L’ Inps rivede i conti, lavoreremo fino ai 70 anni?

Pubblicato il 1 Marzo 2016 in da redazione grey-panthers

Il Corriere della Sera ha in apertura un reportage di Lorenzo Cremonesi dalla Libia: “A Tripoli tra gli agenti Usa”, “Gli 007 in aeroporto. Il segretario americano alla Difesa: sì a una guida italiana”, “Uomini delle squadre speciali anche da Francia e Regno Unito. ‘Ci aiutano contro l’Isis’”.

Fiorenza Sarzanini illustra le “strategie” di Palazzo Chigi su questo fronte: “Per agire servono sette giorni”.

La grande foto-notizia viene dal confine tra Grecia e Macedonia: “La rivolta dei migranti in Grecia”, “Al confine con la Macedonia. Sfondata la barriera”.

Di spalla a destra: “I conti pubblici nella tenaglia di debito e deflazione”, di Daniele Manca.

A centro pagina: “Le divisioni sul caso Vendola. Boldrini: no all’utero in affitto”, “La presidente della Camera: rischi di sfruttamento delle donne”.

Sul tema interviene, con una lettera al Corriere, Beppe Grillo: “Le vite umane low cost e senza dignità”.

L’editoriale di Antonio Polito è dedicato alle elezioni amministrative: “Il declino di Roma e di Napoli”, “Città e partiti a pezzi”.

A fondo pagina: “Di Caprio e il sogno dell’Oscar a 4 anni”, “’Mamma e papà mi portavano sempre alle audizioni. Adesso lotto per l’ambiente’”.

Poi un’intervista di Aldo Cazzullo a Ennio Morricone: “’Mi tremavano le gambe. Sorretto da mio figlio’”.

La Repubblica: “Migranti, assalto al muro”, “Centinaia di profughi abbattono la barriera tra Grecia e Macedonia, scontri con la polizia”, “Tensione per lo sgombero della baraccopoli di Calais. Gentiloni: Europa sull’orlo del baratro”. Il quotidiano offre ai lettori due reportage sui due fronti caldi: Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia (l’inviato è Matteo Pucciarelli, “L’ira degli invisibili, vi accorgerete di noi”); e Calais (“’Così resisteremo nella nostra giungla’”, di Anais Ginori).

Grande foto dalla cerimonia degli Oscar, con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet: “Trionfa il Di Caprio ecologista: dobbiamo salvare la terra”, “Morricone: l’Oscar alla mia musica più difficile”.

Sulla colonna a destra: “Boldrini: felice per Vendola ma ho dubbi sulla sua scelta”.

E un’analisi di Concita De Gregorio: “I diritti dell’amore e quelli dei bambini”.

A fondo pagina: “L’Italia è sotto zero, torna la deflazione”, Prezzi a -0,3%, rischio crescita”.

Infine, un intervento di Umberto Veronesi sullo Human Technopole che nascerà a Milano sull’area Expo: “Ecco perché difendo la scienza all’Expo”.

La Stampa: “Battaglia sul confine dei disperati”, “Centinaia di migranti bloccati da giorni in Grecia abbattono le barriere per entrare in Macedonia”, “Confermati i timori italiani sull’emergenza-Balcani. Scontri anche a Calais, le ruspe buttano giù le tende dei rifugiati”. Il reportage dall’Albania sulla “nuova rotta dei migranti” è firmato da Niccolò Zancan.

“E’ l’ultima chiamata per l’Europa”, scrive in un editoriale Marcello Sorgi.

Sulla maternità surrogata: “Boldrini contro la scelta di Vendola. Famiglia Cristiana: il figlio non è suo”.

A centro pagina, foto di Leonardo Di Caprio con Kate Winslet: “Finalmente Di Caprio, un Oscar atteso da 20 anni”.

Di questo tema scrivono Paolo Mastrolilli e Fulvia Caprara: “Trionfano i film di denuncia”, “Da ‘Spotlight’ a ‘The Revenant’, Holliwood riscopre l’impegno”.

Il Fatto: “Vietato arrestare i ladri”, “Grandi riforme. Gli effetti della legge del governo sulla custodia cautelare”, “Il Pg di Venezia: ‘Obbligati a scarcerare topi d’appartamento e rapinatori”. Il Procuratore in questione è Antonino Condorelli, che dice: “Sono troppi i reati per cui non possiamo applicare provvedimenti in carcere. La polizia può arrestare in flagranza i responsabili dei furti, ma poi abbiamo l’obbligo di rimetterli fuori’. Per quanto riguarda le condanne che prevedono pene inferiori ai tre anni, invece -scrive Il Fatto- non è più possibile mandare in cella nessuno”.

