“Domani, chiameranno domani”, di Andrea Salonia

Pubblicato il 19 Febbraio 2018 in , da redazione grey-panthers

Andrea Salonia

DOMANI,

CHIAMERANNO

DOMANI

Mondadori- pagine 220,

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Un romanzo intenso, profondo e terribilmente attuale, scritto da un autore esordiente che forse anche per la sua professione medica, scrive con precisione da chirurgo.

Augusto C. è esperto dell’acciaio, sa riconoscere l’odore degli altoforni, il rosso del fuoco, l’arancio caldo del metallo fuso, il crepitio del farsi materia solida dell’acciaieria di cui è direttore, la più importante d’Italia.

In fabbrica i suoi dodicimila dipendenti sanno tutto di lui: quando entra in ufficio, quale macchina guida, se è al cellulare e se bestemmia il cielo e urla. Eppure adesso non sanno se piange la sera, e di certo non possono immaginare come trascorre le giornate senza fine, recluso in casa agli arresti domiciliari, accusato di aver riversato materiali dannosi per gli uomini, gli animali, i terreni e le acque. In bilico tra speranza e rassegnazione, ogni giorno. Augusto attende che gli inquirenti lo chiamino e gli diano l’opportunità di raccontare la sua versione dei fatti, di spiegare le sue ragioni. È un’attesa straziante, fatta di rituali semplici, di passi lenti e precisi, fatta del ricordo del padre e della sua Bianchi colore del cielo, di leggende popolari che riaffiorano da un passato remoto. È un’attesa fatta di sapori, odori, colori e suoni del suo Salento.

Incipit

… Mio padre aveva la saggezza della gente delle campagne prestata al mare, di quegli uomini che per vivere vangano la terra e stanno chini, piegati sulle ginocchia, perché il suolo non è mai abbastanza vicino quando si raccolgono i meloni e le melanzane, anno dopo anno, con il salmastro che arriva dalla costa, assieme a un poco di sabbia e all’odore del pesce.

È una saggezza così, fatta di cose diverse tra loro, un coacervo di saperi opposti. C’è la terra bruciata dal nostro sole in quel sapere della gente. C’è l’acqua di cristallo, l’odore dei muri a calce dopo la pioggia, il mosto che riposa, e il profumo rotondo del Primitivo. C’è sia l’irruenza del vino novello che la grazia di quello ormai saggio, capace di raccontare della nostra storia intera, dagli antichi Messapi ai giorni di oggi.

Mio padre e la sua saggezza dicevano che si è dove si vorrebbe essere; l’aveva imparato dal sentire di quelli che erano stati vecchi prima di lui.

Purtroppo non è sempre vero, oggi ne sono certo, anche se mio padre ci aveva visto giusto, per lo più. Papà, infatti, sapeva che il mio posto sarebbe stato al Nord, per studiare, solo e vuoto di parole, perché di quelle sono avaro da tutta la vita. Sapeva di me come solo un padre e una madre possono conoscere di un  figlio. Aveva ben chiaro che sarei tornato volentieri sulla nostra battigia non appena possibile, coi piedi nudi nella sabbia fina a ricordarmi delle mie origini, ogni volta che il treno fosse arrivato in stazione a mattino ormai fatto, dopo una notte di viaggio.

Torino lassù, lontana, almeno per qualche giorno.

L’autore

Andrea Salonia, appassionato di letteratura (soprattutto italiana), di arte (molto di quella moderna e contemporanea) e di viaggi (in tutto il mondo, con l’Africa nel cuore) è  Ordinario di Urologia  e Coordinatore di Medicina della Coppia (Medicina sessuale e Medicina della riproduzione maschile) all’IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano , nonché Direttore, Urological Research Institute-UR  Divisione di Oncologia Sperimentale all’IRCCS Ospedale San Raffaele