JANAIN MUALAQA (GIARDINI PENSILI), di Ahmed Yassin Al Daradji: la poesia nelle discariche di Baghdad

Pubblicato il 3 Settembre 2022 in

I fratelli As’ad e Taha, di dodici e ventotto anni, sbarcano il lunario raccogliendo rifiuti nei ‘Giardini pensili’ – soprannome che la gente del luogo ha affibbiato alle fumanti discariche di Baghdad – eppure riescono a farsi bastare quello che hanno. Un giorno As’ad trova una bambola gonfiabile americana: porta a casa l’oggetto proibito e lo sfoggia come se fosse qualcosa di meraviglioso. Taha aggredisce il fratello, accusandolo di aver rovinato la loro reputazione, e As’ad si rifugia ai Giardini Pensili, deciso a vivere lì assieme al suo straordinario ritrovamento.
Quando As’ad e il suo amico quattordicenne Amir scoprono che la bambola sa parlare, le insegnano il linguaggio della seduzione in arabo e la mettono al lavoro. Gli affari vanno a gonfie vele; i ragazzi attirano l’attenzione dei giovani del posto, ma anche degli sgherri del boss locale.
As’ad incomincia ad avere dubbi sul modo in cui stanno sfruttando la bambola; prima però che lui possa salvarla da altre umiliazioni, la bambola viene rapita. As’ad e Amir si mettono sulle tracce del sospetto numero uno, ma finiscono per scoprire che si tratta di un informatore.
Il boss ordina allora di rapire As’ad e Amir per mettere in atto le crudeli e umilianti punizioni che ha in mente per loro. As’ad riesce però a salvarsi, portando a termine il viaggio che aveva intrapreso, e a riconciliarsi con le scelte che aveva fatto.

Dice il regista Ahmed Yassin Al Daradji (nella foto in apertura): “Io ho due intenti paralleli: mettere in discussione lo status quo e intrattenere. Senza essere provocatorio e senza causare angoscia, voglio porre domande tramite una storia coinvolgente e appassionante in cui i protagonisti si chiedono “Cosa succederebbe se?”, mentre gli spettatori pensano “Cosa farei io al posto loro?”.
Ho scelto i miei giovani attori e la squadra di supporto nel quartiere dove sono cresciuto. Loro sono gli esperti dei temi e delle problematiche del film, e i miei partner creativi; insieme, siamo riusciti a trasmettere la verità della storia di As’ad nei suoi dettagli più intimi e toccanti. Il risultato finale è la prova di cosa serva oggi in Iraq non solo per sopravvivere, ma per vivere una vita dignitosa e che abbia senso.

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