Terapia anti Covid-19 con Idrossiclorochina o Clorochina: le evidenze scientifiche allo stato attuale

Pubblicato il 22 Novembre 2020 in , , da Evasio Pasini

La prima fase della pandemia da Coronavirus di questa primavera è stata caratterizzata da incertezze terapeutiche e mancanza di evidenza cliniche sull’efficacia di qualsiasi cura. In questa fase, l’idrossiclorochina (HCQ) e la Clorochina (CQ) sono stati tra i farmaci più utilizzati per la terapia del Covid-19. Questi composti, indicati per curare altre patologie quali la malaria, la gotta e l’artrite reumatoide, sono stati proposti nella cura della malattia da Coronavirus perché alcuni studi sperimentali avevano dimostrato in vitro, su cellule isolate, o in modelli animali che essi avevano un effetto antivirale in grado di bloccare la replicazione del Covid-19 associata a un’attività immunomodulante sul sistema infiammatorio.

I presunti effetti della HCQ sul Covid-19 sono inoltre balzati prepotentemente alle cronache quando il Presidente degli Stati Uniti d’Amarica, Donald Trump, dichiarò in una conferenza stampa: “ Prendo da un paio di settimane, una pillola al giorno di Idrossiclorochina come trattamento preventivo per evitare l’infezione da Covid-19 ”. Gli effetti della “cura preventiva” pubblicizzata del Presidente non sono stati positivi e come è andata a finire è cosa nota!

Di fatto, man mano che le nostre conoscenze sul Virus e sulle cure cliniche sono aumentate, l’utilizzo dell HCQ/CQ nella terapia del Coronavirus è andato costantemente riducendosi anche se ancora oggi c’è qualcuno che suggerisce il loro uso. La Scienza, però, non si basa sul tifo da stadio tra supporter della Idrossiclorochina o della Clorochina e loro denigratori. La Scienza si basa su studi clinici eseguiti con rigore scientifico e pubblicati nelle più importanti riviste mediche mondiali dopo che hanno subito una attenta e severa valutazione da parte del mondo scientifico (detto processo di revisione tra Pari).

Per capire e non creare ulteriore confusioni che alimentano inutili speranze, o peggio ancora pretese di essere curati con certi farmaci, analizziamo cosa dicono le più recenti ricerche Scientifiche sull’argomento! I dati scientifici attualmente in nostro possesso indicano chiaramente che non ci sono evidenza che l’IDROSSICLORICHINA e/o la CLOROCHINA siano efficaci per curare il Coronavirus . Vediamo tali ricerche.

