L’ULTIMA CONQUISTA DI BILL GATES: acquista Skype per 8,5 miliardi di dollari

Pubblicato il 11 Maggio 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Più poteri al premier, meno al Colle”. “Offensiva di Berlusconi, scontro duro con l’opposizione”. “Il Cavaliere a tutto campo: ‘I rifiuti di Napoli li porterei in Procura. La sinistra? Si lava poco”.
A centro pagina: “Microsoft acquista Skype e i suoi 663 milioni di utenti. Operazione da 8,5 miliardi per le telefonate gratuite via Internet”.

La Repubblica: “Berlusconi: meno poteri al Quirinale. ‘Il premier deve contare di più’. Attacco a pm e sinistra: non si lava. Accusa ai magistrati di Napoli: chiudono le discariche prima del voto. Bersani: siamo come Davide contro Golia, può partire una fiondata”. A centro pagina la Libia: “Intensificati i raid aerei in Libia, giallo sulla sorte del Colonnello. Bombe sul bunker di Gheddafi. La Nato: non sappiamo se è vivo”. In prima pagina il quotidiano dà evidenza alla notizia dell’acquisto da parte di Microsoft di Skype: “Bill Gates compra Skype, sue anche le telefonate”.

Il Sole 24 Ore: “Svolta Microsoft nelle tlc. Servizi audio e video per sfidare i concorrenti. Google sbarca nella musica. Rischio bolla hi-tech a Wall Street”. Microsof rileva Skype per 8,5 miliardi di dollari, il maggior deal della storia”.

Il Foglio: “Dai raid della Nato alla tregua dell’Onu, in Libia è tutto ‘umanitario’. L’Alleanza bombarda Tripoli: ‘non sappiamo se Gheddafi è vivo o morto’, dice ostentando disinteresse”. Di spalla le elezioni, specie nel “lombardo-veneto”. “La partita dei sindaci deciderà il futuro della Lega (e chi lo guiderà). Bossi spavaldo con il Cav, la regia di Maroni, gli esperimenti lontano dal Pdl. Si teme il malumore della base”. “Sondaggi con qualche crepa”.

La Stampa: “Berlusconi: meno poteri al Colle. Affondo contro Pm e opposizione: i leader di sinistra non si lavano. E annuncia una legge per aumentare i sottosegretari. ‘Riforma costituzionale indispensabile, ci vuole un premier più forte”.

Libero: “Tv vietata al Cavaliere. Poiché è candidato a Milano, l’Authority ordina di cancellare Silvio dai telegionarli persino quando parla in veste di premier: un bavaglio ad personam. In compenso Santoro raddoppia”. “Sono impazziti”, dice il quotidiano. A centro pagina: “Forse la Nato ha ucciso il rais, ma non lo sa”.

Europa si sofferma sulle tensioni nella maggioranza: “Pdl, cioè Paura della Lega: al Nord annessione di fatto. L’ombra di Bossi sul voto. L’Agcom sanziona il Tg1: centomila euro di multa”.

Il Giornale: “Opposizione allo sbando. La sinistra spinelli e pizzo”. Si parla della “confessione” di un candidato Pd a Bologna, che ha ammesso di aver fumato cannabis, e delle accuse ad un “altro uomo di D’Alema”, accusato di aver chiesto tangenti.

Il Riformista: “Allarme azzurro. Il Cav chiama alle urne attaccando Pm e Costituzione. Strategia. Berlusconi infastidito dai messaggi della Lega punta sulla mobilitazione totale. ‘I giudici sono una malattia’, ‘più poteri a me, meno al capo dello Stato’, ‘cambieremo la Costituzione'”. A centro pagina Gheddafi “nel mirino (da vivo o da morto)”.

L’Unità, con foto del premier: “dieci anni di bugie”, con foto di Berlusconi con il suo “contratto con gli italiani”. “Promesse stracciate”: tasse, pensioni, grandi opere, lavoro”.

