A Milano, in Mostra Maria Lai “Sul filo del mistero”

Pubblicato il 10 Ottobre 2016 in , da redazione grey-panthers

Maria Lai- Sul Filo del mistero
una mostra alla galleria San Fedele di Milano

schermata-2013-03-19-a-16-03-28-1Maria Lai ( Ulassai , 27 settembre 1919-Cardedu ,16 aprile 2013) l’artista sarda oggi celebrata nel panorama dell’arte contemporanea come artista di fama internazionale, raccontava che l’arte le aveva dato certe chiarezze sui fatti della vita, ma nel suo lavoro si ritrovava ogni giorno, a quasi ottant’anni, di fronte a nuove avventure che la portavano a sperimentare materiali e tecniche diverse.
Le nuove avventure artistiche potevano essere interventi sul territorio come ad esempio “La scarpata” del 1993, una grande opera per arginare una frana in una vallata tra le montagne vicino a Ulassai, il paese natale in provincia di Nuoro che le ha dedicato un museo. L’intervento si estende in un grande spazio verde con sculture di metallo e grandi pietre che alludono nelle forme alla preistoria e all’ era spaziale.

“La strada del rito “ è un percorso che conduce a un santuario, segnato da una serie di pani e di pesci di evangelica memoria scolpiti su un muro. Più recente un’altra grande opera nel Parco Eolico di Ulassai, una scultura d’acciaio intitolata “La cattura dell’ala del vento” . E sempre nello stesso paesaggio “La casa delle inquietudini “ ispirata da una fiaba del poeta Salvatore Cambosu con un enorme murale dai forti colori che rappresenta inaspettati e mostruosi draghi e dialoga con le strutture della grande scarpata.

Nel lavoro quotidiano di Maria Lai, artista poliedrica attiva in molti campi, sono tante le opere di impatto spaziale minore, e di grande contenuto in cui usava materiali, tecniche e forme di vario tipo, oltre quelle tradizionali della pittura e della scultura. Vanno ricordate le tante “geografie” che creava con la tela e i fili per raccontare spazi, a volte cosmici o stellati, mappe celesti e percorsi di grande suggestione.

c-libro-1979mE non ultimi, ma costanti da anni nel suo lavoro, sono gli straordinari “libri cuciti” con scritture immaginarie sulle pagine di stoffa, ricami e disegni che raccontano storie e fiabe. Per la Lai i libri cuciti esprimevano “un bisogno di incontrare più da vicino attraverso il tatto l’interlocutore, colui che guarda il libro e lo prende tra le mani per leggerlo e sfogliarlo. “ La stoffa suggerisce l’idea della pelle da toccare, il filo tiene il discorso. E’ un’opera che si percepisce secondo un ritmo, perché le pagine si toccano e si sfogliano una alla volta, e allora è come seguire nel racconto il ritmo di una musica.”
Sono alcune delle sue osservazioni che ho raccolto in un incontro nel suo studio a Cardedu, un piccolo paese dell’ Ogliastra in provincia di Nuoro, in una vecchia casa di struttura contadina, abbellita dalle sue sculture dei galli scolpiti nella pietra – lei le chiama grida di galli- e dalle mezze-lune di ferro disegnate nel cielo infinito.

Nella mostra della Galleria San Fedele di Milano sono esposti alcuni libri cuciti della Lai che trattano temi che sono usuali dell’artista come quello delle favole del suo paese : particolarmente colorato in stoffa ricamata, quello dal titolo “Il Dio Distratto”, più enigmatico quello intitolato “Le parole prigioniere”. Accompagnano la mostra una serie di libri antichi delle collezioni del San Fedele fra cui un libro di preghiere miniato del XV secolo, ed uno del gesuita Athanasius Kircher con carte geografiche. Alle pareti le grandi “geografie” della Lai che rappresentano spazi attraverso un accostamento pittorico di tessuti colorati e il tracciato dei fili che li percorrono e segnano spazi. E poi una “lavagna”, un’opera della Lai del 2004, che è composta da un telo nero di velluto segnato da fili che simulano una scrittura e forse un racconto. E infine una suggestiva tela che rappresenta una cometa in un cielo notturno. A confronto, come per evidenziare le assonanze spaziali sono esposte due piccole tele di Lucio Fontana. Sono presenti anche alcune opere dell’artista Jorge Eielson, la cui ricerca si ispira profondamente all’artista sarda.
Un video biografico racconta ampiamente la storia di questa grande artista che si racconta il più delle volte con interventi diretti, precisi e aggiungerei “affettuosi e coinvolgenti ”per lo spettatore. (Laura Bolgeri)

