TORINO E BOLOGNA HANNO DECISO, PER MILANO E NAPOLI TUTTO RIMANDATO AL 29 MAGGIO

Pubblicato il 17 Maggio 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera:”Sorpresa a Milano, Pisapia in testa. La Moratti sotto di 6 punti, si va al ballottaggio. Giù il Pdl, il terzo polo non sfonda. Il Pd vince subito a Torino e Bologna. Ma a Napoli è già superato da De Magistris (Idv)”. A centro pagina: “Maggioranza in difficoltà. Gelo Berlusconi-Bossi. Lo sfogo del premier contro la ‘sinistra estrema’”.

La Repubblica. “Milano, la sconfitta di Berlusconi”. “Pisapia al 48 per cento affonda la Moratti. Fassino conquista Torino, Merola passa a Bologna. Napoli al ballottaggio con Lettieri (Pdl) e la sorpresa De Magistris. Bersani: vinciamo al Nord, il vento è cambiato. Fenomeno Grillo al 10 per cento nel capoluogo emiliano”. A centro pagina: “L’ira di Bossi, il Pdl ci fa perdere”. A fondo pagina le sorti di Dominique Strauss-Kahn, che “resta in cella, i graffi lo accusano”.

La Stampa: “Milano choc per Berlusconi”. “Il Cavaliere è sorpreso e amareggiato”, scrive il quotidiano, che pure si sofferma su Bossi che “sbottò: ‘Tutta colpa di Silvio'”.

Libero: “Caduta voti. Il Pd mantiene Torino e Bologna e perde Napoli. Ma il centrodestra incassa una brutta botta a Milano, dove è costretto al ballottaggio”.

Il Giornale: “Tira brutta aria. A Milano Pdl e Lega in crisi. Il vento dell’estrema sinistra spinge Pisapia. Inquietante il successo degli ultrà anti berlusconiani De Magistris e Grillo. Catastrofe elettorale per Fini. Futuro e Libertà non supera neppure il 2 per cento”.

Il Fatto quotidiano: “Berluscrac. A Milano aveva detto: è un referendum tra me e i Pm. E’ finita con una cocente sconfitta sua e della Moratti. Crisi di regime: al Nord è cambiato il vento, la Lega fuoriosa.

Il Foglio: “Sorpresa a Milano, Moratti insegue Pisapia. A Napoli scompare il Pd. Il Cav perde in casa, Pdl impaludato. Lega in calo e irrequieta. De Magistris fenomenale. Incognite sui ballottaggi”.

Europa: “Ritorno a Milano. Berlusconi crolla in casa, Pisapia trionfa, Lega male”:

Avvenire: “Scossoni e conferme. Il Pdl arretra, Lega al palo: cresce la tensione. Berlusconi: troppi mi hanno lasciato solo. Il Pd prende pure Bologna, ma è superato da De Magistris a Napoli. Casini: da noi niente sconti”.

Il Sole 24 Ore: “Milano punisce Pdl e Lega. Il centrodestra arretra al Nord, sconfitta di Berlusconi. Il premier: da Bossi troppi distinguo. Bersani: cambia il vento”.

Elezioni

Matteo Salvini, capolista del Carroccio a Milano, intervistato da La Repubblica, dice: “Ora chiederemo a tutti di abbassare i toni, solo così potremo portare alle urne quel 30 per cento di elettorato che ha scelto di non votare magari perché la Moratti non è un candidato che entusiasmava o magari perché la campagna elettorale è stata troppo urlata”. Salvini invita a concentrare l’attenzione su Milano: “Non stiamo lavorando per fare un test su Berlusconi, ma sulla Bovisa, su Quarto Oggiaro, e su Gratosoglio”.
L’ex sindaco di Milano Albertini, intervistato da La Stampa, dice: “Io sono convinto che al ballottaggio il terzo polo convergerà sulla nostra area”. La Moratti ha sbagliato campagna elettorale? “Non si perde perchè si sono commessi errori in campagna elettorale, se si è il sindaco in carica”, dice. “Conta più il giudizio su come è stata amministrata la città”. E per avere il giudizio dei cittadini Albertini invita ad aspettare i voti definitivi, in modo da poter contare le preferenze personali per la Moratti, perché – dice – il voto disgiunto “è la vera cartina di tornasole”. Per Albertini non è stato sbagliato sottolineare che Pisapia non è un moderato, né hanno influito i manifesti di Lassini: “Piuttosto mi hanno colpito certi toni di demonizzazione del terzo polo. Il disprezzo dell’avversario moderato e una certa aggressività violenta alla fine non hanno pagato”.
Albertini esprime lo stesso concetto anche in una intervista al Corriere della Sera: “Sbagliato colpire il terzo polo, tra quindici giorni voterà per noi”.
Sul Corrriere della Sera Piero Bassetti, ex governatore lombardo per la Dc, intervistato, sostiene che il dato di Milano “è finalmente la sconfitta del coperchio berlusconiano, al cui servizio si era collocata anche Letizia Moratti”.
Sulla stessa pagina, intervista a Massimo Cacciari, convinto che si sarebbe potuto vincere al primo turno, e il nome perfetto sarebbe stato Gabriele Albertini, con una coalizione formata da Pd, nuovo polo e lista civica a suo nome. Per il filosofo il Pd sbaglia se vede in Milano un laboratorio politico: “Pensare ad una riedizione dell’Ulivo significa votarsi ad una sonora sconfitta.
Sul Corriere della Sera commenta i risultati di Torino il sindaco uscente Chiamparino: “Io, che vengo spesso dipinto come un uomo anti-partito, vorrei dare una mano a costruire un partito che sia tale. Anche questi risultati confermano come ci sia domanda e bisogno di un Pd vero, concreto”.