Politica

“Bisogna cambiare la composizione della Corte Costituzionale, cambiare i poteri del Presidente della Repubblica e – come in tutti i governi occidentali – dare più potere al Presidente del consiglio e al governo. Questa riforma è indispensabile, e la presenteremo presto in consiglio dei ministri”: così, sul Corriere della Sera, le frasi pronunciate ieri da Berlusconi a Crotone.
Il quotidiano sottolinea che in realtà è la prima volta che il Cavaliere tocca esplicitamente il nodo dei poteri costituzionali del Colle: non se ne lamenta, come in passato, ma annuncia di volerli modificare. Ha anche annunciato che è già pronta una legge che sarà portata al prossimo Consiglio dei ministri per aumentare il numero dei componenti del governo: ci sarà “un sottosegretario per ogni ministero. Noi siamo 59 in tutto, mentre con Prodi erano più di 100”, ha detto Berlusconi. “Colorite” definisce il Corriere le parole pronunciate dal premier sugli esponenti dell’opposizione, “sempre incazzati”, ma anche un po’ sporchi perché “non è che si lavino molto”. E sulle intercettazioni: “non devono essere portate come prove nei processi perché possono essere tagliate, se ne può alterare il senso e puoi avere anche un computer che estrae solo alcune parole”. Lo stesso quotidiano scrive che “il Quirinale non replica”, e attraverso il suo staff fa sapere che intende restare “rigorosamente” estraneo a ogni questione oggetto di campagna elettorale.
“Il Colle evita le polemiche: non si scende a questo livello. Ma il premier cerca lo scontro. ‘Giorgio è diventato un avversario politico’”, riassume La Repubblica interpretando il pensiero del premier e dei vertici Pdl.
Michele Ainis, ancora sul Corriere, commenta: “Si è aperta una gara a chi la spara più grossa. Vabbè, c’è il rischio che il voto non vada bene. Il guaio è che in Italia la campagna dura tutto l’anno”. Ma sottolinea anche che in realtà, l’annullamento delle leggi lamentato da Berlusconi è rimasto una eccezione, poiché nove volte su dieci la Corte di Costituzionale le lascia in vigore, e fin qui “Napolitano ha rifiutato di timbrare una sola legge (quella sul lavoro) un solo decreto legge (quello per Eluana Englaro) un solo Decreto legislativo (quello sul federalismo municipale)”.
Filippo Ceccarelli su La Repubblica si sofferma sulle dichiarazioni del premier sulla pulizia degli oppositori: “Dunque, e oltretutto: il nemico puzza”. E poi, con un articolo di costume politico, spiega: “Brutti, sporchi e cattivi, dall’aglio ai sudori di Arcore, Silvio ossessionato dagli odori”.
Berlusconi regalò spray ai deputati e la questione torna anche nella inchiesta Ruby, a proposito delle cene “eleganti”, nel corso delle quali una volta rimproverò una sua ospite di aver mangiato cipolle e un’altra invitò addirittura una delle ragazze a lavarsi le ascelle.
Da segnalare sul Fatto quotidiano un articolo di Adriano Celentano dedicato al voto di domenica: “Io sto con Pisapia, ma il futuro è 5 stelle”.  L’avvocato “ci può traghettare verso il miracolo di sconfigggere anche il governo nazionale. Per il vero cambiamento dico Calise”, il candidato del movimento vicino a Beppe Grillo.
Grande attenzione per le prossime elezioni amministrative e per la Lega da parte de Il Foglio: il Carroccio ha affrontato “un lungo inverno, che ha logorato l’immagine di una Lega ormai considerata dai suoi elettori poco autonoma rispetto al Pdl” e quindi “è costretta a fare scelte molto pragmatiche per niente identitarie né demagogiche”. Ora affronta “rischi sul suolo padano”, in occasione delle amministrative, a partire da Varese, dove è nato e cresciuto il movimento: si spiegano quindi “le ricette della nuova strategia di Bossi e Maroni a Varese, a Gallarate, dove la sfida è al Pdl, a Treviso dove la pancia della Liga brontola. A Milano si vedrà”.
La Repubblica focalizza l’attenzione sulla sfida alla carica di sindaco a Torino: “Tra Agnelli e quartieri operai. Fassino in pole position nella sfida sottovoce” del capoluogo piemontese. E poi: “Lite nel Pdl. Sulla scheda 37 liste: un record”.
Su Il Giornale un editoriale del direttore Sallusti ammonisce: “per governare bene ci vuole una riforma che dia più poteri a chi governa e meno al capo dello Stato; per risolvere velocemente i problemi ci vogliono meno deputati, senatori e più ministri e sottosegretari”, cose “di assoluto e banale buon senso, per reallizzare le quali è però necessario che dalle urne dei comuni esca lunedì un segnale chiaro”: perché “Fini sta con i magistrati, Bersani con la Cgil, Casini fa solo i fatti suoi, il Corriere della Sera difende i suoi banchieri e ha a cuore il futuro del suo consigliere Diego della Valle, La Repubblica da due anni si occupa soltanto di sesso e di collezionare intercettazioni telefoniche. Ci vuole che qualcuno faccia i nostri interessi”.
E sulla Lega, il quotidiano spiega: “Comuni, Finanza e Rai. Il risiko del Senatùr per smarcarsi dal Pdl”, “Lega sempre più padrona: Paragone verso la direzione di Rai 2. E alle amministrative corre da sola in 150 città”. Attenzione poi per la corsa a sindaco a Bologna del candidato del centrosinistra Merola: “brucia i voti del Pd: ‘Fumavo spinelli’. Centrosinistra in imbarazzo per l’ennesimo scivolone del candidato gaffeur: ‘Non è grave, fanno più male le sigarette. Prodi lo scarica: ‘Io tifo per la coalizione…’. E adesso i democratici temono il ballottaggio con il leghista Bernardini”.

