Egitto: ai Fratelli musulmani la presidenza

Il Corriere della Sera: “Vittoria storica dei musulmani. In Egitto proclamato presidente Morsi, festa in piazza Tahrir. E’ la prima volta in un’elezione democratica di uno Stato arabo. Tensione tra Siria e Turchia”. L’editoriale è firmato da Franco Venturini: “Il vicino islamista”.

La Stampa: “Svolta in Egitto, vincono in Fratelli Musulmani. ‘La rivoluzione continua’”.

La Repubblica dedica il titolo di spalla all’Egitto, mentre l’apertura è dedicata al “piano città” del governo: Due miliardi per i capoluoghi”.
Il Sole 24 Ore apre invece con “una stretta per il welfare. In arrivo il decreto che modifica i criteri di calcolo dell’Isee”, ovvero l’indicatore della situazione economica delle famiglie. Cresce la rilevanza di patrimoni e beni di lusso.

Il Giornale: “L’Italia che va. Rimaniamo nell’euro. Ecco l’unico rigore che ci piace: facciamo fuori l’Inghilterra dal dischetto. Cara Merkel, ci rivediamo in semifinale”.

Egitto

Sulla prima pagina del Corriere della Sera è Franco Venturini a commentare l’elezione a presidente della repubblica egiziana di Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani: “E’ il primo presidente che non viene dai ranghi dell’esercito”, “il primo esponente islamista del mondo arabo che diventa capo di Stato per via elettorale”. Un ingegnere formatosi negli Usa, ma “in passato propenso all’estremismo”. Ieri i militari si sono congratulati con lui, elogiava i militari, ma Venturini ricorda che i generali hanno sciolto il Parlamento a maggioranza islamista, poi si sono attribuiti il potere legislativo fino alle prossime elezioni e quelle di controllo sul bilancio;  saranno loro a nominare la commissione che redigerà la nuova Costituzione e comunque tale commissione non potrà cambiare la composizione del consiglio che finora ha governato l’Egitto. L’Italia, secondo Venturini, dovrà trovare la volontà di dialogare con entrambi gli schieramenti e favorire una loro intesa, ricordando però al presidente Morsi che “noi stiamo con chi viene eletto”, ma “i nostri interessi e i nostri valori prevedono limiti invalicabili”, che vanno dalla condizione della donna alla politica di pace verso Israele.
Bernardo Valli su La Repubblica ricorda che Morsi appartiene a quella generazione di Fratelli Musulmani che fanno politica alla luce del sole, nella legalità, che si presenta in giacca e cravatta, con la quasi immancabile barba, e con lauree soprattutto scientifiche e tecniche, cioé non contaminate dalla cultura umanistica occidentale.
La confraternita dei Fratelli Musulmani è stata fondata 84 anni fa e ha messo le radici in tutto il Paese, tra ricchi e poveri. Si occupa, non da oggi, di ospedali, assistenza sociale, dell’insegnamento del Corano, ed ora si ispira, con il suo partito della Libertà e della Giustizia, “all’islamismo moderno del turco Erdogan”. Tuttavia anche Bernardo Valli sottolinea che “avere un presidente non significa disporre del potere: l’avvento di Morsi alla presidenza appare in queste ore piuttosto ‘simbolico’, visto che il consiglio delle forze armate è tutt’altro che disposto a cedere le leve di comando. Che significa controllare settori come le fabbriche d’armi, rami dell’economia importanti come alberghi, ospedali, industria elettrodomestica”. Ed essendo stato sciolto il Parlamento, il consiglio si è arrogato il potere legislativo, quello di decidere ciò che è costituzionale e ciò che non lo è, visto che la nuova Costituzione non esiste. Quindi non si sa quali saranno le nuove prerogative del Presidente. Secondo Valli, “l’interpretazione più edulcorata di questa abile, per certi versi sfacciata sceneggiata, sostiene che si è trattato di un compromesso raggiunto che negoziati più o meno diretti”. Valli sottolinea che piazza Tahrir ha esultato, quando si è saputo che Morsi, avendo ottenuto più di 13 milioni di voti, aveva sconfitto Ahmed Shafiq, candidato dei militari, che ne aveva ottenuti 12 milioni. La piazza festeggiava “una repubblica diversa da quella chiesta dai primi gruppi laici, di sinistra”, poiché i Fratelli Musulmani hanno da tempo occupato piazza Tahrir. Nel braccio di ferro con i generali i Fratelli hanno esibito un “fronte nazionale” in cui apparivano alcuni esponenti dei movimenti laici, attirati dalla promessa di una loro partecipazione al futuro governo, alla testa del quale il Presidente avrebbe messo addirittura un primo ministro “non appartenenete a un partito religioso”.

