Vellard: canto e oud – Aparté (58’)

Un’affascinante raccolta – il titolo del cd è ispirato da un verso del grande poeta greco Constantin Cavafis – di sconosciuti canti legati alle peregrinazioni delle popolazioni dell’Asia minore, sbalestrate dagli eventi storici o giusto sospinte dal desiderio, se non dal bisogno, di andare altrove, alla ricerca di un luogo ove arrestarsi in pace.

Canti greci, sefarditi ed ottomani antichi, tutte le tradizioni musicali di quei popoli si ritrovano qui riunite nell’interpretazione colta ed appassionata di Ourania Lampropoulou, la grande virtuosa greca del santur (all’origine uno strumento iraniano a corde percosse, come il cymbalom), e di Dominique Vellard, direttore dell’ensemble Gilles Binchois. 

Come omaggio a questo fantastico passato, Dominique Vellard – che è presente nel cd con la sua voce ed il suo oud (una specie di liuto arabo) – ha anche composto tre melodie per voce e santur su poemi di Constantin Cavafis, perfettamente integrate nel repertorio fedelmente storico che costituisce il programma.