BARAK OBAMA: OGGI IL DISCORSO SUL FUTURO POLITICO DEL MEDIO ORIENTE

Pubblicato il 19 Maggio 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Governo battuto, tensione tra alleati. Maggioranza sotto cinque volte alla Camera, assenze tra i Responsabili. Rinviato il biotestamento. Bossi: no alla crisi, ma la Lega non si farà trascinare a fondo”. In alto, la Libia: “Moglie e figli di Gheddafi lasciano Tripoli per la Tunisia. I familiari nell’isola di Djerba, anche se le autorità non confermano. Voci di un attentato al Rais”.

La Repubblica: “Governo nel caos, cinque volte sotto. Oggi faccia a faccia tra Berlusconi e il leader della Lega. Ronchi lascia gli incarichi nel Fli. Napoli, il più votato è un imputato”. “Bossi: non affonderemo con il Pdl. Il Terzo Polo: neutrali ai ballottaggi”. A centro pagina: “Omofobia, bocciata la legge. La Carfagna: voto con il Pd. La commissione respinge il testo della Concia. ‘L’Europa ride di noi'”.

La Stampa: “Bossi: non affondo col Pdl. Oggi il leader leghista vede Berlusconi. ‘Ma a Milano si può ancora vincere’. Alla Camera governo sotto cinque volte”. “Il Terzo polo: niente apparentamenti ai ballottaggi. Strappo di Ronchi in Fli”. A centro pagina la foto di un camion ai raggi X delle autorità messicane al confine con gli Stati Uniti: “Così 500 immigrati volevano entrare negli Stati Uniti”.

Il Fatto quotidiano: “Povero Silvio, ricattato da Bossi e Scilipoti. Mesto tramonto del Caimano, bastonato dagli elettori, impallinato alla Camera dai ‘responsabili’ e scaricato dal capo leghista: ‘Noi non affonderemo con lui'”.

Libero chiama il gruppo di Scilipoti “gli irresponsabili”. Governo terremotato. Battuto alla Camera per cinque volte. Colpa delle assenze tra i Responsabili che non hanno avuto poltrone e lanciano segnali. Ma così la corda si spezza: qui rischiano tutti di fare le valigie”.

L’Unità: “Gli amici se ne vanno. Governo alla deriva. Battuto cinque volte. Inizia la fuga da Silvio”.

Il Sole 24 Ore: “Il fisco accelera sui controlli. L’agenzia detta le indicazioni agli uffici per la lotta all’evasione: monitoraggio su 2mila grandi imprese. Accertamenti legati al tenore di vita. Stretta su chi non paga le rate”. A centro pagina la politica: “Bossi: non andremo a fondo con il Pdl. Terzo polo neutrale”.

Il Giornale: “Fini fa come Grillo. Un politico da cabaret. Il leader Fli copia il comico: né con la destra, né con la sinistra. E Ronchi lo molla. Bossi allontana i fantasmi: Poveri illusi, a Milano vinciamo. E il governo non cade”. “Bersani ride, ma i conti non tornano: il suo Pd ha perso voti”. A centro pagina il quotidiano parla del candidato di centrosinistra a Milano: “La ‘ricetta’ di Pisapia: case ai rom e più tasse”.

Il Foglio: “Il Cav non trova ancora la parola giusta per rimediare alla sconfitta. Il premier tace e vuole poche idee e chiare per il ballottaggio, la Lega fa la faccia cattiva ma promette lealtà. Oggi (forse) il Cdm con Bossi”.

