FILM IN DVD: “Vi presento Toni Erdmann”, di Maren Ade

Pubblicato il 4 Dicembre 2017 in Outdoor Cinema
Vi presento Toni Erdmann

sceneggiatura Maren Ade cast Peter Simonischeck (Winfried Conradi/Toni Erdmann) Sandra Hüller (Ines Conradi) Michael Wittenborn (Henneberg) Thomas Loibl (Gerald) Tristan Pütter (Tim) Hadewych Minis (Tatjana) Lucy Russell (Steph) Vlad Ivanov (Iliescu) genere commedia durata 157 min

 

Commedia all’italiana? Pochade alla francese? No: umorismo prussiano in salsa asburgica. Ormai è conclamato: i tedeschi si stanno latinizzando e la prova è questa storiella leggera pensata da una regista germanica, interpretata da un attore austriaco e girata (a occhio, per motivi di budget) a Bucarest. Dove vive e lavora Ines Conradi, teutonica donna in carriera, figlia di un professore di musica in pensione con il pallino degli scherzi e dei travestimenti. Una in Romania, l’altro in Germania hanno poche occasioni di vedersi sicché quando si avvicina il compleanno di lei, il vecchio prende il primo aereo e sbarca nella capitale danubiana. Tra delocalizzazione e outsoucing, cene d’affari e briefing, spa, cocktail, esclusivi night club e altre occasioni lavorative e mondane, il corpulento genitore non tarda ad accorgersi che forse la figlioletta non è così felice come sembra ovvero che il potere, il successo e il denaro non bastano per farla sorridere. Così decide di rientrare in scena con uno dei suoi bislacchi travestimenti: parruccone a boccoli, dentiera finta ed ecco l’ineffabile Toni Erdmann, strampalato manager e uomo d’affari, che si muove nel mondo ovattato e feroce delle multinazionali con la grazia del classico elefante nell’ancor più classico negozio di cristallerie. Utile comunque, suo malgrado, alla figliola per gli sviluppi della carriera. Umorismo prussiano, si diceva, dunque con un fondo amaro. Che si riverbera nelle poche occasioni in cui la macchina da presa lascia gli asettici interni dei palazzi in vetrocemento per sbirciare appena oltre la recinzione del cortile. Tra casupole in legno o in modesti appartamenti dove si respira comunque un’aria diversa. Fatta di solidarietà e generosità, piccole cose di cattivo gusto, ma grande dignità morale. E la ragazzotta capisce. Tanto da sciogliersi un po’ e imitare… le imitazioni paterne. Detto del film, diventa di rigore, in questo caso, il tirassegno sulla crocerossa, ossia sul doppiaggio. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché il cognome tedesco Conradi diventa Corradi nella versione italiana e, soprattutto perché i dialoghi siano indistintamente triturati nella nostra lingua quando, in originale, nelle situazioni colloquiali i tedeschi parlano tedesco e i romeni romeno mentre nelle occasioni formali parlano tutti inglese. Un corretto e fluente inglese. Che fanno invece i “doppiatori più bravi del mondo”: fanno parlare tutti sempre e solo in italiano. I romeni, però, con accentu rumenu. Una genialata!

 

E allora perché vederlo?

Per capire meglio il valore dei rapporti umani. In una realtà sempre più disumana.

 

 

One thought on “FILM IN DVD: “Vi presento Toni Erdmann”, di Maren Ade

  1. Un padre e una figlia lontani non solo per chilometri o nazioni, ma perché appartenenti a mondi diversi.
    Terreno, umano, scherzoso, fantasioso, comprensivo, duttile, professore di musica (unico stereotipo) il primo; algida, mediata dal profitto, schematica, scontrosa la seconda, ragazza di successo da business school d’obbligo e società di consulenza di aspirazione.
    “Sei un essere umano?” chiede il padre alla figlia, lui che l’ha allevata, “sei una bestia” le dice il collega, lui che la conosce.
    Nel mondo della figlia tutto è strumento per qualcos’altro, persone comprese: “più ne licenzia lui, meno ne licenzio io”, “lui vuole risolvere problema senza rischiare”.
    Per lei un uomo non è altro che l’aggiunta a un pasticcino in una delle scene di sesso che non ha bisogno del corpo per esserlo e ciò nonostante una delle più rivoltanti viste sul grande schermo. Scientemente rivoltante non perché conturbante né perché volgare: stomachevole perché toglie la persona a un individuo, riduce un uomo a meno che un corpo, il piacere a noia. Un piacere che gratifica per l’odio dell’altro, un piacere perverso. Chiarificatrice quando la figlia dichiara la gerarchia tra il suo essere bestia morale e il provare piacere corporale e sceglie il primo: lo sceglie perché irrinunciabile, in realtà una non-scelta.
    Maren Ade costruisce alla perfezione – le riunioni d’affari sono realistiche nei contenuti e la disumana umanità varia di chi ne è parte – e rappresenta abilmente il mondo della figlia, la sua certezza che eccellere coincida con il superare l’inumanità degli altri.
    Così disumana da voler trascinare il padre nella bassezza del mondo degli affari pur di essere compresa, una timida ricerca di affetto. Basso non perché mondo degli affari, basso per ben altro, perché una vita onesta non è più possibile, perché viviamo in una società inumana. Il padre le offre un’occasione, la accompagna – “accompagna” non a caso – nel cantare una canzone davanti a gente semplice: rimarrà una canzone, diverrà subito una fuga, lei è ormai incapace di sopportare la sincerità, il calore, il darsi, le piccole cose, la disponibilità, la comprensione, la semplicità. Quello che fa di un essere un essere umano.
    La figlia è il miglior personaggio di Adorno, è la graziosa e spregiudicata portatrice di inumanità.
    A Bucarest o Singapore, poco importa.
    L’elemento perturbante è il padre (Peter Simonischeck è semplicemente fantastico, e “fantastico” è il termine giusto, nell’interpretazione): con i suoi travestimenti, con la sua capacità di mettersi in gioco e lasciarsi trascinare in situazioni tragicomiche pur di redimere la figlia, pur di farle vedere un’altra prospettiva, farle recuperare l’idea di una possibilità diversa, un diverso agire quotidiano.
    È il confronto tra una figlia abituata a “smontare” la realtà e un padre che da sempre la costruisce, anche nella fantasia, tra una generazione che ha costruito e un’altra che sfrutta l’esistente disinteressandosi delle conseguenze.
    Chi attraverserà la porta della imprevista festa “in nudo”, metafora di “chi sarà disposto a mettersi a nudo”? Chi vorrà essere solo se stesso? Non l’amica, non il partner, non chiunque potrebbe, non chiunque ci si aspetterebbe. Le sorprese non mancano.
    Le due ore e mezza di durata – forse riducibili – non si sentono, la narrazione scorre fluida tra abili escamotage, colpi di scena e andirivieni tra drammatico e comico.
    Interpretazione perfetta per i ruoli affidati, trasparente , non artefatta. Regia semplice, nessun piano sequenza, controcampo o altro di elaborato. La macchina da presa osserva, tutto qui, in un romanzo senza antefatti, senza pensieri, in terza persona dove il narratore conosce, al pari dello spettatore, solo ciò che viene rappresentato e nel momento stesso in cui lo avviene.
    Da rivedere per comprendere come sono le attuali generazioni e da rivedere per capire dove ci stanno portando.
    Prima fermata Bucarest, seconda Singapore, capolinea chissà.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.