Malissimo le borse, lo spread risale

Pubblicato il 6 Gennaio 2012 in da redazione grey-panthers
inverno

Le aperture

Il Sole 24 Ore: “Cade Milano, torna a volare lo spread. Il tonfo di Unicredit (-17,3) e delle altre banche trascina Piazza Affari (-3,6)”. “Risale la tensione sui debiti europei. BtP-Bund a 522, Ungheria a rischio default. Napolitano: Italia affidabile, Monti lo può dimostrare”. Di spalla: “Riforma del Trattato: il nuovo testo Ue apre alle richieste di Roma. Attenuati gli obblighi di ridurre il debito”.

La Repubblica. “Cade la Borsa, allarme spread. Il piano dell’Antitrust: fare le liberalizzazioni con equità”. Di spalla i fatti di cronaca nella Capitale. “Roma violenta, caccia al killer. Il Viminale: ora più agenti”. A centro pagina: “Fisco, sono 190 mila i ‘poveri’ con il Suv. La Finanza: Cortina è stato solo l’inizio”.

Il Giornale: “I mercati crollano, Monti vola a Bruxelles. Le Borse europee al tracollo, Piazza Affari perde il 3,6 per cento. Spread ancora da record. E il premier va in missione segreta per cercare una soluzione. La ‘sobrietà’ non basta”.

Il Corriere della Sera dedica il titolo di apertura alla cronaca: “A Roma più pattuglie e perquisizioni ‘libere’. Vertice dopo la tragedia della famiglia cinese. Un unico colpo ha ucciso la bimba e il papà”. Il titolo più grande è per le “Borse in caduta”, mentre a centro pagina spazio per il “dossier” della autorità Antitrust: “L’Antitrust al governo: liberalizzare Poste, energia e professioni”.

Libero: “La casta si dà l’aumento. Anziché tagliare gli stipendi dei parlamentari, la politica alza ancora le sue spese. Più soldi a Stato, giudici, ministri. Costi su del 2,7 per cento pure per Palazzo Chigi, malgrado il sobrio Mario”.

Europa

Una analisi del Corriere della Sera spiega “cosa è successo” ai mercati “dopo che la fase peggiore sembrava superata”. Se le Borse hanno iniziato bene il 2012, ciò è stato causato dai dati manifatturieri provenienti da Europa e Asia, dalla ‘liberazione’ dei bilanci dopo la contabilizzazione di fine anno, e “l’ottimismo tipico dell’investitore quando comincia il nuvo anno”. Il “sentiment” però si è scontrato con le condizioni dei governi dell’eurozona, che avranno bisogno di attingere ad oltre 1000 miliardi di euro per rifinanziare titoli di Stato a breve e lungo periodo.
Si guarda all’Europa, in vista dell’incontro di Monti con Sarkozy e del vertice del 9 gennaio. Lo stesso quotidiano scrive: “Debito, Monti anticipa il tour europeo. Ieri a Bruxelles, oggi a Parigi”, per quella che la nota di Massimo Franco definisce “missione insidiosa con il sostegno del Quirinale”. Monti andrebbe a tentare di “addolcire il vincolo” dei Trattati, e per questo avrebbe già avuto ieri un incontro con l’ambasciatore italiano alla Ue Nelli Feroci. Il governo italiano “ha già presentato un pacchetto di emendamenti al testo che dovrà tradurre l’intesa del 9 dicembre in vincoli giuridici. Ma il presidente del Consiglio voleva capire da dove possono arrivare le insidie e quali alleanze, invece, si possono costruire”. L’Italia punta a cambiare l’articolo 4 della bozza, laddove è scritto che i Paesi con una percentuale di indebitamento superiore al 60 per cento del Pul dovranno ridurre ogni anno di un ventisimo l’extra debito, cioé la differenza tra lo stock di partenza e la soglia del 60 per cento. Per l’Italia la norma così com’è sarebbe semplicemente letale, poché imporrebbe manovre di almeno 40 miliardi di euro all’anno”. Questo vincolo è già previsto nel cosiddetto six pack, il pacchetto di riforme della governance economica Ue entrato in vigore il 13 dicembre 2011. In questo caso, però, il ministro Tremonti aveva ottenuto due correttivi: il calcolo del debito deve considerare anche altri fattori rilevanti, cioé il risparmio privato, la sostenibilità del sistema pensionistico ed altri. E poi il nuovo sistema sarebbe entrato in vigore solo dal 2014. Il governo Monti ha presentato un documento proprio per ripristinare questi due passaggi anche nel nuovo accordo”. Monti può contare sul possibile sostegno del Parlamento europeo, che ha votato un emendamento abbastanza simile a quello italiano, e poi può saldare il fronte degli “indebitati”: Grecia, Belgio, Spagna, Portogallo, Irlanda. Sicuramente l’Italia avrà contro i Paesi del Nord, a partire dalla Germania. La vera incognita è la Francia, vero punto sensibile e “varco” da cui possono transitare i cambiamenti al Trattato “indispensabili per l’Italia”.
Il Sole 24 Ore: “Nella bozza di  Trattato aperture a Roma”. Secondo il quotidiano di Confindustria la nuova bozza di Trattato citerebbe alcuni regolamenti europei che accolgono la richiesta di “ammorbidimento” degli impegni, tenendo in considerazione eventuali “fattori rilevanti” come attenuante.

