LAMPEDUSA: NUOVA EMERGENZA. Barcone sugli scogli, volontari e forze dell’ordine salvano 500 profughi

Pubblicato il 9 Maggio 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Berlusconi e Bossi divisi sui pm. Il premier attacca di nuovo le toghe. Ma il leader leghista: un cancro? Io non la penso così. Napolitano difende i magistrati: no alla rottura della legalità”. L’editoriale, firmato da Gian Antonio Stella, è dedicato al voto di domenica prossima: “15 maggio, non è un referendum. Risse elettorali, problemi reali”. In prima pagina anche: “Si tuffano tutti in mare per salvare 500 migranti”. E’ successo a Lampedusa, dove un barcone con più di 500 immigrati si è incagliato nella notte tra gli scogli vicino al porto di Lampedusa. Si sono gettati in mare finanzieri, carabinieri, volontari, uomini della guardia costiera. “Elogio dei soccorritori” è il titolo di un commento di Isabella Bossi Fedrigotti. Infine, la politica internazionale: “L’ultimo messaggio di Bin Laden. E’ un audio. ‘La sicurezza degli Usa legata alla Palestina’”. E’ un messaggio registrato poco prima di essere ucciso da Osama Bin Laden.

La Repubblica: “Il Colle e Bossi difendono i giudici. Il Senatur fa suonare Fratelli d’Italia. Fini: basta delegittimazioni. Oggi il premier in Aula a Milano, in tribunale le foto dei magistrati uccisi dai terroristi. Napolitano: mai rompere la legalità. Berlusconi: guerra civile ai pm”. A centro pagina: “Osama: morte agli Usa finché sta con Israele”. E poi: “Lampedusa, barcone sugli scogli, gli abitanti salvano 500 profughi”.

La Stampa: “A Lampedusa nuova emergenza. Catena umana, in salvo 500 dalla Libia”. Il quotidiano dedica attenzione anche alle notizie che vengono dall’Egitto: “Cristiani nel mirino degli islamisti”. Sono state bruciate due chiese copte. L’editoriale, firmato da Andrea Tornielli, è titolato: “Caccia al copto espiatorio”. Il titolo di apertura con le parole di Berlusconi: “‘Guerra civile contro di me’. Il premier attacca i pm: no alla rottura della legalità”. “Napolitano difende i magistrati: essenziali. Vietti: Berlusconi sbaglia, così danneggia se stesso”. A centro pagina: “Seicentomila in strada per le penne nere”. Si parla del raduno degli alpini, ieri a Torino.

L’Unità con foto di uno sbarco di immigrati: “Ecco chi li manda. Un ufficiale libico addestrato in Italia pianifica l’invio dei boat people”. In prima pagina il quotidiano si occupa anche della assise di Confindustria a Bergamo, che ha tributato applausi all’amministratore delegato di Thussen. “Lo schiaffo di Confindustria agli operai e ai giudici”.

Il Giornale, con foto di D’Alema che cade dal suo gommone in mare: “Se i giornali coprono il compagno D’Alema. Un’inchiesta sulle tangenti tocca il giro del presidente del Pd, ma Repubblica la ignora e il Corriere la pubblica quasi di nascosto. I tg? Tacciono. Alla faccia della libertà di stampa”. Si parla di una inchiesta che riguarda anche la Fondazione Italiani Europei per un giro di fatturazioni sospette “in odore di tangente”, scrive Alessandro Sallusti. A centro pagina: “Il Milan può far vincere subito Letizia. Lo scudetto vale 5mila voti, decisivi al primo turno. Berlusconi: contro di me guerra civile”.