Esteri

La Repubblica dedica due intere pagine al leader laburista Ed Milliband: “Fede, patria e solidarietà. La Quarta via del Labour per riconquistare il potere”, “Milliband archivia Blair e la sinistra si tinge di ‘blue'”. Blue allude al colore tradizionale del Labour, dunque un ritorno alle origini e, secondo alcuni -scrive il quotidiano- nostalgia si qualcosa che non c’è più. Il suo ideatore, il professor Maurice Glasman, intervistato dal quotidiano, non è d’accordo. E spiega così la svolta: “Una politica che vada oltre il liberalismo economico degli anni del blairismo, risvegliando l’associazionismo democratico e la solidarietà, tenendo a bada gli eccessi del capitalismo, combinando fede e patriottismo, libertà e internazionalismo, sicurezza e armonia sociale”. Il guru della Terza via blairiana, Anthony Giddens, interpellato da La Repubblica, dice: “E’ un ritorno alla socialdemocrazia, ma sull’immigrazione cerca risposte nuove”. Per Giddens è ancora vago il programma, ma sottolinea che la Terza via ha influenzato solo la prim afase del blairismo che, nella seconda fase, ha avuto talvolta una visione troppo semplicistica della modernizzazione, ritenendo che “il capitalismo possa autoregolarsi da solo con effetti comunque positivi”. Sull’immigrazione e il Blue Labour: “è il riconoscimento che certe resistenze o paure davanti all’immigrazione, al fenomeno che sta trasformando il mondo globailizzato” non sono solo discriminazioni razziali o xenofobia, ma frutto “di una perdita di identità e di un apreoccupazione economica che sono legittime e a cui un partito  progressista deve saper rispondere”. Ma la svolta si spiega anche come una risposta ai tagli imposti dal premier conservatore Cameron: con Blair si è data troppa importanza allo Stato “come risolutore di tuti i problemi” e ora la sinistra fa appello alla sua tradizione di solidarietà sociale, cooperazione, associazionismo. Il Blue Labour manca però, per Giddens, di proposte sulle questioni ambientali ed energetiche.
“Obama a caccia di voti ispanici per il 2012”, titola La Stampa nella sua corrispondenza dagli Usa, dove si spiega che il presidente in Texas ha illustrato la riforma dell’immigrazione: rafforzamento dei controlli ai confini, ma porte aperte ai clandestini che lavorano e si autodenunciano, l’immigrazione “farò crescere l’economia”. Lo stesso quotidiano riferisce anche delle parole pronunciate da Obama incontrando il vicepremier cinese: ha sollecitato aperture nel campo dei diritti umani, “in particolare per quanto riguarda la libertà di espressione e di culto”.
“Obama ci riprova coi latinos”, titola Europa: “in vista del 2012 Barack rispolvera la riforma dell’immigrazione”.
Sullo stesso quotidiano, intervista al leader dei verdi tedeschi Cem Ozdemir (origini turche): spiega l’exploit clamoroso del suo partito che, in alcuni casi, potrebbe superare i socialdemocratici. Sulla stessa pagina attenzione anche per i liberali tedeschi: Westerwelle addìo, al congresso si è voltato pagina.  Nel 2009 erano al 15 per cento, oggi sono al 3: “dovranno sconfessare il neoliberismo e alzare la voce con la Cancelliera.
E la Cancelliera Merkel viene intervistata da La Repubblica: è convinta ceh Atene uscirà più forte dalla crisi, che il piano elaborato in Grecia sia “serio” e conferma che “la Germania difenderà sempre l’euro”. Sulla candidatura Draghi alla Bce: non ho ancora deciso, dice.
“Sempre più aiuti. Atene chiede all’Ue 60 miliardi di euro”, scrive invece Il Riformista.
Il Corriere della Sera si occupa ampiamente della contesa Usa-Pakistan sulle mogli di Bin Laden: la Cia vuole interrogarle, gli 007 di Islamabad  si oppongono. Il quotidiano racconta anche che inizialmente i comandi di Islamabad hanno creduto che il blitz Usa per catturare Osama fosse un attacco dell’India ai silos dei missili nucleari

 (Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)