La Stampa offre una intervista a Francis Fukuyama, definito “politologo neocon”. Sulla elezione di Morsi dice: “Il fatto che avesse vinto le elezioni era noto da tempo. Dal giorno del voto a oggi si è svolto un intenso negoziato tra i Fratelli Musulmani e l’esercito per stabilire le condizioni a cui i militari avrebbero consentito la conferma del risultato. Io non cononsco le concessioni che Morsi ha fatto in cambio della proclamazione a presidente, ma da queste dipenderà il futuro dell’Egitto e la stabilità dell’intera regione”. Sugli Usa: “A marzo abbiamo autorizzato la ricorrente concessione di aiuti all’Egitto per 1,3 miliardi di dollari, che però si trovano in una banca di New York e non possono essere trasferiti senza il via libera del governo americano. Sono l’unica leva che abbiamo, perché il tempo dell’influenza che nasceva dai rtapporti di forza geopolitici ereditati dalla guerra fredda è finito. Quindi dobbiamo bloccare questi gondfi e spiegare chiaramente ai militari che li rilasceremo a continueremo a collaborare con loro solo se consentiranno alla democrazia di affermarsi davvero”.

La Stampa scrive che Mors si è dimesso dalle cariche nella Fratellanza e dalla leadership nel partito Libertà e Giustizia, promettendo di rappresentare tutti e di rispettare i trattati internazionali. Ammar Ali Hassan, della Al Ahram center, dice: “E’ ovvio che i generali egiziani studiano il Cile, un caso in cui il processo al regime si è chiuso con la morte dell’ex presidente, lasciando la vecchia struttura al suo posto.

Internazionale

Ieri il ministro degli esteri turco Davutoglu ha ribadito che il jet F4 di Ankara sarebbe stato abbattuto nello spazio aereo internazionale. La Repubblica ricorda che per la prima volta dal 1949 un Paese membro della Nato, ovvero la Turchia, ha chiesto una riunione di emergenza dell’Alleanza atlantica, invocando l’articolo 4 del Trattato, poiché, ai senso di tale articolo, Ankara “si sente minacciata nella sicurezza e nella sua integrità territoriale”. La Turchia ha quindi chiesto alla Alleanza atlantica di pronunciarsi, nel vertice che si terrà domani a Bruxelles. La Siria non nega di aver abbattuto l’F4 turco, ma sostiene che il jet “aveva violato per pochi minuti lo spazio aereo” siriano.
La Stampa intervista Rosa Balfour, dell’European Policy Centre, che spiega così la richiesta di convocazione della NAto da parte della Turchia: “E’ un messaggio inviato agli alleati, all’Europa e anche ad Assad, anche per dire a tutti che Ankara non intende affrontare la crisi bilateralmente”. Due anni fa, con Israele, le cose furono gestite diversamente. Balfour: “E’ vero, ma proprio il caso Freedom Flottilla ha generato un cambiamento di rotta nella politica estera turca. L’esperienza di quei giorni si è fatta sentire. I rapporti con Israele erano buoni, ma la crisi è stata gestita male, creando tensioni che non si sono ancora risolte. Un errore da non ripetere”.
Su La Repubblica si riferisce delle critiche dell’arcivesco di Canterbury Rowan Williams, leader spirituale della Chiesa anglicana, alla politica sposata dal premier britannico Cameron: in un libero che sarà pubblicato tra qualche settimana, “Faith in the public sphere”, Williams definirebbe un “fiasco” la dottrina della Big Society: “una retorica vuota, uno slogano privo di significato, per nascondere la pericolosa retromarcia dello Stato dalle sue responsabilità nei confronti dei più vulnerabili”. Sulla stessa pagina de La Repubblica, notizie da Tel Aviv, con il ritorno degli “Indignati” in piazza: un anno fa chiesero al premier Netanyahu di impegnarsi per una riduzione delle tasse universitarie ed una nuova politica per l’edilizia per i giovani. Tornano a farlo, ma fra loro pare si siano infiltrati anche dei teppisti e la polizia ha reagito con una violenza che alcuni quotidiani definiscono “eccessiva ed irrazionale”.