Politica

Ieri il leader della Lega Bossi era a Bologna per un comizio a sostegno del candidato del centrodestra Manes Bernardini, esponente di spicco della Lega, e, sollecitato sulle parole del Cavaliere in risposta al Capo dello Stato, dice: “Sarebbe come se io dicessi che tutti i giornalisti sono dei fetenti”. Di questo appuntamento, peraltro, La Repubblica sottolinea il fatto che sia risuonato nella piazza l’Inno di Mameli. Erano 14 anni che Bossi non arrivava nell’ex capitale rossa. E La Stampa sottilinea che sul palco a Bologna, Bossi era insieme al ministro Tremonti: “Bossi e Tremonti, il post-Pdl parte con l’inno di Mameli”, “Il leader leghista a Bologna non perde occasione per smarcarsi dalla battaglia del premier contro i pm”.
Il Corriere della Sera offre qualche battuta di Berlusconi ieri, ad Olbia, dopo il comizio in cui è tornato a criticare la magistratura. Sul richiamo di Napolitano, che nei giorni scorsi aveva sottolineato che l’esecutivo potrebbe aver bisogno di un nuovo passaggio parlamentare, Berlusconi risponde: “Noi abbiamo i numeri in Parlamento, siamo forti, se ci dovrà essere un voto delle Camere non c’è alcun problema”. E di Bossi che dà ragione al Colle, che dice? “E che vi devo dire? Che ha fatto bene, benissimo”.
Per La Repubblica è scattato “l’allarme rosso a Palazzo Chigi, dove è tornato a circolare il fantasma di un possibile patto segreto tra il Capo dello Stato e il Senatùr: un’intesa che porterebbe Bossi, con la benedizione del Colle, a sganciarsi dal premier nel caso le elezioni milanesi andassero male per Letizia Moratti”, “consegnando la fine della legislatura a un governo guidato da Roberto Maroni o Giulio Tremonti”.
Il Giornale parla di “converegenze sospette” riferendosi invece al capo dello Stato e al Presidente della Camera: “a tenaglia contro il Cavaliere”. Perché ieri Napolitano, alla vigilia della commemorazione -prevista per oggi- dei magistrati che hanno perso la vita per mano della mafia o dei terroristi, ha ammonito contro “la rottura della legalità” riferendosi ai terroristi ed elogiando il coraggio dei magistrati stessi: un intervento che Il Giornale considera “quasi un atto dovuto”. Non così il presidente della Camera: “decisamente più diretto l’attacco al Cav” che è arrivato da Fini, scrive il quotidiano. “Non posso pensare -ha detto Fini- che il Presidente del Consiglio si scagli contro i giudici delegittimando tuto il corpo della magistratura”.

Immigrati

L’Unità offre una “storia” sui profughi e gli immigrati che arrivano in Italia. Raccontata da Gabriele del Grande, la notizia viene da una roccaforte dei ribelli libici e trova conferma nei racconti di coloro che arrivano a Lampedusa in questi giorni. “Gli sbarchi hanno un mandante. Si chiama Zuhair Adam, ed è un alto ufficiale della marina libica. Al Viminale dovrebbero conoscerlo bene, visto che fa parte di un gruppo di ufficiali libici venuti in Italia all’epoca dei respingimenti per partecipare ai corsi di formazione sulle tecniche di pattugliamento. In pochi però sanno che adesso ha decisamente cambiato mestiere”. Secondo il quotidiano le “carrette del mare” oggi partono direttamente da una base militare, quella di Sidi Bilal, a Janzour. Il viaggio costa circa 750 euro a passeggero.
Il Corriere della Sera riferisce della inchiesta del quotidiano britannico Guardian, secondo cui un barcone di migranti partiti da Tripoli il 25 maggio è stato alla deriva per 16 giorni. Dei 72 disperati se ne sono salvati 9. Gli altri non sono mai arrivati a Lampedusa, ma hanno raccontato di non essere stati soccorsi da portaerei della Nato, cui pure sono stati vicinissimi. Il quotidiano sottolinea il paradosso di un mare affollato di unità navali Nato, che operano “per proteggere i civili” in Libia, e che poi non soccorre persone che hanno bisogno d’aiuto, in fuga dalla Libia.

Egitto. Osama. Iran.

Il Corriere della Sera intervista il vicedirettore del quotidiano egiziano Al Ahram, che dice: “E’ la questione salafita ad essere riemersa. Tensioni violente tra le comunità ci sono sempre state, ma la rivoluzione aveva visto il momento più magico proprio nel loro superamento, con cristiani e musulmani che pregavano vicini in piazza Tahrir. Ma la fine di 30 anni di dittatura ha concesso una ampia libertà a tutti, compresi gli estremisti che esistono ovunque, anche tra i cristiani. E’ molto allarmante, ma forse inevitabile. L’importante è che il governo e il consiglio militare agisca con durezza”. Chi sono i salafiti oggi? Che rapporti hanno con i Fratelli Musulmani? “Sono estremisti fuori dal tempo, che per anni hanno respinto la democrazia e i partiti come prodotti dell’Occidente, e ora vogliono perfino crearne uno. Il Paese è moderato, ma loro fanno molto rumore, e alle elezioni potrebbero arrivare anche al 10 per cento, contro un 20 per cento della Fratellanza, che prende le distanze da loro, e viceversa. Ma stiamo attenti: i Fratelli sono opportunisti, potrebbero in qualche modo utilizzare i salafiti per poi presentarsi come ‘la faccia onesta’ dell’Islam, come l’alternativa ‘civile'”. Il vicedirettore di Al Ahram Sabreen non esclude che a manovrare i salafiti siano gli apparati di sicurezza “che facevano capo all’ex ministro degli Interni Habib Al Adly. Sono quelli che hanno represso nel sangue ogni opposizione e poi hanno perso di più. Nell’indagine sulla strage copta di Capodanno di Alessandria sono emerse accuse precise contro di loro.
La Stampa intervista il direttore di El Watani, giornale cristiano egiziano. Dice che i copti sono terrorizzati, si chiedono dove sia la polizia, dove sia la sicurezza, cosa faccia l’esercito. Ieri per la prima volta alcuni di loro sono scesi in piazza urlando che dal proprio punto di vista si stava meglio sotto il giogo di Mubarak. E’ così? “Per quanto riguarda la sicurezza, sì. Durante il regime estremisti e salafiti avevano ben pochi margini di manovra”.

Su Osama Bin Laden torna lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, che spiega come la decisione di non diffondere le foto della sua morte, ma di fare circolare, invece, il video che lo ritrae come “un vecchio solo e infreddolito”, avevano lo scopo di “distruggere un mito”.  E di impedire che questo personaggio diventasse “il martire di una causa che ha provocato la morte di circa novemila persone, in maggioranza cittadini musulmani”.
Sul Corriere della Sera il premio Nobel Elie Wiesel riflette sulla decisione di ucciderlo: “Osama era il male. Banale o no, andava eliminato”. “Che fosse diventato l’incarnazione, come alcuni opinionisti hanno suggerito, della banalità del male? La frase era stata coniata da Hannah Arendt, per descrivere Adolf Heichmann”. E al caso Eichmann si richiama Wiesel quando scrive: “proprio come Israele seppe adottare quell’unica volta la decisione di giustiziare Eichmann per il ruolo svolto nello sterminio di milioni di ebrei europei, la morte di Bin Laden deve anch’essa essere considerata come un’eccezione alla regola”.
Sullo stesso quotidiano la notizia della diffusione, ad opera dei qaedisti, dell’ultimo messaggio audio di Bin Laden: L’America -diceva- non potrà sognare alcuna sicurezza per se stessa sino a quando non ci sarà pace in Palestina”. Il quotidiano spiega anche come la collaborazione Usa-Pakistan sia “al minimo storico”: ieri il presidente Usa, in un’intervista alla Cbs ha ribadito la tesi per cui il leader di Al Qaeda “deve aver avuto qualche tipo di sostegno locale in Pakistan”.
Non è chiaro quando sia stato registrato l’ultimo messaggio di Osama -sottolinea La Stampa– , ma i riferimenti a Gaza fanno ipotizzare che possa essere legato al recente rafforzamento nella Striscia dei gruppi  jihadisti legati al Al Qaeda, avversari di Hamas. “E’ sorprendente che sia stato lì per almeno 5 anni”, ha detto ancora Obama nell’intervista alla Cbs, riferendosi al Pakistan. Obama ha detto anche che è stata “una decisione difficile” ordinare l’operazione, perché “non avevamo la certezza assoluta” sul fatto che Bin Laden si trovasse in quel compound. Ed uno dei motivi del successo “è che siamo riusciti a tenere il segreto” sull’operazione. Neanche Michelle sapeva.

Su La Repubblica Bijan Zarmandili spiega la paradossale vicenda che ha portato all’accusa di ‘stregoneria’ , in Iran, nei confronti di uno dei più stretti collaboratori del presidente Ahmadinejad.
Sullo stesso quotidiano ci si occupa di Ungheria, in particolare del processo al criminale nazista Sandor Kepiro, alla sbarra per il ruolo ricoperto nel massacro di almeno 1246 abitanti di Novi Sad (ebrei, serbi e rom). Gli ultranazionalisti ungheresi si sono radunati in occasione del processo, per sostenerlo. Ha 97 anni, e si è presentato in Aula dicendo: “Ho solo eseguito ordini”.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)