La nanotecnologia per combattere il cancro

Pubblicato il 19 Gennaio 2009 in , da Vitalba Paesano

Il MIT ha presentato alla fine dell’anno un progetto di ricerca che utilizzerà nanoparticelle e luce infrarossa per sviluppare un metodo più accurato di trasferimento di medicinali a pazienti affetti da malattie come il cancro e l’AIDS.

Gli sviluppatori hanno creato nanoparticelle di forme diverse, ognuna disegnata per trasportare un carico di medicinale di grandezze molecolari diverse. Secondo quanto riferisce il relatore del progetto, il trasferimento può essere controllato dall’esterno attraverso una sofisticata tecnica di monitoraggio e può essere utilizzato per trasferire a pazienti fino a 3 o 4 forme di medicinale diverse insieme.

Kimberly Hamad-Shifferli, questo il nome del capo progetto e docente di ingegneria meccanica al MIT, ha affermato che “… alcune malattie, come il cancro e AIDS, hanno bisogno di essere attaccate attraverso uno sforzo sinergico di diversi medicinali combinati insieme“.

Non si tratta di un progetto del tutto originale, in quanto una ricerca di tal genere era già stata affrontata 2 anni fa con successo; in quel caso, però, le nanoparticelle erano capaci di trasportare e rilasciare solo 2 medicinali alla volta. Inoltre il rilascio avveniva con tecniche a tempo, e non poteva essere controllato dall’esterno del corpo del paziente.

Il controllo, in questo caso, invece avviene attraverso l’uso di luce infrarossa; sottoponendo il corpo dell’ammalato a una illuminazione di questo genere, le particelle si dissolvono  rilasciando il medicinale contenuto all’interno. La differenziazione in termini di comportamento è dato proprio dalla forma delle particelle stesse, che risulta sensibile a diverse lunghezze d’onda, permettendo ai medici di rilasciare i medicinali a intervalli prestabiliti variando acconciamente il tipo di illuminazione.

Già nel luglio dell’anno appena trascorso altri ricercatori dell’Università di Stanford avevano utilizzato una tecnica simile per trasferire prodotti chemioterapici a cellule ammalate, evitando gli effetti tossici che gli stessi medicinali avevano sulle cellule sane.

Ancora di più, sempre nello stesso mese, un gruppo di scienziati dell’Università di San Diego, in California, avevano pubblicato un lavoro in cui dimostravano come particelle nane potessero essere utilizzate come “smart bomb” per colpire, in maniera mirata, le cellule tumorali, non solo localizzate ma anche distribuite, dopo una metastasi, nell’organismo.

Fonte: http://www.techup.it, Veneto Nanotech Newsletter