A Siena, alla scoperta delle Biccherne e della storia laica della città

Pubblicato il 26 Giugno 2008 in , da Vitalba Paesano

L\'immagine della prima biccherna che presenta il camerlengo Ugo, monaco di San Galgano, allo scrittoio con un registro tra le mani.Fino al  6 luglio 2008, presso il Complesso museale di Santa Maria della Scala, a Siena, sono in mostra i Maestri Senesi dal “Lindenau-Museum” di Altemburg, capolavori della pittura sacra senese del XIII e XIV secolo. Ma in città si può seguire un percorso complementare di arte laica, che suggerisce la scoperta delle Biccherne, sorta di “copertine artistiche” dei registri utilizzati all’epoca nella comunicazione tra Camerlengo e Procuratori.

La mostra, che propone i capolavori della pittura senese del XIII e XIV secolo appartenenti alla raccolta composta dal barone Bernhard August von Lindenau agli inizi del 1800, si caratterizza per l’alta qualità artistica delle opere e per le interessanti ricostruzioni delle articolate tavole d’altare, disperse e smembrate nel corso dei secoli. Le opere esposte nella mostra descrivono il segno religioso di Siena. Ma esiste anche un percorso parallelo che svela il carattere laico della città, attraverso gli stessi autori (Guido da Siena, Sano di Pietro, Giovanni di Paolo, Domenico Beccafumi….) e negli stessi anni. Un ottimo circuito alternativo (o parallelo), adatto agli amici grey-panthers

Il potere laico e la struttura amministrativa di Siena emergono nella particolare e unica collezione di piccole tavole in legno (misurano circa 35×25 cm) preziosamente dipinte, le biccherne, esposte presso l’ Archivio di Stato di Siena, in Palazzo Piccolomini, dietro Piazza del Campo, quindi facilmente raggiungibile.

Queste tavolette sono le copertine-custodia dei registri dell’esattoria comunale, la più importante e antica magistratura finanziaria del Comune di Siena detta, appunto Biccherna. L’ufficio era composto da un Camerlengo e da quattro Procuratori che trascrivevano separatamente, su due registri, le operazioni di riscossione delle imposte. I due registri, al termine dei sei mesi del mandato, venivano confrontati per verificarne la correttezza delle operazioni.Le biccherne nascono quindi dalla necessità di identificare e riconoscere facilmente i registri.

L’immagine che appare sulle copertine lignee descrive il contenuto da archiviare, transazioni relative al rifornimento idrico, all’uso dell’acqua, alla manutenzione delle strade, ma anche relative al funzionamento dell’ufficio o al valore delle monete. Inoltre le biccherne del Camerlengo erano più ricche  di quelle dei Procuratori che erano concepite con una struttura molto essenziale.

Queste piccole scene, dipinte minuziosamente e completate da brevi testi, dagli stemmi e dai nomi, forniscono oggi un prezioso documento delle attività quotidiane e della vita politica di Siena a partire dal 1258, data della prima biccherna, fino agli inizi del XVIII secolo. Le biccherne evidenziano un vero e proprio studio di impaginazione, le composizioni tengono conto del formato, della legatura e del riconoscimento del contenuto, coniugando perfettamente arte e comunicazione.

L’intento iniziale era di mettere a confronto i caratteri laico e religioso della Siena medioevale, ma dalle notazioni e dalle immagini della raccolta emerge subito evidente come in realtà questi due aspetti siano stati sempre intimamente legati. Infatti scopriamo che un gran numero di camerlenghi, incaricati dell’amministrazione pubblica, erano monaci provenienti dall’abbazia cistercense di San Galgano, uno dei centri culturali più fervidi della Toscana, distante una trentina di chilometri da Siena. E’ eloquente l’immagine della prima biccherna che presenta il camerlengo Ugo, monaco di San Galgano, allo scrittoio con un registro tra le mani.