15 agosto: in tema di dogmi, l’”Assunta”, di Lorenzo Lotto

Pubblicato il 7 Agosto 2022 in da redazione grey-panthers

Ho appena  salutato al telefono una mia amica attualmente in villeggiatura nella sua bella casa di Celana (Bg) e  augurandole buon ferragosto mi sono ricordata che proprio a lei devo la scoperta di un vero gioiello custodito nella chiesa di quel paese: la pala d’altare dell’Assunta, di Lorenzo Lotto.

Da tempo le parlavo dell’artista veneziano e dei suoi dipinti che durante le mie annuali vacanze estive nelle Marche avevo il piacere di ammirare. Tra essi, in particolare, la bellissima crocifissione custodita nella chiesetta di santa Maria della pietà a Monte san Giusto.

“Oh, non andare poi tanto lontano –mi disse una volta– vieni a trovarmi a Celana e scoprirai che chicca abbiamo lassù”.

La presi in parola. Andai a farle visita a Celana e non rimasi delusa perché vi trovai davvero un piccolo tesoro…

Lorenzo Lotto nacque intorno al 1480 a Venezia e fin da giovane si distinse per il suo carattere irrequieto e incapace di cedere a compromessi, oltre che per una personalità indipendente, introversa e spiritualmente riflessiva. Si trovò molto spesso in difficoltà economiche poiché, piuttosto che tradire i suoi ideali, accettando commesse “pilotate”, preferì la ricerca di committenti che sapessero apprezzarlo, sia in campo artistico sia spirituale.  Questo rigore lo condusse lontano dalla sua città natale dove si collocava artisticamente controcorrente, dato che il gusto dell’epoca ricalcava e ricercava lo stile di Giorgione o di Tiziano, che a quei tempi andavano per la maggiore. In ogni caso si sa che tra “grandi” non ci si deve misurare, ragione per cui a volte risulta necessario cercare altrove un proprio spazio, anche se in terre straniere.

A Venezia Lorenzo Lotto si sentiva emarginato nel suo lavoro, pertanto fu costretto a trasferirsi verso gli estremi confini della Serenissima, oltre che in altre regioni d’Italia, per poter liberamente  manifestare ed esprimere il proprio estro e la propria ispirazione attraverso i suoi lavori. Visse circa 13 anni in terra bergamasca, che a quei tempi era sotto il dominio della Repubblica di Venezia, e vi lasciò dei veri capolavori.

Morì nel 1556 in completa povertà, dopo aver preso i voti minori come oblato, nella santa casa di Loreto nelle Marche.

 Ma passiamo ora ad osservare la Pala dell’Assunta.

L’opera fu commissionata da Balsarino Marchetti de Angelini, ricco mercante di lana e tessuti di Caprino Bergamasco, per farne dono alla chiesa di Celana dove era parroco un suo parente, Cristoforo Marchetti.  Il dipinto fu realizzato nel 1527, data che è indicata sul rotolo di pergamena posto in primo piano sulla sinistra della tela. Nel quadro si raffigura il momento successivo alla morte e deposizione della Vergine Maria.Intorno al sepolcro si trovano i discepoli di Gesù che, dopo il dolore per la morte della Madonna, sono qui ritratti in atteggiamento stupefatto, sorpreso ed estasiato, mentre ammirano la sua assunzione al cielo.

 

Nella tela si possono individuare 3 livelli.

  1. Nel primo, visibile nella parte inferiore, i 12 apostoli sono ripresi in maniera molto realistica e in atteggiamenti di grande forza comunicativa. Le loro pose plastiche, marcatamente concitate e anticonvenzionali, sono colte nel momento in cui una luce abbagliante circonda il corpo della Vergine che si solleva al cielo. Essi sono avvolti in abiti ricchi (forse per sottolineare la nobiltà del loro ruolo), di ottimo tessuto e dai colori intensi e sgargianti, tuttavia nel loro aspetto si rivelano inequivocabilmente i tratti marcati e rudi di semplici popolani.

San Pietro è al centro, ripreso di spalle e inginocchiato; le sue braccia sono spalancate, la testa è rivolta alla Madonna in palese atto di meraviglia e serafica contemplazione.

Sulla sinistra sono rappresentati quattro discepoli: due di essi esprimono tutta la loro meraviglia mentre reciprocamente si scambiano pareri e si confrontano circa  l’evento stupefacente;  il primo a sinistra, in abito di un bel verde intenso e con il simpatico particolare del piede sollevato dalla pianella, sembra volersi staccare da terra per rincorrere la Vergine; il quarto appare totalmente assorbito dallo stupore e dall’estasi.

Sulla destra del quadro tre discepoli si stringono vicini, in un abbraccio consolatorio, oltre che di ammirazione e gioia per essere testimoni di così tanta grandezza e potenza. Dalla loro angolazione la luce che scende dall’alto risulta più diretta e abbagliante, tanto che i loro abiti sono più luminosi e vividi rispetto a quelli dei discepoli raffigurati sulla sinistra della tela. Anche la manica destra di Pietro, colpita direttamente dalla luce, è più luminosa e chiara. Singolare, particolarmente persuasiva e arguta, è la raffigurazione del discepolo che deve schermarsi la vista con la mano a causa della luce intensa, onde poter osservare la madre di Gesù in ascesa. Altri due apostoli, in ginocchio dinnanzi all’avello, appaiono adoranti ed estasiati alla vista dell’assunzione. In particolare, nell’apostolo con la tunica azzurra e la stola dorata, con i capelli scuri e lunghi, si può individuare il più giovane dei 12, san Giovanni. Egli, con le braccia spalancate rivolte alla Vergine e in atteggiamento supplice, suscita immediatamente l’impressione che stia implorando la Madonna di non lasciarlo solo, dopo gli anni vissuti con lui come madre in seguito all’affidamento di Gesù dalla croce.

