Meno tasse sul lavoro, sfida sui tagli

Pubblicato il 16 Ottobre 2014 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Meno tasse sul lavoro, sfida sui tagli”. “I conti di Renzi. Manovra da 36 miliardi, di cui 11 in deficit: 18 destinati a ridurre le imposte coperti da spending review e lotta all’evasione”. “Restano gli 80 euro, aiuti alle partite Iva più deboli, Tfr in busta paga volontario senza costi per le aziende”. “Sconto sull’Irap, agevolate le nuove assunzioni a tempo indeterminato, sostegno per le famiglie numerose”. “Ciò che i numeri non dicono” è il titolo dell’editoriale, firmato da Enrico Marro.
A centro pagina un reportage “esclusivo” da Kobane: “‘Con il kalashnikov in trincea a Kobane per fermare l’Isis”. “La guerra di Arin, 19 anni, una delle 450 curde”.
A fondo pagina: “Robledo su Bruti: notizie nascoste al pool”. “Milano, il Pm denuncia: indagini indebolite, il capo lascia solo a Greco le note di Bankitalia”.

La Repubblica: “Manovra da 36 miliardi, Tfr in busta paga. L’incubo Grecia fa crollare le Borse”, “Presentata la legge di stabilità: più tagli, sgravi per le partite Iva, ma aumenta la tassazione sui fondi pensione”.
A centro pagina: “Italia, task force contro Ebola. Obama agli alleati: fate di più”.

La Stampa: “Renzi, una manovra taglia-tasse”, “Il premier: ‘Le abbassiamo di 18 miliardi’. Confermati Tfr in busta paga e riduzione dell’Irap”.
In prima il richiamo ad un’intervista al governatore del Piemonte e della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino: “’Però le Regioni non ce la fanno’, ‘Una stangata: sarà arduo non aumentare le imposte’”.
A centro pagina, con foto di tifosi albanesi del Kosovo: “Un’altra partita di calcio infiamma i Balcani”, “Manifestazioni di piazza e scambi di accuse: gli scontri durante Serbia-Albania riportano agli anni 90”.

Il Sole 24 Ore: “Manovra da 36 miliardi: taglio a tasse e spesa”. “Risparmi per 15 miliardi: 6 da Regioni ed Enti Locali (2 dalla sanità), rischio aumento tasse locali”. “Dall’evasione 3,8 miliardi, stretta su fondazioni e fondi pensione, sgravi per partite Iva e figli”. “Per le imprese stop all’Irap sul lavoro e zero contributi nei primi tre anni”. “Tfr in busta paga volontario”.
L’analisi dell’economista Guido Tabellini: “Un passo avanti positivo, ma attenzione ai tagli”.
A centro pagina, sul decimo vertice Asem, un intervento di Barroso e Van Rompuy: “Asia-Europa, una alleanza per la crescita”.

Il Fatto: “Stangata su Comuni e Regioni per pagare Irap e 80 euro”, “Il premier annuncia una manovra da 36 miliardi: 15 di tagli , 3,8 -‘sicuri’ dice lui- dalla lotta all’evasione. Agli imprenditori: ‘Vi ho tolto tasse e art. 18, ora assumete, che volete di più?’. Il conto: 8 miliardi falciati agli enti locali. Padoan confessa: ‘Ma se vogliono possono aumentare le imposte’”.
In taglio basso, “Fiamme sporche”: “Finanza: il generale indagato parlava con Renzi”, “Investigando sugli affari delle coop rosse a Ischia e su presunti favori al comandante di Toscana ed Emilia della gdf, Michele Adinolfi, inquisito per corruzione, la Procura campana si imbatte nei rapporti con il sottosegretario a Palazzo Chigi, Luca Lotti”.
A fondo pagina anche il richiamo all’intervista al fondatore di Emergency Gino Strada: “Ebola va fermato qui in Africa oppure arriverà in Europa”.

