CRISI 2: Esiste una ricetta per uscire dalla crisi? dal Pianerottolo con Giorgio ZOLI e Attilio A. ROMITA.

Pubblicato il 24 Giugno 2013 in , da Attilio A. Romita

Crisi2L’attuale ciclo economico mondiale vede una fase di crisi quasi generale che colpisce in modo quasi omogeneo la maggior parte dei paesi industrializzati.

Definire una diagnosi generalizzabile e stabilire una cura valida è l’aspirazione di tutti i più grandi economisti e varrebbe molti premi Nobel.dei paesi industrializzati.

Questo secondo dialogo esamina alcuni fattori e situazioni indotte dalla crisi ed evidenzia, in modo forzatamente sommario cosa è successo tra il tristemente famoso Giovedi Nero del 1929 ed una prima indicazione di soluzione: il New Deal introdotto in USA da F.D. Roosvelt.

AAR    Siamo sicuramente in un periodo di crisi. Come possiamo avere le idee un po’ più chiare e come possiamo aiutare la nostra speranza?

GZ     Forse è bene iniziare da un esame generalizzato della attuale situazione tentando di schivare pregiudizi e ideologie che troppo spesso influenzano negativamente l’esame di un problema onde comprendere le vere cause della crisi.

AAR    Sono d’accordo, ma mi chiedo se esistono, da parte degli economisti  scientifici, delle visioni comuni e delle conclusioni condivise che permettono di delineare una teoria abbastanza generalizzata applicabile alla maggioranza dei casi di crisi verificatisi in precedenza e che può essere usata in futuro per evitare mali peggiori.

GZ       La prima precisazione da fare è che non possiamo usare la parola crisi in modo universale, infatti esistono varie fasi e diverse connotazioni che sono evidenziabili come rallentamento economico, recessione e stasi, poi occorre capire se siamo in uno stato di crisi o se ci sia già stato e sia ormai finito. E’ importante che questa lettura delle condizioni attuali sia fatta senza dubbi, incertezze o tatticistici distinguo.

AAR    Pensi forse che uno stato di crisi si possa nascondere e con quale scopo?

GZ     Talvolta i Capi politici e gli economisti ufficiali tendono a sottovalutare pubblicamente lo stato di crisi sminuendone la portata e la consistenza. Questo atteggiamento, che a prima vista può apparire politicamente scorretta, ha una sua valenza tattica in quanto tende a instillare una sorta di visione ottimistica che, al contrario di una visione pessimistica, può aiutare a risalire la china.

AAR   Volendo scendere nel pratico, mi piacerebbe analizzare la più grande crisi del XX secolo, iniziata il 24 ottobre 1929 con il crollo della Borsa di New York.

GZ       Il tristemente famoso Giovedì Nero è divenuto il simbolo di una delle più gravi catastrofi economiche dall’inizio della rivoluzione industriale che aveva contraddistinto la fine del 1800 e gli inizi del 1900. E forse questa crisi ha anche messo in dubbio alcuni aspetti del sistema capitalistico.

AAR    Ma il Giovedì Nero si scatenò improvvisamente o c’era stata qualche avvisaglia?

GZ       In realtà qualche sintomo del malgoverno dell’economia c’era già stato, ma la situazione crollò rapidamente. Le autorità politiche vollero sottovalutare pesantemente cosa andava accadendo e quindi non misero in atto alcun antidoto. Questa scarsa preveggenza ebbe un effetto moltiplicatore su i danni indotti dalla crisi e le conseguenze si ebbero per molti anni.

AAR    Esiste una prova di questa colpevole imprevidenza?

GZ     Il presidente USA Herbert Hoover, il cui mandato finì nel 1932, in piena crisi, due anni prima dichiarò: ”Abbiamo superato il momento peggiore e con lo sforzo congiunto di parti sociali e istituzioni l’economia statunitense si riprenderà rapidamente. La prosperità è all’angolo della strada”.

AAR    Quanto era lontana dalla realtà questa dichiarazione?

GZ     Si può solo dire che ancora per alcuni anni tutti gli indici economici erano in discesa, il PIL (GDP per gli Americani) calava così come il reddito individuale ed industria ed agricoltura erano al fallimento quasi totale. Anche le banche e le istituzioni finanziarie non erano in grado di intervenire e molte fallirono. E tutto ciò provocò un enorme disoccupazione che nel 1932 interessava negli USA il 25% della forza lavoro

AAR    Quando fu possibile cominciare a rallentare questa vorticosa corsa verso l’abisso economico?

GZ     Solo con l’elezione di Franklin Delano Roosevelt nel 1932 e la sua famosa azione per un “New Deal” (nuovo corso) ebbe inizio una lenta risalita.

AAR    E quali furono le vere novità introdotte dal New Deal? E furono effettivamente la scintilla che fece ripartire l’economia?

GZ       Il New Deal introdusse alcune regole tese a introdurre una regolamentazione, seppur minima, del mercato attraverso:

  • Una legislazione e politica bancaria per facilitare investimenti produttivi sia agricoli sia industriali e per limitare al massimo le speculazione finanziaria.
  • Una regolamentazione dei prezzi minimi per i prodotti agricoli e alimentari per garantire una equa ripartizione dei guadagni tra produzione e distribuzione.
  • Alcuni interventi statali per indirizzare attività specifiche.

AAR   Nell’ambito del New Deal c’è stato anche qualche esempio di applicazione pratica?

GZ       Un esempio di intervento statale per la regolamentazione completa di un territorio fu la costituzione della “Tennessee Valley Autority” che doveva presiedere in modo centralizzato a tutte le attività legate alla produzione di energia elettrica ed alla irrigazione dei territori. Questa Autority fu molto invisa ai liberisti più determinati, ma fu utile per far ripartire l’economia agricola del territorio lungo il fiume Tennessee.