IL SIGNORE DELLE FORMICHE, di Gianni Amelio: come affrontare la verità delle notizie

Pubblicato il 3 Settembre 2022 in

Alla fine degli anni 60 si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. (in apertura Gianni Amelio con Luigi LoCascio, foto di Claudio Iannone).

Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico” Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma.
Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto all’imputato, prendono corpo i familiari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.

 

 

Elio Germano, foto di Claudio Iannone

A questo link il parere dello psicoanalista dottor Leonardo Resele, che ha seguito per noi le proiezioni alla Biennale Cinema di Venezia e che ha selezionato alcune pellicola di maggior significato

 

 

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