Italia la scommessa digitale

Pubblicato il 12 Giugno 2016 in da redazione grey-panthers

Riccardo Luna La Repubblica
Nel futuro prossimo gli italiani vedono un’auto elettrica e in generale un modo nuovo, più efficiente e sostenibile, di produrre, distribuire e consumare l’energia. Questa svolta la auspicano molto più della pur importante banda larga per tutti, dei nuovi farmaci e di nuovi prodotti alimentari verso i quali in realtà c’è molto, moltissimo sospetto.
È questo forse l’aspetto più sorprendente del “Rapporto sulla cultura dell’innovazione”. Si tratta di uno strumento di indagine della Cotec, la fondazione per l’innovazione tecnologica guidata dal presidente della Repubblica (ne è presidente onorario per statuto). L’ultimo Rapporto risaliva al 2011 e quest’anno torna grazie al contributo di Chebanca!. L’indagine è stata affidata ai ricercatori del Censis e verrà presentata al Quirinale a settembre. Ma, già dalle anticipazioni rese note alla Edison Innovation Week in corso da ieri a Milano, emerge la foto di un Paese finalmente disposto a giocare con convinzione, pur con qualche timore, la carta dell’innovazione.
Che cos’è. L’innovazione migliora il mondo, la vita delle persone: lo sostiene, correttamente, ben un italiano su due. Non è una scoperta scientifica (14,9% degli intervistati); una nuova tecnologia produttiva (10,9); e tantomeno una nuova legge (1,9).
Chi la fa. Il profilo psicologico dell’innovatore restituisce la foto del genio: curiosità, creatività e intuito sono le doti fondamentali ben oltre la conoscenza specifica, l’esperienza e la caparbietà. L’ottimismo è considerato indispensabile da un intervistato su cinque. Questo quadro psicologico spiega bene le risposte alla domanda su chi siano i protagonisti dell’innovazione: in Italia in testa ci sono le piccole aziende, la società civile e il caso; nel mondo, le università e i centri di ricerca, le grandi aziende, i governi e gli investitori in start up. Due scenari opposti. Nei quali però l’Italia è percepita bene: secondo il 30% del campione, l’Italia è fra i primi 10 Paesi del mondo quando si parla di innovazione; e solo per il 28% non è fra i primi 40. Un dato smentito da molti indicatori internazionali e anche dalla tendenza, tutta italiana, a giudicare l’Italia peggiore di quello che è realmente.
Che fa. L’innovazione porta più benefici che problemi, per il 57,9% degli italiani: una percentuale altissima che, se sommata al 14,2% di chi considera che ci siano solo benefici, fa pendere la bilancia senza indugi verso il nuovo che avanza, visto con favore da 3 italiani su 4. Solo il 7% vede più problemi che vantaggi.
Una classifica. Le innovazioni che hanno portato più vantaggi vedono in testa l’ingegneria genetica applicata alla medicina e ai farmaci; le auto connesse; Internet. Mentre in fondo alla lista troviamo temi che da sempre vedono una forte opposizione nell’opinione pubblica: l’energia nucleare, il cibo geneticamente modificato (Ogm) e le nuove tecniche di estrazione dei combustibili (il fracking).
Chi ci guadagna. L’innovazione amplifica i divari sociali perché non tutti possono beneficiarne allo stesso modo: lo sostiene il 57,1% del campione. Un dato che dimostra preoccupazione, da leggere assieme al 39,8% che esprime il timore che in futuro ci saranno meno opportunità di lavoro per via dei processi di automazione. Si spiega così la convinzione che negli ultimi venti anni a beneficiare di più delle novità siano stati gli imprenditori (38,5%) e i manager (23,6); categorie che, in realtà, in molti casi hanno subito le innovazioni stesse, trovandosi fuori mercato.
Come crescere. Interessante la divisione dell’opinione pubblica su cosa servirebbe davvero per affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Gli intervistati avevano due opzioni: un passo avanti sulla strada delle nuove tecnologie; o un passo indietro riducendo i consumi e lo sfruttamento delle risorse. Questa seconda strada si può ricondurre al concetto di “decrescita felice” delineato dall’economista Serge Latouche, e riscuote il favore di un italiano su tre (e quindi quelli che si schierano per la strada opposta sono il doppio).
Quali novità. Le reazioni di interesse e curiosità davanti alle innovazioni prossime venture regalano molte sorprese. Accanto alle scoperte scientifiche, in testa troviamo le nuove soluzioni in campo energetico, automobili ibride o elettriche e prodotti attenti all’ambiente. Più indietro i gadget tecnologici, le app e i nuovi prodotti alimentari.
Agenda digitale. Sul tema della digitalizzazione del Paese e in particolare della pubblica amministrazione, in testa al gradimento troviamo l’identità digitale del cittadino, ovvero la possibilità per ciascuno di avere una identità unica e sicura con la quale accedere a tutti i servizi pubblici. Si chiama Spid ed è appena partito, ma probabilmente quelli che lo hanno messo in cima alle priorità, davanti alla banda ultra larga, non lo sanno nemmeno.