A Ferrara, la storia degli ebrei italiani nel Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah (MEIS)

Pubblicato il 24 Gennaio 2018 in , da redazione grey-panthers

Costretti a scappare dalla penisola Iberica, gli ebrei furono accolti a Ferrara nel 1492 da Ercole I d’Este. Di questa storia restano testimonianze nel Ghetto, nelle Sinagoghe di via Sabbioni, nell’Orto degli ebrei e oggi, 525 anni dopo, se ne aggiunge un’altra. È il Meis, Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah. Realizzato nell’ex carcere dismesso dal 1992, ristrutturato in accordo con la Soprintendenza, il museo verrà completato entro il 2020 con la costruzione di 5 edifici moderni (che richiamano i 5 libri della Torah) destinati a ospitare shop, biblioteca, archivio, auditorium e caffetteria.

Il Meis inizia il suo percorso con l’esposizione “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo, che racconta l’unicità della presenza ebraica nella Penisola dall’età romana (II secolo a.C.) al Medioevo (X secolo d.C.). Il percorso, curato da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, individua le aree di provenienza e dispersione del popolo ebraico e ripercorre le rotte della diaspora verso il Mediterraneo occidentale dopo la distruzione del Tempio da parte dell’imperatore Tito, il cui Arco a Roma, sotto il quale gli ebrei non passavano, è qui riprodotto e accompagnato da un calco in gesso del fregio dove si vedono gli esuli portare la menorah. Il percorso espositivo documenta la permanenza degli ebrei a Roma e nel Sud Italia in contesti variabili dalla schiavitù all’integrazione sia nel mondo pagano che in quello cristiano. Dall’Alto Medioevo si diffonde una cultura ebraica anche nel Nord Italia, non toccata dalle Crociate quanto nelle comunità ebraiche tedesche. Documentano questa storia duecento oggetti dai musei di tutto il mondo (Genizah del Cairo, Museo archeologico di Napoli, Musei Vaticani, Bodleian library, Jewish theological seminary di New York, Cambridge University library), fra i quali venti manoscritti, sette incunaboli, 18 documenti medievali, 49 epigrafi di età romana e medievale e 121 tra anelli, sigilli, monete, lucerne, amuleti. Dalla Biblioteca Palatina viene il più antico manoscritto completo della Mishnah copiato nel 1072-73 con caratteristiche ortografiche palestinesi accompagnato da glosse in volgare salentino. Lo spazio interno dove si snoda l’esposizione crea un percorso labirintico e sonoro che ricorda quello del Museo ebraico di Berlino di Libeskind ed è accompagnato da gigantesche repliche di pezzi antichi.

L’ex carcere è diventato da luogo di segregazione a elemento di inclusione — ha dichiarato Dario Disegni, presidente del Meis.“Ho sempre pensato che l’Italia dovesse avere un Museo dell’ebraismo italiano, perché è una parte della nostra identità nazionale — ha dichiarato ministro dei Beni Culturali Franceschini —. E lo si è realizzato a Ferrara perché è una città conosciuta e solidale verso la comunità ebraica”.