Usa

Su La Stampa due pagine sono dedicate al “Defense strategic review” presentata ieri al Pentagono dal Presidente Usa e dal ministro della Difesa Panetta. “Pentagono, Obama tagli i fondi ma sfida la Cina. Il Presidente e Panetta delineano la nuova dottrina strategica. Esercito più snello, avremo ancora la superiorità militare”. L’esercito Usa, ha detto Obama, sarà “più snello”, ma “il mondo deve sapere che gli Stati Uniti manterranno la superiorità militare con forze armate agili, flessibili e pronte ad affrontare ogni tipo di situazione e minaccia”. Nel concreto, significa far scendere gli effettivi delle Forze Armate Usa a 490 mila unità, ridurre anche i marines, ridurre le spese di 450 miliardi di dollari in dieci anni. Il corrisponde del quotidiano torinese da New York scrive anche che “sebbene il testo del Pentagono faccia attenzione a non identificare la Cina come un avversario”, le caratteristiche della nuova “Joint Force” sono tali da preannunciare maggiore attività nel contenere l’espansione strategica di Pechino. Sicuramente i “pesanti tagli al bilancio investiranno lo schieramento Usa in Europa”, a cominciare, secondo recenti indiscrezioni pubblicate dal New York Times, dal rinvio dell’acquisizione degli F35, avveniristici aerei “divenuti il programma militare più costoso, nel quale sono coinvolte anche Gran Bretagna e Italia”.
Il Sole 24 Ore sottolinea che il presidente Usa è comparso davanti alle telecamere nella sala stampa del Pentagono, evento raro per la Casa Bianca. Obama, impegnato in un anno elettorale che vedrà anche la politica estera al centro della battaglia politica, insieme all’economia, deve anche difendersi dagli attacchi dei Repubblicani che lo accusano di debolezza nella Difesa. Obama ieri ha spiegato che in realtà, nonostante i risparmi, il budget della difesa continuerà a crescere. Rallenterà il passo, ma sarà comunque superiore al bilancio della fine della Presidenza Bush, ha detto.

E poi

Su La Repubblica si parla del processo ai “giornalisti anti-governo”: tra di loro Nedim Saner, che stava indagando su una “misteriosa rete terroristica che secondo gli inquirenti punta a rovesciare il governo di orientamento islamico al potere in Turchia” e che è oggi accusato di “far parte di quel complotto” ed è in carcere. I gruppi per la difesa dei diritti umani la considerano una purga politica contro chi contesta il governo. Secondo il sindacato dei giornalisti, sono 97 i reporter e gli editori in carcere nel Pese “celebrato come modello di democrazia islamica”.
Su La Stampa un articolo dal Cairo fa il punto sul processo all’ex presidente egiziano Mubarak: ieri la pubblica accusa ha chiesto la pena di morte, perché Mubarak è considerato responsabile di aver ordinato i massacri in piazza. Chiesa la pena capitale anche per l’ex ministro degli interni e per sei collaboratori del regime. “I Fratelli musulmani esultano. ‘E’ la vittoria della rivoluzione, giustizia per i martiri”.
Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera, parla della “sindrome magiara”, dove si sta vivendo la “più radicale regressione democratica dai tempi della caduta del comunismo”, dove si fa un confronto tra l’anticomunismo di Orban e quello di Vaclav Havel.
Su Libero: “Le banche tentano il golpe in Ungheria. L’asta dei titoli di Stato va malissimo, il premier Orban costretto a implorare l’intervento del Fondo Monetario Internazionale”.
Sul Sole 24 Ore: “Ungheria sull’orlo del default. A vuoto le emissioni di titoli pubblici che schizzano al 10 per cento, fiorino ai minimi”.
Su La Stampa un articolo da Hong Kong parla della Birmania, dove si voterà ad aprile. La leader dell’opposizione democratica Suu Kiy ha detto: “comincio ad intravedere un futuro democratico”. Ma molti dissidenti sono ancora in prigione.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini