Solo 16 anni per salvare il clima della Terra

Pubblicato il 15 Aprile 2014 in da redazione grey-panthers

Il rimedio c’è, ma potrebbe essere tardi per adottarlo; il taglio delle emissioni di CO2 da completare entro il 2020 non è riuscito. L’ha anticipato l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change, l’organismo Onu sulla lotta al cambiamento climatico) sui contenuto del rapporto disponibile in versione integrale da martedì 15 aprile. L’anticipazione è contenuta nel “summary for policymakers”, destinato cioè ai decisori politici, relativo alla terza parte del quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici.

Il documento esamina le opzioni di mitigazione già adottate e che si possono intraprendere sulla base delle conoscenze tecnologiche e economiche oggi a disposizione per contenere le emissioni di anidride carbonica, intervenendo sulle fonti di produzione ed emissioni, studiando metodi di cattura e sequestro della CO2.
Fallito l’obiettivo di ridurre le emissioni al 2020, il prossimo passo è arrivare al 2030 non superando la soglia dei 50 miliardi di tonnellate di anidride carbonica immessa in atmosfera.
La CO2 e gli altri gas serra – ricorda il Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici, Cmcc – sono le cause principali dei cambiamenti climatici e, se vogliamo limitare il riscaldamento del Pianeta, dobbiamo limitarne la produzione. La strada da seguire non è una sola e risponde a una serie di opzioni che vanno utilizzate tutte insieme, in maniera integrata.
Le emissioni di gas serra, ricorda il Cmcc, sono oggi a livelli mai raggiunti prima e nel decennio che si è chiuso nel 2010 la crescita delle emissioni è stata più rapida che nei tre decenni precedenti. Qualche numero, per essere più chiari: nel periodo 2000-2010 il ritmo di crescita è salito al 2,2% l’anno, nel 2010 la curva delle emissioni ha raggiunto il suo vertice con 49 miliardi di tonnellate.
Gli scenari mostrano che la via per limitare l’aumento della temperatura della Terr entro i 2°C richiede un taglio molto importante delle emissioni, e più ritardiamo le politiche di mitigazione, maggiori dovranno essere gli sforzi e i costi della riduzione delle emissioni.

Il rapporto parla di azioni di ri-forestazione, non solo per salvaguardare la biodiversità, ma anche perché un aumentata presenza di alberi significherebbe avere maggior sequestro di anidride carbonica dall’atmosfera in maniera naturale.
Importanti anche i comportamenti individuali, andando a integrare le conoscenze degli studi –pochi, finora – che quantificano gli impatti dei comportamenti personali (come le azioni di risparmio energetico nelle proprie case o la scelta di diete che non contemplino il consumo di carne).