Il Giornale: “Tfr, tagli, tasse e assunzioni: ecco cosa cambierà”. “Manovra da 36 miliardi. E adesso vedremo se l’Europa promuoverà i conti di Renzi”. “Paure sui mercati, le Borse crollano. Milano tra le peggiori”.
A centro pagina: “Putin a Milano parla con Renzi ma vuole trattare con Berlusconi”, che sarebbe “il convitato di pietra” al vertice milanese dell’Asem.
Il quotidiano offre anche uno scambio di lettere tra Gian Micalessin, inviato del quotidiano, e il direttore Sallusti. Dice il primo: “Caro direttore, parto per raccontare la sofferenza”. Risponde il secondo: “Come sempre mi hai disobbedito. Ti aspettiamo”. “I perché di un reportage in Siria”, scrive Il Giornale.

Manovra

“E nessun ministro protesta più”, racconta in prima su La Repubblica Goffredo De Marchis dando conto delle parole del Presidente del Consiglio ieri, in conferenza stampa di presentazione della manovra che il quotidiano definisce “superespansiva”: “Le condizioni sono eccezionali -ha detto il premier- ma noi restiamo sotto il 3%. A Bruxelles chiediamo di usare la flessibilità prevista. Niente sconti, nessun privilegio”. Il “retroscena” di De Marchis continua a pagina 4: “E il premier avverte: ‘Manovra blindata, niente emendamenti’. Il silenzio dei ministri”. Qualche protesta del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi per i tagli, mugugno di Dari oFranceschini per gli interventi alla cultura considerati troppo ridotti, accanto a scene di giubilo inusuali (la ministra dell’Istruzione Giannini che si è lasciata andare ad un tifo da stadio, “Mai visti investimenti simili per l’educazione”, ha detto). Il presidente del Consiglio ha scandito: “Il Parlamento può persino darci una mano. Ma l’impianto non si tocca”. Alle Camere si appella per dirimere una discussione tra i ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Il primo, Poletti, ha spiegato: è chiaro che se nei tre primi anni del contratto a tutele crescenti gli imprenditori licenziano il lavoratore, “restituiscono alo Stato tasse e contributi”. La seconda, Guidi, si è opposta insieme al ministro Lupi. E il presidente del Consiglio ha spiegato: “Il Parlamento deciderà come vanno modulati gli sgravi, affidiamoci al lavoro dei parlamentari”. Il ministro Poletti non sarebbe neanche convinto delle tasse sui fondi pensione, che dovrebbero servire ad integrare la previdenza. Il premier lo frena: “Se diciamo che dobbiamo spostare l’imposizione dal lavoro alle rendite anche quei guadagni vanno tassati”.
La Stampa, pagina 2: “Con la manovra scendono Irpef e Irap”. E a pagina 3, retroscena di Fabio Martini: “Renzi come ai tempi della Dc vara la manovra interclassista”, “Soldi per imprese e neoassunti. ‘Le tasse erano a un livello folle’”.
La Repubblica intervista Stefano Fassina, già sottosegretario all’Economia, esponente della minoranza Pd: “Troppi tagli al sociale, non è di sinistra”, “Non pagheranno le Regioni, ma le famiglie per le mense e i pendolari del trasporto pubblico”. Per Fassina “è una manovra che, unita all’intervento sul mercato del lavoro, sta nel solco del mercantilismo liberista che ha portato l’Europa a una recessione sempre più grave”.
La Stampa intervista il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: “Quattro miliardi di tagli per le Regioni sono davvero tanti”, “Difficile non aumentare le imposte”. Perché quattro miliardi in meno significano molte cose: “Per cominciare -dice Chiamparino- significa azzerare l’aumento del Fondo nazionale della Sanità nel 2015: se va bene, manterremo quello di quest’anno. Poi ci saranno da recuperare altri due miliardi”, “Altro che ridurre le tasse, sarà un miracolo se riusciremo a non aumentarle”.
Ancora su La Stampa: “Bruxelles è pronta a negoziare, ‘Le cifre sono da aggiornare’. Ma per ora i conti non tornano”. Oggi i tecnici iniziano l’esame. Il governo ha ribadito la volontà di portare un aggiustamento strutturale dello 0,1%. Ammette una fonte governativa che si tratta di una cifra “infinitamente sotto quanto richiesto dall’Europa”.