Da questo tema prende spunto l’editoriale del direttore Marco Travaglio: “Il Paese di Embé” (parla di “mitridatizzazione”, che traduce come “assuefazione al peggio” da parte degli italiani, tanto sulle scarcerazioni che sull’Air Force One del presidente del Consiglio o il “buco di Expo”e via dicendo)

Sotto la testata: “La Boldrini contro Vendola per il bebé dall’utero in affitto”. E di fianco, “Eurobufale”: “Un bilancio Ue smonta la propaganda-crescita”, “Il superpiano Juncker da 315 miliardi ne vale appena 140”.

A centro pagina: “Le strane convergenze 38 anni dopo”, “Morucci, stragista di via Fani lavora nella società di security degli ex-Ros Mori e De Donno”.

Sulla crisi dei migranti: “I profughi contro i muri di Calais alla Macedonia”, “L’Europa assediata e impotente”. Con un intervento di Barbara Spinelli: “Troika, Brexit e migranti in Grecia: Ue guscio vuoto, ma pieno d’egoismi”.

A fondo pagina, su Morricone: “Il sor Ennio, da ‘Scionsciòn’ all’Oscar”, “Vita e miracoli del compositore premiato con la statuetta”, di Malcom Pagani.

Il Giornale: “Lavoreremo fino a 70 anni”, “Pensione col binocolo”, “L’Inps rivede i conti, torna la deflazione. E il governo smentisce il taglio delle tasse nel 2016”, “Libia, Renzi chiede il comando. L’Italia andrà in guerra”.

La foto è per Ennio Morricone: “Morricone da Oscar. Il Grande Vecchio che rottama la retorica dei giovani”, “A 87 anni vince la seconda statuetta e insegna all’Italia renziana che il talento non è (solo) roba da quarantenni”, scrive Stenio Solinas.

A centro pagina, sulle elezioni a Roma: “Salvini frena a un passo dalla rottura”, “Apertura su Bertolaso, per ora rientra il caso. E per i sondaggi il centrodestra unito vince”.

Poi Stefano Zurlo firma un pezzo che cita “I rapporti dei diplomatici”: “Quei viaggi segreti di Di Pietro che allarmarono gli Stati Uniti”.

Sulla colonna a destra: “Tra ruspe e assalti esplode l’Europa invasa dai profughi”, di Francesco De Palo.

L’editoriale è firmato da Nicola Porro: “Così Vendola apre la via socialista alla fabbrica di bimbi”.

A fondo pagina “Il dibattito sulla generazione più fortunata”: “Lavoro, stipendi, ottimismo: bello esser nati negli anni ’50”, scrive Livio Caputo.

Idomeni, Calais

Su La Repubblica, a pagina 2, il reportage di Matteo Pucciarelli da Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia: “’Sfondiamo’. L’urlo di rivolta contro il muro”. “La prima vera ribellione del centro profughi di Idomeni, con circa duecento migranti che a metà mattinata hanno abbattuto la recinzione in acciaio e filo spinato tirato su dalla Macedonia, è stata sedata nel giro di mezz’ora dalla polizia di Skopje -scrive Pucciarelli- con qualche gas lacrimogeno e la minaccia dei manganelli. Ma la pace è solo apparente: se qualcosa non cambia ci riproveranno presto e saranno di più. Il punto è che la Macedonia si è accodata alla decisione presa da numerosi governi balcanici di limitare a 580 il numero massimo giornaliero di migranti in entrata sul proprio territorio. Scelta adottata il 18 febbraio scorso durante un vertice dei capi della polizia dal quale era stata esclusa la Grecia”; “nel frattempo il centro a due passi dalla frontiera e che in teoria potrebbe ospitare duemila persone sta scoppiando. Ad oggi ci sono dislocati almeno settemila migranti e aumentano giorno dopo giorno”.