  • Nell’agosto 2020 sulla più importante rivista al mondo di medicina clinica : il New England Journal of Medicine (2020: Vol 383:N 6;517-525 ), è stato pubblicato uno studio che ha valutato gli effetti della HCQ nell’evitare l’infezione da Coronavirus dopo alto rischio di esposizione al Virus. Sono stati studiati in cieco (nessuno sapeva che farmaco stesse assumendo) due gruppi di persone: chi assumeva il farmaco attivo e chi un  placebo (ossia nessun farmaco attivo). I risultati ottenuti hanno dimostrato che il pre trattamento con HCQ non riduce il rischio di essere infettati dal Virus.
  • Esistono inoltre ricerche scientifiche eseguite in pazienti affetti dal Virus secondo i canoni dello studio scientifico in cieco. Anche in queste ricerche si è visto cosa accade con il trattamento di centinaia di persone con HCG:  questo farmaco, somministrato sia di dosi basse sia elevate, non modifica la storia clinica di pazienti affetti da sindrome respiratoria severa da Coronavirus. In aggiunta, è stato visto che la concomitante somministrazione si HCQ con l’antibiotico Azitromicina (altro farmaco molto usato nella fase della pandemia di questa primavera) aumentava il rischio di effetti collaterali del farmaco. (JAMA 2020:3(4):e208857.doi:10.1001/americanetworkopen.2020.8857).
  • Ad agosto 2020 è stata pubblicata nella prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine ( WWW.acpjournals.org/doi/pdf/10.7326/M20-2496 ) una esaustiva revisione della letteratura sugli effetti della HCQ nella infezione da Covid-19. Tale articolo ha revisionato la letteratura riguardante questo argomento pubblicato dalle riviste scientifiche mondiali dal dicembre 2019 al maggio 2020. Questa revisione conclude che ci sono pochi studi eseguiti con rigore scientifico sull’argomento e  i risultati che indicano un effetto positivo della idrossiclorochina sono pochi, molto confusi e deboli da un punto di vista scientifico (in gergo: studi non controllati).
  • A fare ulteriore chiarezza sulla scarsa utilità della Idrossiclorochina nella cura della sindrome da Covid-19 è il recentissimo studio RECOVERY , condotto dall’Università di Oxford, i cui dati preliminari sono stati pubblicato nel giugno 2020. Questo studio ha valutato circa 11.000 pazienti in 175 ospedali in UK paragonando le varie terapia proposte per curare il Covid-19. (https//www.recoverytrial.net.). Tra queste terapia, oltre 4000 pazienti sono stati trattati con Idrossiclorochina. I dati ottenuti in questo gruppo di studio hanno evidenziato che non esiste differenza tra i pazienti trattati con questo farmaco da quelli non trattati . Le conclusioni della ricerca sono stati ben delineati dal Prof Landray (Epidemiologo e Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Università di Oxoford)) e dal Prof Horby (Infettivologo dell’Università di Oxford e responsabile dello studio) i quali hanno affermato:“ l’HCQ non riduce il rischio di morte nei pazienti ospedalizzati affetti da Coronavirus”.
  • Sulla base dei risultati scientifici ottenuti, nel Luglio 2020 la Federal Drug Administration ( FDA: Ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipendente dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti d’America ) presentava un documento nel quale invitava ad usare con cautela la Idrossiclorochina o la Clorochina per curare il Covid-19 in particolare a domicilio perché questi composti,  oltre a non essere una cura efficace, possono causare delle aritmie cardiache (allungamento del QTc con possibilità di aritmie potenzialmente mortali come la “Torsione di Punta) che mettevano a rischio la vita del Paziente in trattamento indipendentemente dal fatto che il malato un cardiopatico. In aggiunta, la FDA indicava che, nel caso che un medico, in base alle sua esperienza personale o alle sue convinzioni, volesse comunque intraprendere terapie con questi farmaci lo dovesse  fare in ambiente ospedaliero, monitorando costantemente l’elettrocardiogramma dei pazienti trattati per poter individuare precocemente gli effetti sul ritmo cardiaco causati da queste molecole.

(prof. Evasio Pasini)

2 thoughts on “Terapia anti Covid-19 con Idrossiclorochina o Clorochina: le evidenze scientifiche allo stato attuale

  1. Vorrei sapere che cure ci sono ad oggi per i malati di Covid 19 visto il suo articolo .
    Non lo dice mai nessuno in TV per cui non so come vengono curati i malati.
    Grazie per la risposta e saluti cordiali