Il Fatto: “Enti locali, 8 miliardi di tagli per finanziare Irap e 80 euro”, “Il conto lo pagano Comuni e Regioni, già saccheggiati negli anni scorsi. Tradotto: meno servizi e rischio nuove tasse locali. Padoan: ‘E’ possibile’”. Padoan, interpellato in conferenza stampa sulla possibilità che enti locali aumentino le imposte, ha detto “non so se lo faranno. Certo ne hanno la possibilità”. Mentre il presidente del Consiglio l’ha buttata sul merito, scrive il quotidiano: quelli bravi tagliano, quelli cattivi tassano e i cittadini li puniscono nelle urne (“è il federalismo fiscale”, gli ha fatto eco Padoan).
Ancora su Il Fatto: “Parlamento troppo ribelle e manovra: verso le urne?”, “Il voto sul Def al Senato è finito sul filo di lana, una maggioranza così bassa è un campanello d’allarme. Stessa musica per il decreto stadi”.
Guido Tabellini, sul Sole 24 Ore, scrive che “questa volta il governo ha smentito gli scettici” con una legge di Stabilità dalla impostazione generale “espansiva” che rimane nel limite del 3 per cento e se la Commissione europea trovasse qualcosa da ridire “dimostrerebbe miopia e stupidità”. Ma si interroga tra l’altro sui “tagli di spesa”, perché il progetto è quello di ridurre di circa 6,2 miliardi i trasferimenti a Regioni ed enti locali, “senza però intervenire sulle prestazioni e sui programmi di spesa che queste amministrazioni sono tenute ad elargire (l’80% delle uscite delle regioni sono in spesa sanitaria). Riusciranno davvero questi enti decentrati a ridurre le uscite, oppure vedremo solo uno spostamento del carico fiscale dal centro alla periferia, o peggio ancora uno spostamento delle spese fuori bilancio? Preoccupazioni analoghe riguardano i tagli alla spesa dei ministeri (4 miliardi)”.
Anche sul Giornale Fabrizio Ravoni scrive che la manovra è “espansiva, orientata alla crescita, senza tasse”,ma Renzi “sa benissimo (Barroso gliel’ha detto in faccia) che la Commissione Ue potrebbe rimandarla indietro perché non basta rispettare il parametro del 3% del deficit per evitare la procedura d’infrazione. Sa benissimo che gli impegni del fiscal compact non sono rispettati. Se l’è sentito ripetere in continuazione in questi giorni da Pier Carlo Padoan”.
Sul Corriere Enrico Marro si sofferma su quelle che giudica le due misure più importanti della legge di Stabilità, ovvero: ” 5 miliardi di taglio dell’Irap, con un risparmio medio per le aziende di circa 700 euro all’anno su ogni dipendente; 1,9 miliardi per azzerare i contributi sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato”. Queste due misure si sommano agli 80 euro, e sono misure che vanno “nella direzione giusta”. Ma non basteranno a rilanciare la crescita se non ripartiranno gli investimenti, usando al massimo i fondi strutturali europei, e se l’Italia non ridurrà – gradualmente – il suo debito pubblico. Anche Marro sottolinea che “il taglio della spesa scaricato per 7 miliardi su Regioni, Comuni e Province rischia di tramutarsi nell’ennesimo aumento delle imposte locali. Privatizzazioni e dismissioni immobiliari restano al palo. Quanto agli investimenti pubblici, sono previsti dallo stesso governo in calo. Il debito pubblico salirà anche nel 2015: al 133,4% del Prodotto interno lordo”.
Sul Sole Stefano Folli scrive che la manovra di Renzi è un “progetto ambizioso” e che il premier “gioca su due fronti”: l’Europa e l’opinione pubblica interna. Sul fronte Europeo perché il famoso deficit del 3 per cento è “sulla carta” rispettato, ma i rischi di sfondamento e di bocciatura europea ci sono. Sul fronte interno perché questa legge di Stabilità è “molto ‘politica’, nel senso che Renzi l’ha modellata sull’Italia che ha in mente: da un lato, il paese di chi produce e compete sui mercati eppure si sente soffocato; dall’altro, la platea di chi – singoli o famiglie – ha pagato fin qui il prezzo più salato alla crisi”. Non una legge “‘lacrime e sangue'”, che “oggi non sarebbe praticabile in una nazione stremata”, ma una che “permette di tenere in tasca, fin quando non sarà utile, la carta dello scioglimento del Parlamento”.