A pagina 3 il reportage di Anais Ginori da Calais: “Ruspe e lascrimogeni, la resistenza della Giungla”. I poliziotti si sono schierati a difesa dell’impresa privata a cui è toccato iniziare lo smantellamento dell’immensa baraccopoli sorta fuori Calais, a ridosso del Mar della Manica. Si legge che lo sgombero è iniziato tra tende incendiate e lanci di pietre e che i volontari hanno denunciato: “Ci hanno impedito di avvicinarci”. E’ iniziato all’alba, le autorità avevano garantito che lo sgombero sarebbe stato l’ultima tappa di un dialogo con i migranti per convincerli a partire, trasferendoli in strutture pubbliche: “poi tutto è precipitato” uno di loro spiega che “i funzionari della Prefettura hanno distribuito un volantino che dava un’ora di tempo per lasciare la zona prima della distruzione”. Lo Stato -spiega Ginori- offre in teoria ai migranti di essere ospitati nelle tende, nei container riscaldati sistemati qualche metro più in là oppure in uno dei cento centri di accoglienza per richiedenti asilo sparsi per tutto il Paese. Ma molte associazioni sostengono che i posti non sono sufficienti. E soprattutto la maggior parte dei profughi sogna ancora di andare nel Regno Unito.

La Stampa, pagina 2, sullo sgombero di Calais: “Scontri, cariche e sassaiole. E’ guerra nella ‘giungla’ di Calais”, “La polizia cancella i primi 10mila metri quadrati del campo più grande d’Europa”, scrive Leonardo Martinelli. Lo sgombero riguarderà la parte Sud della “giungla”, che secondo le autorità è abitata da mille persone (3.450 secondo le Ong). Le stime variano tra 3.700 abitanti (dati ufficiali) e 7 mila (per le associazioni).

A pagina 3 il reportage di Niccolò Zancan da Kapshtice, in Albania: “Balcani, l’Albania si prepara a ricevere l’onda d’urto”, “Barriere abbattute al confine greco-macedone. Tirana: li aspettiamo”. La nuova rotta dei migranti, trovando a Nord la chiusura macedone, potrebbe dirottare verso Ovest, in Albania. E da qui dirigersi verso l’Italia, tanto che la polizia albanese nei giorni scorsi ha sequestrato 12 gommoni. Al confine tra Grecia e Macedonia la situazione è diventata esplosiva, scrive Zancan: perché non si passa più, non più di cento al giorno e solo i siriani e gli iracheni con i documenti in originale. In una tendopoli con una capienza massima di 1500 posti, sono accampati ormai in 8 mila. “Temono che il confine stia per essere chiuso definitivamente”, spiega Alessandro Siclari di Medici senza frontiere, “sono persone che scappano da guerre a situazioni drammatiche. Non pensavano di ricevere un simile trattamento in Europa”.

Su La Stampa a pagina 4: “Aiuti umanitari ai profughi in Europa. L’Ue pronta a stanziare 700 milioni”, “La Commissione: ultima possibilità per evitare il collasso. Tusk vola ad Ankara. Scontro su regole di Dublino e quote. Austria, Belgio e Slovenia a rischio infrazione”. Scrive Marco Zatterin da Bruxelles che la sola certezza, per ora, è che domani la Commissione Ue varerà le regole per poter utilizzare il suo ufficio umanitario Echo anche all’interno dell’Unione: una mossa importante che nasce dal terribile presagio che nel continente stiano per accendersi focolai di dramma per decine di migliaia di persone in fuga dalle guerre. A Sud della frontiera macedone, bloccati in terra greca, ci sono almeno 25mila aspiranti rifugiati, cifra che le fonti vedono salire in fretta a 70 mila. Lunedì prossimo si terrà un vertice Ue con la Turchia e dovrebbe esser siglato il patto con Ankara di tre miliardi, per rallentare i flussi.

Sulla stessa pagina, intervista con copyright “Ta Nea”, al ministro degli Esteri tedesco Steinmeier: “Basta azioni nazionali. La Germania non abbandonerà la Grecia”, “Decisivo l’impegno della Turchia”, “L’Ue è in crisi, ma è adesso il momento di restare uniti”.

Sul Corriere, pagina 5: “Un’Europa sempre più divisa prepara le lettere di infrazione. E Atene minaccia: ‘ritorsioni’”, “Ungheria e Austria continuano a guidare gli oppositori anti Berlino e anti Bruxelles”.

Libia

Sul Corriere, pagina 2, la corrispondenza dalla Libia di Lorenzo Cremonesi: “A Tripoli, capitale già ‘difesa’ dalle forze speciali americane”, “Agiscono in abiti civili e sono presenti a partire da Mitiga, l’unico aeroporto ancora aperto: sguardi attenti e fisici palestrati”, “In Libia sono operativi gli 007 Usa al fianco dei colleghi britannici e francesi. ‘Gli italiani? Non si vedono’”, dice un uomo dell’unità dell’intelligence impegnata nella caccia all’Isis per “Alba libica”, la brigata più importante che controlla la capitale.

Sulla stessa pagina “lo scenario” di Fiorenza Sarzanini: “Gli Stati Uniti all’Italia: a voi la guida”, “Il generale Paolo Serra in pole position per il comando dell’eventuale missione”.