Scrive Massimo Giannini su La Repubblica che questa volta “non perde solo Berlusconi. Al contrario di quanto accadde alle politiche di tre anni fa, i voti in uscita dal Pdl non sono stati drenati dalla Lega, che a Milano cede quasi cinque punti sulle regionali del 2010 e poco più di tre punti sulle politiche del 2008. La vagheggiata Padania, invece di rafforzarsi ed espandersi, sbiadisce e restringe i suoi confini”. E dunque “è l’intera alleanza forzaleghista che affonda”, la Lega paga un prezzo altissimo alla sua metamorfosi. Quanto all’opposizione, “il Pd esce dal voto con qualcosa in più del risultato che si aspettava”, e con questi numeri “sarà difficile pretendere dal segreterario una ‘verifica’ sulla linea politica”.
“E Bersani festeggia la sua sconfitta” è invece il titolo di una analisi di Fabrizio Rondolino su Il Giornale. Secondo Rondolino “Il centrosinistra esulta ma non ha una coalizione stabile, un programma comune e tantomeno una leadership credibile”. Secondo un altro articolo dello stesso quotidiano “ora per il Pd si apre la partita complicata delle alleanze, prima nei ballottaggi e poi in vista del voto nazionale. La sponda del Terzo Polo esce assai ridimensionata dalla prova. Non riesce ad arrivare neanche terzo, nota Sergio Chiamparino.
Il terzo polo “si prepara ai ballottaggi in libertà”, secondo La Stampa, e considera raggiunto il primo risultato, ovvero quello di aver conquistato uno spazio politico. Sottolinea Francesco Rutelli, leader di Api: “Rispetto al dato milanese della volta scorsa, i due blocchi Pdl e Pd oggi non fanno più insieme oltre il 90 dell’elettorato”. Fatica invece a trovare il passo – secondo il quotidiano – il Fli di Fini, che con Andrea Ronchi ed Adolfo Urso guarda già a destra in vista dei ballottaggi, mentre il numero 2 Bocchino sottolinea che “parlano a titolo personale”. Urso sottolinea: “Nelle democrazie dirette e bipolari è normale che al secondo turno si converga con i candidati con i quali si hanno maggiori affinità”.
A Latina, per esempio, Fli si è fermata all’1 per cento: il capolista era Fabio Granata e, come sottolinea La Repubblica, “il fasciocomunismo non decolla”: Antonio Pennacchi, che guidava la compagine rosso-nera, sostenendo l’ineluttabilità di una colleganza tra gli opposti per fronteggiare la deriva berlusconiana, dice: “Aoh, io ho fatto una proposta. Se ve piace, bene, se nun ve piace prendetevela in saccoccia”. Fatto sta che il candidato del Pdl, Giovanni Giorgi, ha vinto al primo turno.

Strauss Kahn

Lo scandalo che ha coinvolto il direttore del Fondo Monetario Internazionale ha avuto ripercussioni anche sulla guerra alla successione nell’organizzazione. Scalpitano i Paesi emergenti ma, racconta La Stampa, a scanso di equivoci la Cancelliera tedesca Merkel ha ieri detto: “E’ vero che nel medio periodo i Paesi emergenti potranno ambire sia alla poltrona di capo dell’FMI che a quella della Banca Mondiale. Però credo che nella fase attuale ci siano buone ragioni perché l’Europa abbia un buon candidato pronto”.

