Da vedere in DVD: “Parigi, 13arr.” di Jacques Audiard

Pubblicato il 27 Novembre 2022 in , , da Egidio Zanzi
Parigi, 13arr.

tit. orig. Les Olympiades sceneggiatura Jacques Audiard, Céline Sciamma, Léa Misius dal graphic novel di Adrian Tomine “Morire in piedi” cast Lucie Zhang (Émilie Wong) Makita Samba (Camille Germain) Noémie Merlant (Nora Ligier) Jehnny Beth (Amber Sweet/Louise) Camille Léon-Fucien (Éponine Germain) Océane Cairaty (Stéphanie) Pol White (papà Germain) genere commedia lingua orig francese con alcuni dialoghi in cinese prod Francia, 2021 durata 101 min.

 

C’era una volta Éric Rohmer con le sue Pauline alla spiaggia, le sue notti con Maude, le sue ginocchia di Claire e le sue collezioniste (immaginatevi di cosa). Correvano i favolosi anni ‘70-80 e la generazione portata sullo schermo nei suoi film era quella della rivoluzione sessuale, del femminismo, dell’emancipazione e del libero amore. Eppure sullo schermo di sesso non se ne vedeva proprio a tutto vantaggio di verbosissimi dialoghi dove si parlava quasi solo di… amore, sesso e annessi&connessi. Diciamo questo non solo perché il film di Audiard rimanda indiscutibilmente alle pellicole di Rohmer, ma soprattutto perché lo stesso regista ha dichiarato esplicitamente di rifarsi in questo film al vecchio maestro della Nouvelle Vague. E allora vediamo come e perché visto che, al contrario delle Pauline, delle Maude, delle Claire e persino delle collezioniste (immaginatevi di cosa), le varie Émilie, Nora, Stéphanie, Louise e i vari Camille, la prima cosa che fanno appena si incontrano è fiondarsi in branda e scopare come ricci in favore di cinepresa. Poi vengono i discorsi, peraltro molto parchi, poi persino i sentimenti e, ma solo alla fine fine, l’amore vero.

Parigi, 13arr.

Il tutto in uno smagliante bianco e nero sontuosamente fotografato da Paul Guilhaume. Tanto bello da risultare quasi finto. Specialmente se serve a sottolineare il chiaroscuro del mondo contemporaneo. Ed è proprio questo il punto: perché, tutto sommato, l’affermazione di Audiard è corretta e questo 13° Arrondissement non è altro che un aggiornamento al XXI secolo delle avventure amorose di nonni, mamme e papà. Lo specchio sociale di una realtà che oggi è fluida quanto mai prima. Fatta di lavori precari e intercambiabili al ribasso (da un call centre alle tavole di un ristorante esotico) e dove la prospettiva più realistica è imbroccare una canzone giusta da portare al successo. Con una perenne crisi degli alloggi e la vuota solitudine degli anziani disabili. Insomma: una sostanziale precarietà perpetua riverberata e vissuta in primo luogo tra le lenzuola. Illuminante al proposito un dialogo tra Camille e Nora sui motivi che hanno spinto il primo ad abbandonare temporaneamente l’insegnamento: «Hai smesso perché eri scoraggiato, perché avevi una scuola difficile?» chiede lei. E l’altro: «No, no, mi piacevano i ragazzi e adoro insegnare: sono le condizioni di lavoro, le riforme a cui dobbiamo adeguarci ogni sei mesi. Siamo sottopagati, screditati, controllati e imbavagliati. E guarda dove finiscono i nostri allievi: nei cantieri o a preparare kebab. Gratificante, vero?». È la Francia, ma sembra l’Italia. O forse l’Europa intera. Ecco: al netto di tette e culi, la sostanza del film è questa. E non è cosa da poco.

 

E allora perché vederlo?

Perché è un bel ritratto metropolitano del terzo millennio.

 

DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi

 

Parigi, 13arr.