Su La Stampa: “I venti di guerra in Libia dirottano i trafficanti di uomini verso l’Egitto”, scrive Francesca Schianchi dando conto del rischio di infiltrazioni jihadiste.

Su Il Fatto: “La spintarella Usa: ‘Armiamoci e partite’”, “La Casa Bianca: ‘Roma ha offerto di prendere la guida’ dell’intervento. Intanto svanisce il governo d’unità nazionale”.

Usa

Su La Repubblica, le pagine 12 e 13 sono dedicate al “Supermartedì”. Federico Rampini, inviato a Houston, si occupa del fronte repubblicano: “La rabbia della destra contro l’establishment fa volare Trump”, “Oggi il maxi appuntamento delle primarie. Rubio e Cruz uniti contro di lui, ma è troppo tardi”.

A pagina 13 il reportage di Atlanta di Marco Contini: “Così Hillary ha sedotto gli eredi del reverendo King”, “La chiesa dove teneva i sermoni è oggi il cuore della borghesia nera di Atlanta schierata, come in tutto il Sud, con la Clinton”.

Su La Stampa: “Il jet privato a spasso nei cieli Usa. Così Trump sfoggia il suo successo”, “L’aereo di Donald volteggia sopra i luoghi dove va a fare comizi. Rubinetti d’oro, letto in seta e maxischermo per esaltare la sua immagine”, scrive Paolo Mastrolilli.

Iran

Su La Stampa: “Iran, moderati primi nelle urne. Ma il potere resta a Khameney”, “Il blocco vicino al presidente Rohani ha più seggi in Parlamento. I leader islamici e i pasdaran possono fermare qualsiasi iniziativa”, scrive Claudio Gallo.

Su La Repubblica, intervista di Vanna Vannuccini all’ex ministro e consigliere della Guida Suprema, Ali Akbar Velayati, che dice: “Iran ed Europa devono lottare insieme contro il terrorismo”, “queste elezioni sono state una vittoria della Guida suprema e del popolo iraniano”, “penso che l’accordo sul nucleare sia stato un passo molto positivo della politica estera iraniana. Un passo supervisionato dalla Guida Suprema”.

Il caso Regeni

Su La Repubblica un articolo a pagina 20 di Giuliano Foschini: “Giulio, l’Eni ai genitori: ‘Noi al vostro fianco per scoprire la verità’”, “Appello di Amnesty e dei Regeni al colosso del petrolio, ‘Voi potete spingere l’Egitto a fare chiarezza sul delitto’”.

Iraq

Su La Stampa Giordano Stabile racconta “il caso” della città irachena di Fallujah: “città affamata dell’Iraq stretta nella morsa tra Isis ed esercito”, “Aiuti bloccati ed esecuzioni: in 50 mila sono ridotti alla disperazione”.

Su Il Fatto, pagina 2: “La bomba d’acqua e il dietrofront italiano a Mosul”, “Stati Uniti e Iraq lanciano l’allarme sulla diga pericolante. L’azienda che deve ripararla: non abbiamo ancora firmato il contratto”.

Walesa

Su La Repubblica, intervista di Andrea Tarquini al premio Nobel per la Pace ed ex presidente polacco Lech Walesa: “Non ero una spia, il potere mi accusa per soffocare la libertà in Polonia”, “Usano falsi documenti. Non ero un informatore del regime comunista”, “Non sono l’unico nel mirino. Nel Paese c’è un clima di paura”.

E poi

Su La Stampa, a pagina 14, “I due volti della sinistra europea”. Ovvero Corbyn e Sànchez. Di Corbyn scrive Alessandra Rizzo da Londra: “Il pacifista Corbyn arruola il marxista Varoufakis”, “L’ex ministro greco consulente del leader laburista. Così vincere le elezioni diventa ancora più difficile”. Di fianco, su Sànchez: “Sànchez il pragmatico cerca voti per il governo”, “Il socialista ha stretto un patto con i centristi e continua a corteggiare gli Indignados”.

Federica Pelosi dà conto di quanto avvenuto nella moschea più grande di Liguaria, quella di Albenga: “’Troppo filo occidentale’. Cacciato l’imam di Albenga”, “La comunità musulmana contesta i suoi legami con istituzioni e media”.

Su La Repubblica Giampaolo Visetti scrive che Pechino vuole trasformare in una stazione turistica il Tibet, che ha oltre cinque cime oltre gli Ottomila: il progetto è cruciale in vista delle Olimpiadi ,