Europa

Il Corriere dà conto di uno studio dei tecnici del ministero delle Finanze tedesco, secondo cui il crollo dell’euro porterebbe ad una caduta dell’economia della Germania del 9,2 per cento e il numero dei disoccupati salirebbe al 9,3 per cento. I senza lavoro supererebbero i 5 milioni (una cifa quasi dopppia rispetto a quella attuale). A diffondere questi dati è il settimanale Der Spiegel. Sulla stessa pagina, il Corriere riferisce anche di un allarmato rapporto della Banca per i regolamenti internazionali (Bri), secondo cui le grandi banche sono tornate a speculare. “La Bri lancia l’allarme sui derivati”, titola La Stampa, ricordando che questa istituzione, con sede a Basilea, opera come una specie di banca centrale delle banche centrali. Nel rapporto citato, si attira l’attenzione sul fatto che le grandi banche mondiali sono tornate a speculare sui mercati alla vecchia maniera, come se anni di crisi non avessero insegnato niente, e ora si profila il pericolo di nuovi cracc in stile Lehman Brothers: se un disastro come quello si ripetesse ora, colpendo uno o più giganti globali del credito, in una situazione deteriorata quale quella attuale, andrebbe a finire molto peggio, perché neanche tutte le misure straordinarie delle banche centrali potranno risolvere il problema. Anzi, sulla possibilità che il soccorso dei banchieri centrali risca ad evitare i guai, secondo la Bri, si coltivano aspettative “irrealistiche”.
La Stampa ricorda che il premier greco Samaras non esordirà al vertice europeo di giovedì, essendo stato ricoverato per un malore da stress. Ma nel frattempo la trojka (i tecnici incaricati di vigilare sui conti greci da Unione europea, Fmi e Bce) ha reso noto un documento in cui accusa Atene di avere ancora una volta “truccato le carte” sulla riduzione del pubblico impiego: negli ultimi due anni, a dispetto delle promesse di austerità, i dipendenti del pubblico impiego sarebbero cresciuti di settantamila unità.