  2. Ecco la risposta del prof. Pasini:

    Gentilissima Lettrice di Grey Panthers,

    La ringrazio per questa domanda che sottolinea ancora una volta quanta confusione ci sia oggi nella comunicazione sui media riguardo al Coronavirus. Condizione che abbiamo più volte denunciato.
    Le risponderò secondo quello che la letteratura scientifica oggi propone, ribadendo che le nostre conoscenze sono in continuo divenire e nessuno, al momento, ha la ricetta magica per risolvere.
    Ritengo che un buon documento scientifico/divulgativo si quello recentemente pubblicato dalla Fondazione Veronesi che riporta quanto è stato raccomandato dalla Federazione degli Ordine dei Medici delle Regione Lombardia. (https://www.fondazioneveronesi.it)
    Come sappiamo, l’infezione da Covid-19 si può presentare con sintomi diversi sia per intensità sia per caratteristiche.
    La maggioranza delle persone (oltre il 90% dei contagiati) sono asintomatiche o poco-sintomatiche con manifestazioni simili a quelli dell’influenza stagionale.
    Dall’8 al 5% delle persone contagiate sviluppano sintomi maggiori quali polmonite con insufficienza respiratoria con presenza di dispnea marcata e/o desaturazione dell’ossigeno plasmatico (< 92-93% a riposo e/o che diminuisce dopo sforzo) misurata con un semplice strumento, di facile lettura e con i costi di acquisto contenuti (qualche decina di euro), quale è il saturimetro . Questi pazienti necessitano di ricovero ospedaliero. Essi sono i pazienti prevalentemente più anziani con età >80 anni e/o affetti da patologie croniche quali: diabete, bronchite cronica, anemia, scompenso cardiaco, insufficienza renale cronica, tumori, malattie autoimmuni in trattamento immunosoppressivo. Non ci dilungheremo alle terapia messe in atto in ambiente ospedaliero perché sono prescritte dal Medico Specialista secondo le specifiche caratteristiche cliniche del singolo paziente che vanno dalla sua gravità alla concomitante presenza di altre malattie.

    Soffermiamoci, invece, sui pazienti poco-sintomatici con sintomi para-influenzali quali: malessere generale, gastroenteriti, febbre, astenia, mal di gola, dolori aspecifici diffusi.
    Questi pazienti possono essere curati presso il loro domicilio senza sovraffollare i servizi di Pronto Soccorso degli Ospedali. Naturalmente essi devono essere curati sotto la supervisione del Medico di Medicina Generale, utilizzando farmaci che vengono anche comunemente usati per curare la banale influenza stagionale. Particolare attenzione dovrà essere posta, una volta confermata l’infezione da Coronavirus con il tampone, all’isolamento domiciliare per evitare che altri individui del gruppo familiare vengano infettati.
    Problematica è la gestione del paziente asintomatico che, in base alla letteratura scientifica, è in grado di infettare altre persone.
    Sintomi come la febbre possono essere curati con farmaci antipiretici quali il Paracetamolo o l’Asprina ad alte dosi (se non esistono controindicazioni all’uso di questo farmaco quali la gastrite o recenti episodi emorragici). Noi personalmente preferiamo l’aspirina per il suo maggior effetto antiaggregante e anti infiammatorio. Gli antibiotici, particolarmente i macrolidi quali Azitromicina, NON SONO DA USARE A SCOPO PREVENTIVO, MA SOLO SE E’ IN ATTO UNA SOVRA –INFEZIONE BATTERICA.
    Di fronte a una condizione polmonare ancora gestibile a domicilio, si potrà aggiungere terapia cortisonica a bassi dosaggi. Il cortisone non è consigliabile nei pazienti affetti da specifiche patologie quali: colite ulcerosa, ulcera peptica, diabete scompensato, osteoporosi , glaucoma, miastenia, ipertensione arteriosa.
    Sempre a giudizio del Medico di Medicina Generale, è possibile prescrivere basse dosi di Eparina a Basso Peso Molecolare da somministrare sotto-cute in particolare nei soggetti poco-sintomatici , ma ad elevato rischio trombotico quali: le persone con età > 65 anni, obesi, oncologici in trattamento, con pregressi episodi di embolia polmonare e trombosi venosa, immobilizzati o affetti da trombofilia congenita.
    Importante in ogni caso è mantenere una adeguata idratazione e nutrizione del paziente.
    In conclusione, cara Lettrice, le conoscenze mediche si sono sicuramente incrementate in questi ultimi mesi e, nella speranza che vengano identificate nuove o più efficaci terapie, oggi siamo in grado di curare al meglio il Coronavirus nella maggioranza di casi anche a domicilio. Penso che in questo particolare momento il nostro grande nemico , oltre al coronavirus, sia la confusione sulla gestione del Virus la quale genera panico e insicurezza. Basterebbe, forse, un approccio più scientifico e pacato basato sulle nostre conoscenze.
    Dott. Evasio Pasini

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