I discepoli centrali, rivolti verso chi osserva il dipinto, sono gli unici due che, curvi al lato del giaciglio, risultano disorientati e sbigottiti, intenti come sono a osservare l’interno del sepolcro dove non restano che pochi di quei profumatissimi petali che coprivano il corpo di Maria. Essi sono san Giacomo il Maggiore, con le mani giunte e il bordone del pellegrino (“e ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio, né pane, né bisaccia, né denaro; ma calzati solo i sandali …”  Mc 6, 7-8), e san Tommaso, che Lorenzo Lotto – col suo fine senso umoristico – ritrae con l’incredibile e davvero sorprendente particolare degli occhiali, segno che il santo desidera scrutare e vedere prima di credere.

San Tommaso è rappresentato chino, con l’atteggiamento scettico e indagatore dell’uomo di ogni tempo che vorrebbe comprendere la Verità, facendola passare attraverso il vaglio del suo esame e della sua ragione.

Gli occhiali rappresentano simbolicamente il concetto dell’incredulità umana di fronte al mistero divino, il quale non può essere sondato dalla sola ragione perché esige che si aprano gli occhi della fede.

 

  1. Nel secondo livello e parte centrale del dipinto, si nota lo sfondo costituito da un bel paesaggio di campagna, da cespugli e colline degradanti.  Esso rammenta gli sfondi della pittura di Leonardo o della pittura nordica, in gran voga nel XVI secolo. Mi piace immaginare che Lorenzo Lotto si sia ispirato alle morbide colline verdi che circondano il piccolo borgo di Celana e che ricordo con piacere. Senza soffermarsi ulteriormente per individuare chi e cosa rappresentano le piccole figure a sinistra e a destra nello sfondo, possiamo semplicemente rilevare che ricalcano lo stile della pittura fiamminga dell’epoca, caratterizzato dal gusto per le miniature e dalla nitidezza dei piccoli particolari.

 

  1. Ecco infine nel terzo livello, in alto nella tela, la Vergine Maria nello slancio dell’assunzione, sostenuta e aiutata nell’ascesa da due graziosi putti alati dalle guance rosee e paffute.

Il suo volto appare malinconico ed estatico allo stesso tempo, mentre lo sguardo è rivolto al cielo verso quella Gerusalemme celeste dove “ogni lacrima sarà tersa”. Le mani sono giunte in preghiera, in un incantevole atteggiamento mistico. Tutta la sua postura rappresenta in maniera incredibilmente persuasiva la solennità e la potenza dell’evento. Allo slancio verso l’alto, impresso dalla sua anima che sale in Paradiso, il corpo non può che aderire. Pure le vesti e il manto, con il loro gonfiarsi e svolazzare, sottolineano in maniera scenograficamente efficace e convincente il turbinio dell’ascesa. La cintura invece, ormai sciolta dall’abito, scivola verso terra, quale unica e simbolica prova lasciata a san Tommaso incredulo, per confortarlo nella fede. (Secondo la tradizione, san Tommaso, dubbioso circa l’assunzione, volle aprire il sepolcro della Vergine ma vi trovò unicamente la cintura del suo abito. Ora la reliquia della cintola della Madonna è conservata nella cappella del Duomo di Prato dove l’8 Settembre, giorno della Natività di Maria, viene esposta solennemente).

Tutta la figura della Vergine è collocata in una mandorla la cui luminosità diventa sempre più accentuata e vivida man mano che procede verso l’alto e il centro, mentre il colore grigio scuro steso sul bordo superiore della stessa comunica adeguatamente la materiale sensazione del cielo che si apre.

Ai lati della Madonna due angeli, con curiose corone a punta fra i capelli e gli abiti rosso e oro svolazzanti,  in posa di estrema devozione e riverenza la accompagnano verso l’alto facendole ala. Stupendo!

Mi pare che il fascino ed il pathos che trasmette questo dipinto siano così avvincenti da suscitare in colui che lo osserva la sensazione di essere parte della scena rappresentata. Non resta dunque che accertarsene di persona, ammirando da vicino tale capolavoro nella piccola chiesa di Celana dedicata a Maria Assunta.

È importante a questo punto aggiungere una breve e curiosa appendice all’osservazione del quadro: non si sa di preciso chi abbia inventato gli occhiali e quando. Molto probabilmente sono comparsi per la prima volta a Venezia verso il 1280, quando la tecnologia della lavorazione del vetro nella città era già ampiamente sviluppata. Si sa, però, che la prima raffigurazione pittorica in assoluto di una persona con gli occhiali è datata nel 1352  e la si trova nella sala del Capitolo del convento domenicano di san Niccolò, a Treviso. Qui il cardinale domenicano Hugues de Saint-Cher è ritratto con occhiali riprodotti realisticamente nei minimi particolari, come il cardine che li regge sul naso e che permette di ripiegarli. L’autore del dipinto è il pittore miniaturista del 1300 Tommaso Barisini da Modena.

Per concludere, è necessario ricordare che per i Cristiani la festa dell’Assunta, celebrata annualmente il 15 agosto, è molto importante. Questo culto, sviluppatosi a partire dal V secolo, fu proclamato come dogma di fede il 1° novembre 1950 da papa Pio XII.  Le sue parole furono: “dopo aver innalzato a Dio supplici preghiere e aver invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente… dichiariamo essere dogma da Dio rivelato che l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.

di Maria Silvana Spiniello