Governo, numeri, dissidenti

Il Giornale (“Altro che 40 per cento, il premier ora è appeso a un filo”) scrive che la maggioranza è “in allarme dopo l’ok al Def passato per un voto”e dunque per il governo c’è sempre il rischio di “scivolare su una buccia di banana”. I parlamentari Pd non drammatizzano: “‘Numericamente, siamo nelle stesse condizioni del governo Prodi – dice Tonini – ma politicamente è diverso: lui aveva contro un Berlusconi molto forte e con una coalizione monolitica, noi un’opposizione frastagliata e molto confusa. Ma la buccia di banana è sempre in agguato’”. E “lo shopping di Forza Italia nelle file Ncd è destinato a continuare, e potrebbe far fibrillare nuovamente il governo: a Palazzo Madama si danno per quasi incamerati Azzollini e Caridi. Mentre il flusso opposto degli ex grillini verso la maggioranza (cinque o sei voti che sarebbero una vera boccata d’ossigeno) si è bloccato”.
“Gli ex M5S in soccorso del governo”, titola La Repubblica spiegando che il sì di Luis Alberto Orellana, ex senatore del movimento di Grillo, al Def “apre il caso dei fuoriusciti Cinquestelle pronti a puntellare la maggioranza al Senato”. E lo stesso Orellana viene intervistato dal quotidiano: “I miei compagni mi insultano? Ormai sono beceri e inutili”.
Anche La Stampa lo intervista: “Per vincere i Cinque Stelle vogliono la guerra civile”, dice, sottolineando che i suoi ex compagni “hanno bisogno del nemico”.
Sul Corriere: “Assenti, dissidenti e soccorritori. I numeri (risicati) del Senato”. “Il governo avrebbe dieci voti in più ma spesso rischia. Il peso degli ex 5 Stelle”.

Unioni civili, Sinodo 

“Unioni civili, Pd e Fi divisi al loro interno sul testo della legge”, titola La Stampa spiegando che a sinistra chiedono diritti anche per le coppie eterosessuali e nel centrodestra cresce la fronda contro le aperture.
La Repubblica dedica due intere pagine al tema. “Unioni civili, mezzo Pd in rivolta per l’esclusione degli etero”. E si riferiscono le parole di Roberto Giachetti, deputato Pd e vicepresidente della Camera (renziano): “la legge non può valere solo per i gay”. Alla pagina seguente i lettori troveranno le interviste a Ivan Scalfarotto, Pd e sottosegretario alle Riforme (“E’ la nostra battaglia per l’uguaglianza, gli altri si sposano già”, è omofobia sostenere che si privilegiano gli omosessuali) e al ministro Maurizio Lupi, esponente del Nuovo centrodestra (“Così non la votiamo, l’Ncd metterà il veto su adozioni e pensioni”.
Il Fatto si occupa dei lavori del Sinodo straordinario dedicato alla famiglia con un’analisi di Marco Politi: “I conservatori si ribellano: ‘Il Sinodo è manipolato’”, “I falchi bocciano le aperture su gay e divorziati:’Non ci danno spazio’”. Il cardinale Muller, prefetto per la Congregazione della Fede, avrebbe definito la Relatio post disceptationem del cardinale Erdo “indegna, vergognosa, completamente sbagliata”.
La Repubblica intervista il cardinale Gotfried Danneels, arcivescovo emerito di Mechelen-Bruxelles ed ex primate del Belgio: “La Chiesa -dice- rispetta le coppie omosessuali, sì alle leggi sui diritti”, “Ma non chiamateli matrimoni”. E sui divorziati: “meritano una seconda possibilità”.
Avvenire spiega che oggi i “circoli minori” in cui sono stati divisi i “padri” del Sinodo presenteranno gli “emendamenti”e le “integrazioni” al testo della Relazione del cardinal Erdo. E dà conto delle parole di Erdo, relatore generale del Sinodo, che ieri ha parlato alla Radio Vaticana: “Speriamo, dopo le discussioni di questa settimana, di arrivare ad una Relazione finale che possa essere accettata dalla grande maggioranza”.” “Penso – ha aggiunto il cardinale Erdo – che l’interesse dei mass media mondiali sia così grande che, forse, hanno visto in alcuni capoversi più di quanto sia stato realmente detto. Per questo penso che durante questa settimana si possa arrivare anche ad una maggiore chiarezza, che non lasci alcun equivoco nei singoli capitoli. E questo anche perché i fedeli hanno bisogno di una voce chiara, di un incoraggiamento, di un insegnamento: una voce chiara di orientamento anche per poter parlarne dopo nelle loro diocesi, nelle chiese particolari”. Il titolo dell’articolo è: “Una voce senza equivoci, ecco la linea del Sinodo”.
Su Europa Stefano Menichini se Renzi “saprà cogliere l’attimo”   e scrive che “il messaggio che arriva dal sinodo dei vescovi è contraddittorio, molto preliminare, fortemente osteggiato, forse perfino reversibile; ma la Chiesa di Francesco non ha né la volontà né la forza di sbarrare la strada a riforme lungamente attese, nel frattempo maturate almeno in parte anche nella comunità dei fedeli (altrimenti non ci spiegheremmo l’apertura di una discussione così accesa tra i vescovi e i ripetuti riferimenti fatti dal papa alla questione)”.