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Per saperne di più

«I grovigli esprimono la mia tensione verso altri spazi» diceva Maria Lai. Nei primi anni Sessanta le sue mani hanno cominciato a intessere storie misteriose. Storie fatte di uomini fortemente legati alla terra. Ma anche di uomini tesi a elevare il proprio spirito verso nuove dimensioni.

Signora dell’arte, dei fili e dei telai. Signora delle montagne, nella Sardegna rupestre, Maria Lai (1919-2013) è stata una delle interpreti più intense nel mondo della ricerca estetica contemporanea. Un’artista lontana dalle mode, difficilmente riconducibile a un gruppo o a un movimento, ma il cui carisma l’ha consacrata nell’empireo dei grandi nomi del Novecento.

La Galleria San Fedele, nell’ambito del suo programma dedicato ai maestri dell’arte contemporanea votati a una dimensione profonda della ricerca spirituale ed estetica, presenta un omaggio a questa grande autrice.

I temi eterni dell’identità, delle origini, della femminilità e della memoria; i temi celesti, i motivi cosmici, le geografie di un universo parallelo, sono alla base di un nucleo di opere popolate di spiriti benigni, di donne e pastori. Abilissima nel passare dal piccolo formato dei libri di cotone, cuciti con testi segreti e sacri, alla dimensione monumentale della land art, ha firmato installazioni e performance, come la celebre Legarsi alla montagna, del 1981, in cui stese un lunghissimo nastro celeste per unire le case del paese di Ulassai alle rocce del Tacco, ossequio alla natura, un rito collettivo per scongiurare frane e sigillare con la montagna un patto di convivenza.

Meraviglioso il valore sacrale conferito da Maria Lai al nastro e al tessuto, simboli di comunione e testimoni dell’origine antropologica del legame sancito fra l’uomo e il paesaggio che lo accoglie.

La mostra, promossa dalla Galleria San Fedele in collaborazione con la Nuova Galleria Morone, vede le opere di Maria Lai al centro di alcuni dialoghi ideali fra passato e presente. Ecco allora i suoi libri cuciti accostati a volumi d’epoca, conservati presso le collezioni della Fondazione Culturale San Fedele, fra cui alcuni antifonari del XVIII secolo provenienti dalla distrutta chiesa di Santa Maria della Scala e oggi in San Fedele e un prezioso codice miniato del Quattrocento, libro di preghiere vergato a sud della Francia. Le sue “geografie” incontrano le mappe del padre gesuita tedesco Athanasius Kircher nel un suo bellissimo libro illustrato sulla Cina antica (China monumentis), pubblicato ad Amsterdam nel 1667.

Lungo quello che lei stessa definì un «filo del mistero teso fra terra e cielo», si dipanano altri dialoghi virtuosi, che rappresentano tasselli importanti di storia dell’arte del secolo scorso. Il dialogo fra Maria Lai e Jorge Eielson, maestro peruviano con cui siglò una vera amicizia e un confronto critico stimolante per entrambi. Tre opere di Eielson sono concesse in prestito dalla galleria Il Chiostro Arte Contemporanea di Saronno. Altro dialogo poi con le ricerche spazialiste di Lucio Fontana: un viaggio oltre la dimensione dell’opera scavata in profondità, verso l’eterno e verso l’infinito, che Maria intraprese con i suoi fusi, i pettini, gli aghi, muovendosi piano dentro la scatola aperta di un telaio: universo domestico denso di umori feriali e, insieme, di tensione mistica verso un luogo dello spirito dove convergono tutti i fili dell’esistenza.

 

Fino a sabato 5 novembre 2016
dal martedì al sabato 16.00/19.00
al mattino su appuntamento (chiuso lunedì e festivi)