Lusi

Su Il Giornale Vittorio Feltri (“La barzelletta dei vertici all’oscuro di tutto”) si sofferma sull’interrogatorio di Luigi Lusi sabato, davanti ai gip. “Avrebbe fornito, oltre a spiegazioni abbastanza convincenti, tali comunque da interessare i magistrati, qualche documento: mail e pizzini, ossia non chiachiere ma documenti dai quali risulterebbe che il senatore non agiva a capocchia, solo per arricchirsi, ma in base a ordini ricevuti dai suoi capi. Quali capi? Quelli della Margherita, ovviamente, che spillavano quattrini in abbondanza e li usavano non si sa se per far trionfare una forza politica morta oppure per condurre una esistenza da nababbi”. Scrive Feltri che “neanche un ebete può bere che un tesoriere per quanto intimo dei ‘padroni’ si fischi una cifra di questa consistenza senza che qualcuno ci faccia caso. Via, si può essere ingenui, ma non idioti al punto di farsi fregare tanto denaro, pur consapevoli dell’ammontare di un patrimonio che chiunque avrebbe custodito con attenzione”. Inoltre, Lusi poveva “comodamente” occultare il denaro all’estero. “Se viceversa firma degli atti notarili, come il senatore ha fatto, è evidente che non supponga di essere denunciato”. Secondo un altro articolo de Il Giornale tra i documenti consegnati da Lusi ci sarebbe un “pizzino scritto da Francesco Rutelli di suo pugno.
Su La Stampa si citano dichiarazioni di Lusi: “Rutelli mi rimproverò per aver restituito rimborsi inutilizzati”. La documentazione consegnata da Lusi ai magistrati sarebbe ora al vaglio del procuratore aggiunto Caperna e del sostituto Pesci, titolari della inchiesta. Per adesso “non sembrerebbero configurarsi episodi penalmente rilevanti”, scrive il quotidiano torinese. Sulla stessa pagina, una intervista ad Enzo Bianco, ex presidente della Assemblea federale della Margherita. E’ vero che lei riceveva mensilmente del denaro dall’ex tesoriere Lusi?. “Innanzitutto sgombriamo il campo: nessuno stipendio, ricevevo i finanziamenti che venivano doverosamente utilizzati per l’attività elettorale e politica e per remunerare quei dipendenti che, alla chiusura della Margherita, erano stati prepensionati ed erano stati sostituiti da contratti di collaborazione”. Chiede La Stampa: “Come è possibile che nessuno del partito si sia accorto che Lusi si è appropriato di circa 25 milioni di euro?”. “La risposta la danno in modo estremamente chiaro i magistrati che, nelle ordinanze del Gip e della Procura di  Roma, parlano di straordinaria abilità di Lusi nel contraffare i bilanci e nel nascondere la sua reale attività”.
Secondo Il Corriere della Sera “da questa mattina cominceranno le veririche affidate alla Guardia di Fiinanza, e al termine è possibile che Rutelli, ma anche Enzo Bianco e altri leader del partito vengano nuovamente interrogati dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci, titolari della indagine avviata nel dicembte dello scorso anno su alcune operazioni bancarie sospette che hanno consentito di scoprire un ammanco di oltre 25 milioni. Soldi che Lusi è accusato di aver rubato insieme alla moglie, ad altri familiari e a due commercialisti”.

Formigoni

Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini difende il presidente della Regione Formigoni: “Quando si amministra un bilancio di un territorio che ha più abitanti della Svezia e l’ottavo Pil d’Europa per così tanti anni ci può essere qualcosa che non funziona bene. Ho visto persone che sono cambiate. Non sono diventate disoneste, ma più ciniche, e disinvolte pure governando la metà del tempo di Formigoni”. “Per analogia, Formigoni rispetto a Vendola è un santo. Lui almeno per il calcolo delle probabilità ha avuto 20 anni per commettere degli errori. E se per venti anni non sei mai stato sfiorato da uno schizzo di fango e nelle situazione più critica possibile – nel senso ch sppiamo quanto sia attenta, solerte e aggressiva la Procura nello scrutare tutto quel che avviene a centrodestra e poi magari si dimentica di Penati – il problema certamente c’è, però bisogna mantenere un giudizio equilibrato”. “Nessuno ha potuto smentire i numeri circolati durante il Lombardia day: la Lombardia ha una amministrazione eccellente, non ha buchi di bilancio, costa infinitamente meno di altre regioni. E’ un modello. Quelle contro Formigoni sono tutte accuse da provare mentre non c’è nulla da provare sul buon governo della Lombardia. Questo è il bambino, poi c’è l’acqua sporca. Bisogna vedere se è stata sporcata dal bambino, o da qualcuno che si è avvicinato troppo all’acqua”.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini
redazione grey-panthers:
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