Ebola

“Ebola, il piano dell’Italia. Obama ai leader europei: ‘Dobbiamo fare di più’”, “Controlli rafforzati negli aeroporti e dépliant informativi. Il sindaco di Padova: ‘Certificato per chi viene dall’Africa’”. Il sindaco di Padova è l’esponente della Lega Massimo Bitonci. Il quotidiano intervista Giovanni Rezza, a capo della struttura malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità: “Giusti gli esami accurati -dice- ma non c’è alcun rischi da chi arriva con i barconi”, “chi arriva sulle coste del nostro Paese con i barconi di solito fa viaggi lunghi, magari attraversando il deserto, magari stando fermo a lungo in certi luoghi in Africa. Non è che, faccio per dire, prende l’aereo per arrivare in Libia e poi si affida agli scafisti. E visto che l’incubazione di questa malattia può durare al massimo 21 giorni è improbabile che il virus si manifesti solo al momento dell’arrivo in Italia o addirittura dopo”, e comunque “gli immigranti vengono tutti visitati”.
Il quotidiano intervista anche il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, che dice: “Quel sindaco è razzista, sulla sicurezza sanitaria segua il nostro modello”, “I controlli medici sono accurati e i viaggi sono troppo lunghi. La malattia si sarebbe già manifestata”.

Internazionale

Il Corriere intervista Nguyen Tan Dun, premier vietnamita, a Milano per il vertice Asem. “‘La Cina è il vicino, ma il partner è l’Occidente'”, il titolo dell’intervista. Si parla dalle dispute territoriali tra i due Paesi nel Mar cinese meridionale, ma anche dei rapporti con Usa e con Italia.
Dalla frontiera turco-siriana, a Mursitpinar, Lorenzo Cremonesi offre una intervista telefonica ad Arin Mahmud Mohamad, 19 anni, curda siriana, in prima linea nella difesa di Kobane. Ha lasciato la facoltà di ingegneria ad Aleppo per arruolarsi l’anno scorso con i combattenti del Ypj, le unità di autodifesa femminili curde. “‘Noi ragazze curde contro l’Isis. La mia famiglia mi sostiene'”.
Su Il Giornale Gian Micalessin spiega al direttore e ai lettori perché è voluto partire per la Siria. “Qui dal 2011 si combatte una guerra civile che oltre ad aver falciato 200mila morti ha generato un mostro chiamato Stato Islamico”. E noi, “invece di batterci per i cristiani del Medio Oriente e per la nostra tradizione abbiamo preferito schierarci al fianco di chi uccide il prossimo nel nome di Dio”. Dunque “raccontare quel che succede in Siria è fondamentale”, e “per questo non ho potuto fare a meno di partire”.