Lega e terzo polo

Sul Pdl Libero riferisce dell’incontro che oggi Berlusconi avrà con Bossi: “In questa fase va coinvolto di più, non possiamo dargli motivi per rompere’. Abbiamo perso a Waterloo, ma la guerra è finita in sostanziale pareggio”, dice un ministro del governo, citato dal quotidiano.
Sulla Lega un “retroscena” del quotidiano di Belpietro spiega che se Bossi “giura fedeltà” nel partito ci sono i “critici”, come Calderoli e Giorgetti, ma anche Maroni, “ancora scottato per la faccenda della guerra in Libia che l’aveva fatto litigare con il premier e col ministro della Difesa Ignazio La Russa”. “Tra Berlusconi e Maroni non è mai sbocciato l’amore, nonostante la comune fede milanista”.
La Repubblica riferisce i timori di un ministro (non identificato) sul possibile comportamento della Lega nel caso Letizia Moratti perdesse al ballottaggio di Milano: “I leghisti porteranno a compimento il processo di sganciamento già avviato dopo la guerra in Libia e si ritireranno dal governo”. E l’ipotesi verso cui si andrebbe a via Bellerio, sede del Carroccio, sarebbe quella di pretendere un passo indietro di Berlusconi, pur restando nell’attuale maggioranza: a Palazzo Chigi, in attesa di un voto politico anticipato nella primavera del 2012, andrebbe un ministro dell’attuale governo, restringendo la scelta a Giulio Tremonti o Roberto Maroni. “Se Umberto pensa ad un altro governo, se lo può scordare”, sarebbe l’orientamento di Berlusconi, secondo cui “se davvero vogliono far saltare tutto, allora si va a votare. Anche ad ottobre. E però saltano anche le presidenze di Piemonte e Veneto”. Intanto, sempre secondo La Repubblica, la Moratti avrebbe già telefonato a Gianfranco Fini per chiedere un appoggio per il ballottaggio: “se vinco, diventerete indispensabili al centrodestra”, avrebbe promesso.
Per Il Foglio la Lega non è orientata ad aprire una crisi di governo ed il premier è intento ad ideare una ristrutturazione del Pdl e delle sue catene di comando. Se il ballottaggio di Milano andrà male, il Cavaliere dovrà mettere il Pdl nelle condizioni di sopravvivere. Non ha ancora deciso se partecipare o no in prima persona alla campagna elettorale per il ballottaggio a Milano, anche se sono in molti a chiedergli di organizzare una grande manifestazione pubblica a piazza Duomo. E Bossi pare abbia già fatto sapere che non parteciperà alla campagna elettorale.
Il Terzo Polo intanto – come scrive il Corriere della Sera – non si vuole schierare. Ed al secondo turno hanno annunciato che saranno neutrali: “Eventuali indicazioni le daranno i nostri candidati, che hanno ottenuto ottimi risultati: Manfredi Palmeri (6 per cento a Milano) e Raimondo Pasquino (12 per cento a Napoli), ha detto Casini.

Pd

Massimo D’Alema è intervistato da La Stampa, e spiega che il centrodestra non ha perso le elezioni per i toni duri. “E’ una tesi autoconsolatoria, Berlusconi ha sempre usato toni pesanti”. E poi: “Le elezioni le abbiamo vinte noi, non la sinistra radicale o qualcun altro. Sostenere il contrario, come pure si continua a fare, è solo sciocca propaganda”. Pisapia ha condotto una ottima campagna elettorale ma “supera la Moratti anche perché il Pd cresce fino a diventare quasi il primo partito della città”. Quanto a Vendola, “bisogna dar atto a Nichi e al suo partito non solo di aver ottenuto un buon risultato ma di aver dato una notevole prova di unità. Sel è a pieno titolo una responsabile forza di governo”. D’Alema invita anche il Terzo Polo a dire “in che prospetteiva strategica si pongono. Se si vuole superare il berlusconismo, bisogna assumersi delle responsabilità. E non mi riferisco certo a questi ballottaggi…”.
Su Il Giornale un articolo è dedicato al Pd: “Bersani se la ride perché non ha visto i veri voti del Pd. Il leader canta vittoria, ma i dati gli dati torto. 111 mila consensi persi rispetto alle scorse comunali. Il quotidiano cita un anonimo dirigente del partito. “Certo, nessuno sottovaluta il significato simbolico epocale di una possibile vittoria a Milano. Ma il Pd in queste amministrative ha perso voti. E’ andato male”. A Milano le percentuali sono in aumento, ma il partito prende 14 mila voti in meno a Torino, 12 mila in meno a Bologna, ben 87 mila in meno a Napoli, scrive il quotidiano. In tutto il mezzogiorno, complessivamente, il Pd ha perso 97 mila voti. Un altro articolo, sulla stessa pagina del quotidiano di Sallusti, si sofferma su Prodi, che mirerebbe al Quirinale nel 2013. E anzi, scrive il Giornale, non è da escludere che questo passi anche per una “candidatura intermedia” a Palazzo Chigi.

Responsabili

Un altro articolo di Libero definisce “sabotatori” e “capricci da irresponsabili” il voto di ieri mattina alla Camera. Viene intervistato il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, e spiega che le assenze di ieri, quando la maggioranza è andata sotto per cinque volte alla Camera, erano “tutte casuali”, “due degli assenti erano con me, stavamo preparando un incontro con una organizzazione che si occupa di pioppi”. “Non vedo cosa c’entri il futuro dell’Esecutivo con le Amministrative. Un governo va a casa solo se non ha più la fiducia del Parlamento. Nella maggioranza tutte le persone di buonsenso dovrebbero pensarla così”.
Anche su Il Corriere della Sera una intera pagina è dedicata ai Responsabili, e viene intervistato il ministro Romano.