La Stampa racconta la giornata di ieri di Strauss Kahn, “come un delinquente qualsiasi” seduto su una panca dell’aula delle udiene della Corte Criminale di Manhattan. Il suo aspetto era quello di un uomo provato, accusato di tentato stupro, aggressione sessuale e sequestro, impossibilitato a giocare la carta della immunità diplomatica, e costretto a passare un’altra notte in cella. L’imputato resta in carcere nonostante la offerta di cauzione di un milione di dollari da parte del suo avvocato, Benjamnn Brafman,  che aveva preannunciato ai cronisti: uscirò da queste scale insieme al mio cliente. Prima gli agenti della Special Victim Unit, poi il procuratore McConnell, e infine il giudice Jackson, hanno respinto la richiesta.
Le autorità di New York, scrive il Corriere della Sera, starebbero conducendo una indagine parallela su un altro caso di stupro da lui commesso al Sofitel. Sullo stesso quotidiano si propone un identikit della donna che ha denunciato l’aggressione: considerata una impiegata modello, è una mamma ghanese di 32 anni, carina ma non bellissima. Vivrebbe nel Bronx con una figlia teenager.
Difende con convinzione Strauss Kahn dalla aggressione dei media il filosofo Bernard-Henry Levy: “Non so quel che sia realmente accaduto, sabato, in una camera dell’ormai famoso albergo Sofitel di New York”, “quel che so è che nulla al mondo autorizza a dare così un uomo in pasto ai cani”. Nessuna a legge autorizza a fare di un sospetto un mostro.
La Stampa intervista Max Gallo, celebre scrittore francese, che dice: “Qui in Francia giudici e giornalisti avrebbero taciuto”, “l’eccezionalità di questo scandalo francese è che sia successo all’estero. Se una cosa del genere si fosse verificata in un hotel di Parigi, Strauss Kahn sarebbe stato convocato in Tribunale e fatto passare da una porta secondaria”. Non credo al complotto, tutti sapevano del suo vizio”.

Michela Marzano, che firma un commento su La Repubblica, scrive che “i legami ambivalenti tra sesso e potere sono sempre esistiti, esattamente come i pregiudizi secondo cui le donne sarebbero particolarmente affascinate dagli uomini di potere”, “Ma come è possibile che oggi, nell’era dell’uguaglianza e della libertà”, “alcune persone possano anche solo immaginare che il potere e la ricchezza le rendano più degne di rispetto delle altre. E che non sia possibile che una cameriera di colore possa non aver voglia di fare l’amore con il direttore generale del FMI?”.
L’editoriale de Il Foglio, firmato da Giuliano Ferrara, è dedicato a Strauss-Kahn, “accusato di un atto criminale, e solo un giusto processo dirà quale sia la verità giudiziaria. Ma c’è un’altra verita, culturale e politica, che abbiamo chiamato ‘questione genitale'”. Ferrara scrive domandandosi “perché il sesso è andato fuori controllo”. “Quelli che la sanno lunga dicono che è sempre stato così. E siamo tutti informati del comando degli istinti sulla ragione, del corpo sull’anima. Ma se l’istituzione universale della pietà cristiana, la chiesa cattolica, si preoccupa, abbagliata dai casi di peccato carnale del clero come una volpe in autrostrada, di accertare la natura di un fenomeno che si presenta come ‘moderno’ un pensierino sulla materia bisognerà farselo”. La tesi di Ferrara è che fino ad oggi gli uomini hanno peccato, “spesso con un di più di prepotenza”, ma “hanno sempre avuto una remora”, “il senso del peccato”. Oggi “la zona grigia è cancellata. Il senso del peccato anche”. E all’origine del tutto “c’è la consegna dell’amore al sentimento, la sua scissione dall’eros procreativo, la pillola, la distruzione della famiglia, l’aborto e l’indifferenza di genere e le mille altre chicche dei baby boomer”. “Che è successo al Sofitel, lo vedremo. Cosa è successo a noi, lo sappiamo”.

E poi

Ieri il Presidente Napolitano era in visita a Betlemme e secondo La Repubblica, ha deciso di aprire ai palestinesi, prospettando la possibilità che abbiano un vero ambasciatore in Italia. Il Corriere della Sera riferisce le sue parole: “Ho il mandato di annunciare la decisione del governo italiano, accolta da me con grande compiacimento, di elevare la delegazione palestinese in Italia al rango di missione diplomatica”. La “nuova feluca” presenterà le credenziali al Quirinale prima del 2 giugno, festa della Repubblica, quando lo stesso presidente dell’Anp Abu Mazen sarà ospite a Roma insieme al presidente israeliano Peres.
Sulla stesso pagina, una intervista al ministro della difesa israeliano Barak, incentrato soprattutto sulle manifestazioni dei giorni scorsi, con i palestinesi alle frontiere israeliane da Siria, Libano, Gaza e sulle rivolte arabe in corso: “Nel futuro immediato” queste rivolte portano “il caos”, “a lungo termine, forse qualcosa di buono”. Dice Barak: “Dalla fine dell’impero ottomano, non si è visto nulla del genere. In molti Paesi l’esercito è diventato il pilastro della democrazia, perché la società araba non è pronta per la democrazia. Non puoi aspettarti che emerga un Havel o un Walesa. E’ emozionante che la gente alzi la testa, fra una generazione si arriverà al miglioramento. Ma intanto? Arrivano i Fratelli Musulmani, o stati caotici come il Libano”. Del nuovo accordo Fatah Hamas, dice: “quel patto dipende dalla Siria, sede di Hamas. Assad sospetta che i fondamentalisti abbiano creato instabilità, così loro stanno pensando di spostarsi in Egitto, dove c’è una leadership più aperta. Il Cairo incoraggia questa riconciliazione, ma non ci crede nessuno”.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)