SPAZIE E TEMPI: “L’attrice” di Marisa Istrino

Pubblicato il 31 Marzo 2017 in
eleonora_duse
Nata in una famiglia numerosa di commercianti di stoffe, non povera ma neanche ricca – meglio sarebbe definirla benestante – visse nello stesso periodo della grande Eleonora Duse, di cui si fregiava con orgoglio di portare il nome. Da lei trarrà ispirazione e la emulerà durante tutta la sua giovinezza.
Era la prima di quattro figli e il padre l’aveva già destinata a fare la sartina nel retrobottega per ampliare l’attività commerciale della famiglia. Ma Eleonora era una sognatrice; inoltre possedeva una bellezza quasi aristocratica sia nei modi che nei tratti.
Appena poteva si infilava nel teatro in fondo alla via dove si trovava il negozio del padre e si sedeva nell’ultima fila della sala per gustare l’interpretazione magistrale della Duse.
La cassiera ormai la conosceva e a spettacolo iniziato faceva entrare questa ragazzina timida senza farle pagare il biglietto. Così al buio Eleonora si acquattava quasi sprofondando nella poltrona dell’ultima fila e si immedesimava di volta in volta nel personaggio di turno, sognando ad occhi aperti: una volta vestiva i panni di Cosetta nei “Miserabili” di Victor Hugo, un’altra quella di Teresa Raquin di Emile Zola, personaggio a lei più similare, e così via.
Quando il padre si accorse del motivo delle sue lunghe assenze e scopri dove si nascondeva, andò su tutte le furie facendo delle grandi scenate a quella povera donna della madre che tentava di difendere Eleonora.

eleonora_duseFinché un giorno, non contento delle scuse della moglie, piombò in teatro dove era appena finito lo spettacolo e la Duse si inchinava al pubblico per ricevere i meritati applausi. A quel punto inveì contro la figlia urlando: “Eleonora, tu sei qui solo a perder tempo. Fannullona. Questo è un mondo falso, di gente poco seria.  Devi smetterla di frequentarlo. Pensa solo ad imparare bene il mestiere di sarta, perché mi devi dare una mano in negozio. Hai capito?”.
Eleonora Duse scese dai gradini del palco dirigendosi verso di lui e, nella sala gremita di gente, tuonò con la sua voce teatrale e perentoria: “Caro Signore io non la conosco e non mi permetto di giudicarla. Ma quello che vedo è un padre padrone che vuole soffocare le aspirazioni di una figlia. Può darsi che la ragazza non abbia attitudini per il teatro, ma almeno la faccia provare. Le propongo di farla venire completamente gratis nel mio laboratorio teatrale per fare una prova. Inoltre, ci tengo a precisarle, a nome di tutti gli attori, che questo non è un ambiente di gente poco seria. Al contrario si studia e ci si impegna moltissimo. Tra le varie discipline c’è impostazione della voce, la dizione e lo studio della letteratura e della sceneggiatura. Prima di giudicare questo mondo al quale io appartengo e di cui sono fiera bisogna conoscerlo. Lei dovrebbe sentirsi onorato del fatto che sua figlia ne voglia far parte”.
Seguì un’ovazione di “Brava, brava…” con scrosci di applausi. La ragazzina commossa si inginocchiò ai piedi dell’attrice e alzando lo sguardo verso il padre lo vide sbigottito annuire in cenno di assenso.
Da quel momento la vita della piccola Eleonora cambiò corso e pur non diventando una grande attrice come la Duse visse nella sua scia e da lei imparò moltissimo.

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