Esteri

Oggi il Presidente Barack Obama, a due anni dal suo celebre messaggio all’Islam dal Cairo, “rimodulerà l’intera strategia mediorientale della Casa Bianca”, come spiega il Corriere della Sera. Si tratterà di un discorso che – pur invitando ad una ripresa del negoziato sulla Palestina e contemplando una critica serrata all’alleato israeliano per aver tollerato la costruzione di insediamenti illegali nelle zone occupate dopo la guerra del 1967 – finirà per accantonare l’annosa questione, prendendo atto che in questo momento nessuna delle due parti è disposta a scommettere su una iniziativa audace in vista di un accordo duraturo. Obama al momento preferisce concentrarsi sul sostegno alle forze che si oppongono ai vecchi regimi nelle rivolte del mondo arabo: Obama punta a capitalizzare il successo conseguito nella lotta al terrorismo con l’eliminazione di Bin Laden e ad evitare che i fermenti democratici in Nord Africa e Medio Oriente cambino rotta, soffocati o egemonizzati dai movimenti dell’integralismo islamico. Ecco perché oggi annuncerà un piano di aiuti Usa all’Egitto e Tunisia, per cancellare i debiti, e incentivare nuove imprese. Ulteriori piani di sostegno economico verranno discussi la prossima settimana al G8 di Deauville.
Su Il Sole 24 Ore: “Aiuti Usa alla primavera araba”. Il quotidiano spiega che Obama proporrà oggi un “modello positivo di sviluppo per il Medio Oriente”, che punta su aiuti e concessioni sul debito soprattutto a Tunisia ad Egitto. Quattro sarebbero i pilastri del piano di Obama: appoggio per una migliore gestione dell’economia, sostegno per la stabilità economica, sostegno per la modernizzazione e per le riforme, e, infine, sviluppo di una struttura per il commercio e gli investimenti. E’ una linea “aiuti in cambio di riforme” per impostare una architettura di medio termine, tra i tre e i cinque anni.
La Stampa punta l’attenzione invece su un sondaggio del Pew research center secondo cui l’immagine di Obama nelle piazze nordafricane e mediorientali avrebbe perso parecchio del lustro guadagnato due anni fa all’indomani del discorso del Cairo. Si raccolgono quindi i pareri di osservatori giordani, tunisini, e di studiosi come Karim Mezran. Ma va precisato che il sondaggio è stato condotto prima del 2 maggio, data dell’uccisione di Osama Bin Laden. Sullo stesso quotidiano un altro articolo dà conto del fatto che – proprio alla vigilia del discorso del Presidente Usa previsto per oggi – la Casa Bianca ha deciso di adottare sanzioni dirette contro il Presidente siriano Bashar al Assad e i suoi sei più stretti collaboratori: vengono bloccate le proprietà di alti funzionari siriani, impedendo da subito transazioni, donazioni, movimenti finanziari per congelare tutti i beni di Damasco sul territorio americano.
Su La Repubblica e Il Sole 24 Ore si spiega chi è il nuovo leader ad interim di Al Qaeda: si chiama Seif Al-Adel, è un egiziano, ex ufficiale delle Forze speciali. Secondo Il Sole avrà la guida operativa, ma il medico egiziano Al Zawairi resta il favorito come leader politico.
La notizia è sulla prima pagina de Il Riformista.

Spagna

In prima pagina su La Repubblica  una foto racconta “la rivolta degli indignati” in Spagna, il movimento di protesta contro la crisi, il sistema politico, la corruzione, la collusione tra politica e banche. Domenica prossima è previsto un turno di elezioni amministrative, e Zapatero e i socialisti rischiano la sconfitta.
Anche su Europa si parla della “primavera araba in Spagna”, e della “piazza Tahrir” di Madrid, la Puerta del Sol, occupata da miglia di giovani che intendono restarci. E’ il movimento Democracia Real Ya!, democrazia reale adesso, e critica il sistema politico spagnolo e il bipartitismo Pp-Psoe. Anche Zapatero, che aveva rficostruito un rapporto con gli under 30, ora è nel mirino. Bassi salari, mancanza di prospettive, disoccupazione giovanile galoppante, precarietà, rincaro degli affitti. Zapatero ripete che gli spagnoli hanno raggiunto quote di stato sociale mai raggiunte prima, e che non intende sacrificare il welfare alla crisi. Ma ai giovani non basta. E neanche i sindacati sono ritenuti interlocutori validi.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)