Torna di moda scrivere: Caro diario…

Pubblicato il 19 Aprile 2020 in , da Anna Da Re

In questi giorni la quarantena ha superato i 40 giorni. Non siamo tutti a casa dallo stesso giorno, ma i numeri sono più o meno questi. E tra non molto entreremo nella fase 2, che non sarà proprio la normalità. Non sappiamo come sarà, ma di sicuro ci sentiamo preoccupati. Per noi, per i nostri cari, per tutto quello che ci circonda e ci era familiare.

Non so se lo avete notato, ma in questo periodo sono tornati in auge i diari.vIn forme diverse e più moderne, ovviamente. Ma sono sempre loro, le cronache della nostra vita quotidiana, delle nostre giornate apparentemente uguali l’una all’altra.Non a caso scriviamo il diario quando siamo adolescenti, perché scrivere ci aiuta a riflettere e capire chi siamo, cosa particolarmente importante quando siamo disorientati e confusi.

Non a caso scrivevano i diari di bordo i capitani delle navi, quando le navi stavano in mare mesi senza vedere nulla all’orizzonte e senza i satelliti che le aiutassero a capire se erano sulla strada giusta oppure no.

Non a caso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano raccoglie, dal 1984, i diari degli Italiani, che raccontano la nostra storia in un modo vero, autentico, minuzioso e personale. E sono soprattutto diari del tempo di guerra, perché quello è un altro momento in cui si sente il bisogno di confidare le paure, di mettere nero su bianco le speranze.

Così ora, in questo momento così particolare, in cui quasi ci sembra di vivere un’unica, sola e lunga giornata, le persone stanno tornando a tenere un diario. Lo fanno i giornalisti e gli scrittori: ad esempio sul supplemento “La lettura” del Corriere della Sera alcuni narratori tengono un “diario a staffetta”, ogni settimana.

Lo fanno i blogger, che d’altronde blog è la contrazione di weblog, in cui  log è appunto il diario di bordo, che ora viene scritto online invece che sulla carta. Io stessa, che scrivevo prevalentemente di moda e di lifestyle, nel momento in cui è scattata l’emergenza Coronavirus mi sono resa conto che non avrei potuto continuare, e ho sentito il bisogno di tenere la mia personale cronaca di quello che stava succedendo e di come mi sentivo io.

Ovviamente non è uguale tenere un diario pubblico che tutti possono leggere e tenerne uno che viene chiuso a chiave in un cassetto (e alla nostra età non dobbiamo temere che la mamma lo vada a leggere di nascosto!). Ma io penso che tenere un diario ci sia molto utile. C’è un libro per bambini che si chiama “Niente di speciale”, di Mark Janssen, in cui due bambini si raccontano la loro giornata. Tutti e due iniziano dicendo mah, non è stato niente di speciale. E poi elencano tutto quello che hanno fatto. E sono tante le cose che hanno fatto. Ma come spesso succede, quello che è passato ci sembra non sia niente di particolare o significativo. E invece è importante ricordarlo, e dargli la giusta importanza.

Così le nostre giornate, che sembrano tutte uguali e che sembrano niente di speciale, contengono, invece, tanti pensieri, tante sfumature, tante sensazioni e tante emozioni. Sono le piccole cose che alla fine compongono la nostra vita, e che la rendono unica e degna di essere vissuta. Lo sanno i grandi scrittori, e lo sappiamo noi da lettori, affascinati quando ci rendiamo conto come una vita normale, apparentemente qualsiasi e banale, è invece ricca, variegata.

Un diario è fatto per essere riletto, e anche per essere letto da chi viene dopo di noi. Mi ricordo, per esempio, dei miei lontani parenti, che nel disfare una casa hanno trovato il diario di uno zio, una figura un po’ mitica, grande viaggiatore, commerciante di oggetti esotici. A parte la fatica di capire la calligrafia e le abbreviazioni, quel diario è un bellissimo pezzo di storia di famiglia. E a me per esempio piace l’idea che i miei nipoti o bisnipoti o insomma in qualche modo i miei discendenti un giorno possano leggere chi era e cosa pensava, e com’erano i tempi quando viveva la loro antenata Anna. Quindi insomma, potrebbe essere un’idea quella di tenere un diario, no?

Tradurre il confinamento e il senso di costrizione, così come la diversa consapevolezza e percezione del mondo, in parole scritte, ci può aiutare oggi a ritrovare calma e serenità, e domani a ricordare quello che abbiamo passato, e come abbiamo fatto a resistere e magari pure ad aiutare i nostri cari.

Volendo poi essere chic, ci sono degli splendidi quaderni sui quali scrivere. E si può rispolverare la penna stilografica… a me molto tempo fa me ne è stata regalata una preziosa, ed è un vero piacere usarla per scrivere a mano!